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Traffico di navi e forse di armi tra Italia e Libia

Ferma sullo sterile dibattito da politica interna per la questione della prescrizione, con uno dei partiti di maggioranza che evoca la piazza come se fosse all’opposizione, l’Italia rischia di diventare il porto preferito per le navi che trasportano armi in un traffico che non accenna a ridursi neanche dopo le pubbliche strette di mano al Summit di Berlino sulla Libia. Tra le navi che interessano il “Bel Paese” c’è un cargo Ro.Ro. di nome Bana. Questo è fermo nel porto di Genova ed il suo nome sta su un fascicolo d’inchiesta aperto dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo. Gli aspetti dell’indagine sono coperti dal segreto istruttorio ma pare che già ad inizio settimana possa doversi recare in Procura della Repubblica di Genova il comandante della nave. Non sarebbe il primo caso di navi che vengono inviate a Genova per caricare armi. La rotta del Bana, che batte bandiera del Libano, lascia però intendere un pacifico coinvolgimento dell’Italia nel traffico di armi destinato alla Libia. Proprio il Paese per cui il governo si è detto ostinato nella ricerca di una soluzione politica e non bellica.

Il mercantile Bana, nave da trasporto veicoli, è quindi fermo da diversi giorni nel porto di Genova e sottoposto qui all’attenzione della DDA. La presenza e le finalità nello scalo italiano del cargo libanese hanno suscitato l’immediata reazione dei portuali che, già in passato, non intendono essere facilitatori per le navi delle armi. Navi che quindi trasportano morte. Ma mentre l’attenzione giudiziaria per il Bana è già attiva, quella politica per il traffico di armi sembra dormiente o comunque “distratta”. In arrivo, sempre a Genova, c’è un altro cargo sospetto ed il suo approdo nel porto ligure è previsto intorno per metà febbraio. Si tratta del Bahri Yanbu, una nave da trasporto veicoli proveniente dal nord Europa e per il quale il collettivo autonomo dei lavoratori del porto di Genova ha dato il via alla mobilitazione nel caso in cui dovesse attraccare nel porto del capoluogo ligure. In altro porto della Liguria invece dovrebbe attraccare un’altra nave cargo da trasporto veicoli che in questo momento naviga in direzione di Savona con ultimo scalo in Libano. Sul cargo si sa poco, salvo che la sua navigazione ha mantenuto una velocità da passeggiata più che da crociera per qualche giorno e fino al superamento dell’Egeo. La nave batte bandiera di Panama, ma è un cargo che conosce bene il porto di Misurata, dove fa scalo nelle sue corse tra Savona ed il porto libico già da qualche tempo.

Il Bana ha toccato Misurata svariate volte nelle ultime settimane. L’ultimo scalo libico risulta il 14 gennaio, dopo si è recato a Beirut e successivamente ha impostato la rotta per Genova dove è tuttora fermo. Anche la panamense, che proviene adesso dal Libano, pare essere una abitudinaria della rotta Misurata-Savona. Tutte navi con caratteristiche comuni, rotte comuni e carichi meritevoli di maggiore attenzione avendo caratteristica da trasporto veicoli e ruotando in continuazione su porti di un Paese in guerra e sottoposto ad embargo sulle armi. L’intenso traffico di navi del tipo Ro.Ro. (Rolling on/Rolling off, cioè con caratteristiche che facilitano l’imbarco e lo sbarco dei veicoli) da e per la Libia è quantomeno sospetto essendo questo un Paese travolto da un agguerrito conflitto bellico e non in fase di ricostruzione con grande richiesta di veicoli usati provenienti da altri Paesi. Ufficialmente però l’Italia è sulla stessa linea dei Paesi che a Berlino, il 19 gennaio, si sono impegnati a rispettare e far rispettare l’embargo sulle armi in Libia così che lo scontro tra le due primarie fazioni si possa progressivamente esaurire.

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