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La paura di essere umani

Un senatore della Repubblica italiana ha avuto il coraggio, spregiudicato, di difendere in aula, il giorno della fiducia al nuovo esecutivo, la “libertà d’espressione” – così l’ha definita – dei fascisti propagatori di odio a cui Facebook e Instragram avevano bloccato i profili. L’ha paragonata ad un bavaglio con cui si impedisce alle persone di esprimere il proprio pensiero. Il senatore in questione fa parte del partito che il giorno precedente, quando il rito della fiducia al nuovo Governo si teneva alla Camera, stava in piazza ad asserire che quello che si era formato era un esecutivo “illegittimo”, mentre tutto intorno a loro arrivavano frotte di fanatici con il braccio teso alzato per il saluto fascista. Inutile ricordare che l’apologia al fascismo è un reato e che il senatore in questione, che ha precisato in aula che le povere vittime del bavaglio social non hanno nulla  a che vedere con loro, militava già da giovane tra le fila missine. Pensate se un senatore della Repubblica si preoccupasse se ad un giovane pirata della strada, che da ubriaco ha ucciso qualcuno investendolo con la propria auto, reato anche questo, viene ritirata la patente; asserendo magari in Senato che il ritiro sarebbe una grave violazione della libertà di movimento. Assurdo. Ma il senatore in questione partecipa ad un partito politico che il proprio consenso lo sta costruendo sulla simpatia dei fascisti e non su quella dei pirati della strada.

Il punto, cari lettori, è sempre lo stesso: il “prossimo”. Se i prossimo è un negro cattivo che viene dall’Africa con il barcone per stuprare le nostre donne, tutti d’accordo perché lo si lasci morire in mezzo al mare impedendogli con ogni mezzo l’approdo. Anche se in Italia si è innocenti fino a prova contraria ed il pregiudizio non va d’accordo con l’intelligenza. Se però il prossimo è il povero fascistoide ignorante che dissemina odio razziale sui social, fino a scatenare quei vari Luca Trani che spesso passano agli onori della cronaca, allora c’è subito un senatore pronto a prenderne le difese. Ma il prossimo non è un estraneo definito da caratteristiche di pelle e di religione. Il prossimo puoi essere anche tu che stai in questo momento leggendo questo articolo. Fino a quando una classe politica non sarà in grado di agire seguendo un naturale senso di umanità, questa non potrà interessarsi del bene degli italiani perché non ne sarà in grado. Rimarrà quella meschina classe politica che sfolla dei senzatetto con un esercito di celerini per una occupazione abusiva e non sfolla l’occupazione abusiva di un intero palazzo sul quale campeggia arrogante la scritta Casapound in perfetto stile architettonico da ventennio edilizio fascista.

Il nuovo Governo della Repubblica italiana nasce sotto la stella della paura. Tutti terrorizzati dai sondaggi e dal brivido che sale loro lungo la schiena alla sola idea di fare qualcosa di umano, perché questo potrebbe far risalire nei sondaggi il partito dei porti chiusi, della paura, dell’odio razziale, della legittima difesa facile, delle strette di mano in carcere a quanti hanno giustiziato dei ladri disarmati. Ma una squadra di ministri incapace di intervenire in soccorso di chi soffre, di chi ha bisogno, di chi intende chiedere aiuto sotto forma di asilo o altra forma di protezione umanitaria, non può preoccuparsi davvero del fatto che voi elettori non arriviate a fine mese, che non riuscite a mantenere due lavori perché non c’è un asilo pubblico sotto casa, che vedete morire vostri cari mentre attendevano un esame specialistico urgente che la pubblica sanità aveva programmato appena otto mesi dopo richiesta. Il nodo, da sciogliere al più presto e con orgoglio, è quello della paura del consenso elettorale e della manipolazione del sentimento e della paura degli elettori. Bisogna quindi ben distinguere, proprio in questi giorni, il modo in cui ci giungono le notizie. L’uomo che a Lecco dava cazzotti ai passanti era di colore, ed è subito divenuto trend topic sui social grazie al rilancio di quelle squadre di “comunicatori politici” che usano chissà quanti account a testa. L’uomo che ha fermato e stuprato una ragazza in quel di Ragusa era invece italiano, e per quanto scalpore abbia fatto la notizia, non aveva nulla in comune con l’odio per l’intera razza subsahariana che ha suscitato il picchiatore folle di Lecco. Se i siciliani, o i cittadini di Vittoria, in provincia di Ragusa, non sono adesso tutti stupratori seriali mentre i migranti che arrivano via mare sono adesso tutti dei pericolosissimi picchiatori impazziti, qualcosa che non funziona di certo ci sarà. E probabilmente non dipende dagli stupratori o picchiatori che siano, ma dalla vostra capacità di comprensione. Dalla vostra capacità di distinguere la notizia dalla propaganda. Esattamente come la capacità di distinguere il salvataggio in mare dall’accoglienza.

Ci sono le vittime, ma di quelle, quando si fa propaganda politica, non interessa a nessuno se non per enfatizzare il coinvolgimento emotivo di chi deve avere paura ed applaudire quindi il suo salvatore. Anche se questo sta al Papeete a bere mojito mentre sbava sulle cubiste invece di partecipare ai Consigli europei o andare a lavorare. Figurarsi se andava a contare il numero dei suoi parlamentari prima di far cadere il Governo per quel mero spirito di opportunismo che da Bruno Vespa ripudiava appena martedì sera. Quindi, cari lettori, il “prossimo” siete già voi. Siete voi che avete paura ed accettate la disumanità per vostra egoistica pretesa di protezione da qualcosa che non esiste, che è stata inventata ad arte per rendervi dipendenti. Un ragazzo guida ubriaco un’auto senza assicurazione, e non ha neanche mai conseguito la patente. Mette sotto una donna e la scaraventa su un palo aumentando il numero delle letali fratture con quella della scatola cranica e dell’osso del collo. La donna muore sul colpo. Il ragazzo è agli arresti domiciliari e, nel luogo in cui vive, già l’indomani si ricomincia a parlare soltanto di migranti che sbarcano e che si devono rimandare a casa. Fino a quando non arriverà una classe politica capace – davvero – di ascoltare e mettersi a disposizione di chi ha bisogno di aiuto, degli ultimi, italiani e non, nessuno avrà mai il coraggio di non provare più il sentimento della paura irrazionale e tutti useranno questa emozione illogica per convincervi quando si dovrà votare che il loro partito è senz’altro il migliore. Il più “sicuro”.

Purtroppo, pare che ancora di impavidi statisti all’orizzonte non se ne vedano.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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