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Perché la storia continui

di Domenico Gallo

Nel corso della storia dell’umanità si sono spesso verificati disastri ambientali, economici e politici: carestie, epidemie, alluvioni, siccità, guerre, con il loro carico inesorabile di distruzione e di morte, ma, almeno fino al 1945, nessuno aveva messo in dubbio che l’avventura dell’uomo sulla terra potesse avere termine. Con l’esplosione della bomba atomica di Hiroshima il 6 agosto 1945, l’umanità si è scoperta mortale ed è stato uno shock. Per reazione è nata e si è sviluppata quella che Gunther Anders ha chiamato la “coscienza nucleare”. Si è diffusa in tutto il mondo la consapevolezza che l’uso delle armi nucleari avrebbe condotto l’umanità al disastro e alla sua estinzione. Ciò ha portato alla nascita di un vero e proprio tabù dell’uso delle armi nucleari che ha costretto le Potenze nucleari a non fare mai uso di questa categoria di armi.

Se il disastro della guerra nucleare è stato fino ad oggi scongiurato perché nessuno ha osato premere quel bottone, una minaccia più occulta insidia la vita dell’uomo sulla terra. L’Amazzonia brucia, l’Australia brucia, la California brucia, la terra geme per la temperatura che aumenta e il deserto che avanza; intere città e migliaia di isole sono destinate ad essere sommerse al rompersi del chiavistello delle acque; quando i ghiacci dell’Artico si scioglieranno, i mari son previsti salire di sette metri sull’asciutto; questa prospettiva ci annuncia la morte dell’ambiente che da millenni ospita la vita dell’uomo sulla terra.

“Se nei prossimi anni non ci sarà un’iniziativa politica di massa per cambiare il corso delle cose, se le si lascerà in balia del mercato della tecnologia o del destino, se in Italia, in Europa e nelle Case Bianche di tutti i continenti il fascismo occulto che vi serpeggia verrà alla luce e al potere, perderemo il controllo del clima e della società e si affacceranno scenari da fine del mondo, non quella raccontata nelle Apocalissi, ma quella prevista e monitorata dagli scienziati.”

Così recita l’appello-proposta per una Costituzione della Terra pubblicato su il Manifesto del 27 dicembre. Nel 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana, Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, il vescovo Nogaro, Riccardo Petrella e molti altri hanno lanciato il progetto politico di una Costituzione per la Terra proponendo una Scuola che elabori il pensiero e prefiguri una nuova soggettività politica del popolo della Terra, «perché la storia continui». “L’inversione del corso delle cose – prosegue il documento – è possibile. Essa ha un nome: Costituzione della terra. Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l’eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta più, occorre passare a un costituzionalismo mondiale (.) La Costituzione del mondo non è il governo del mondo (.) Nasce dalla storia, ma deve essere prodotta dalla politica, ad opera di un soggetto politico che si faccia potere costituente. Il soggetto costituente di una Costituzione della Terra è il popolo della Terra (.) Salvare la Terra non vuol dire solo mantenere in vita ‘questa bella d’erbe famiglia e d’animali’, cantata dai nostri poeti, ma anche rimuovere gli ostacoli che ‘di fatto’ impediscono il pieno sviluppo di tutte le persone umane.”

Occorre una politica dalla parte della Terra che dovrebbe essere perseguita da un vero e proprio partito della Terra: “ciò a cui comunque oggi siamo chiamati è a prendere partito, a prendere partito non per una Nazione, non per una classe, non ‘prima per noi’, ma a prendere partito per la Terra, dalla parte della Terra.” Per avviare questo processo occorre elaborare un pensiero politico comune: “Una ‘politica interna del mondo’ non può nascere senza una scuola di pensiero che la elabori (.) perciò quello che proponiamo è di dar vita a una Scuola che produca  un nuovo pensiero della Terra e fermenti causando nuove soggettività politiche per un costituzionalismo della Terra. (.) Pertanto i firmatari di questo appello propongono di istituire una Scuola che prenda partito per la Terra, e a questo scopo hanno costituito un’associazione denominata ‘Comitato promotore partito della Terra’”. Il compito è oggi di dare inizio a una Scuola, “dalla parte della Terra”, alle sue attività e ai suoi siti web, e insieme con la Scuola ad ogni azione utile al fine che “la storia continui”; e ciò senza dimenticare gli obiettivi più urgenti, il risanamento del territorio, la rifondazione del lavoro, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, la firma anche da parte dell’Italia del Trattato dell’ONU per l’interdizione delle armi nucleari e così via.

Questo progetto può sembrare utopistico ma, all’alba del nuovo anno è proprio di utopia che abbiamo bisogno per attrezzarci ad affrontare il futuro.

(Editoriale di Domenico Gallo pubblicato in condivisione con Il Corriere dell’Irpinia)
Domenico Gallo: Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 è in servizio presso la Corte di Cassazione, attualmente ricopre le funzioni di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019)
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