X

Lampedusa, a largo il caso Sea Watch bis. Salvini: “vogliono rompere le palle”

di Mauro Seminara

Si scrive “Alex” ma si legge “Sea Watch bis” il caso dell’imbarcazione Ong che si trova da questa notte a 12 miglia sud di Lampedusa. Alex è il nome della barca a vela con cui la Ong Mediterranea Saving Humans è tornata nel Mediterraneo centrale mentre la nave Mare Jonio rimane sotto sequestro a Licata. Lo stesso porto in cui da qualche giorno si trova consegnata la nave Sea Watch 3. Il battello di Mediterranea era stato annunciato nel corso di una conferenza stampa a Palermo, a bordo di un’altra famosa imbarcazione: la Rainbow Warrior di Green Peace. Fu lo stesso incontro con i giornalisti in cui, presente anche il sindaco di Palermo, il primo cittadino annunciò l’intenzione di voler denunciare il ministro dell’Interno. Tra i giorni che seguono, e le denunce che ne conseguirono – da quella a Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, a quella annunciata dall’ex sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, contro gli autori di una protesta leghista al porto che non ha risparmiato accuse ed offese sessiste alla Capitana – aveva preso il mare la Alex di Mediterranea raggiungendo le due navi Ong Open Arms e Alan Kurdi.

La Alex, nel pomeriggio di ieri, giovedì 4 luglio, ha raggiunto un gommone in pericolo con 54 persone a bordo. Tra i profughi impauriti c’erano anche 11 donne delle quali tre in stato di gravidanza ed una di queste con gravi esigenze mediche. Alla luce del bombardamento della struttura in cui erano detenuti migranti a Tajura e della strage che il raid aereo ha causato, la Alex si è rivolata alla Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo di Roma che ha risposto di aver comunicato l’evento alla centrale libica, che coordina in competente area SAR, e che stava inviando una motovedetta. I libici sono in effetti arrivati, ma dopo che la Alex aveva soccorso le 54 persone. Intimato un “alt”, i libici sono poi tornati indietro senza entrare in conflitto con la Ong. Vicino alla Alex c’era la Open Arms, della Ong spagnola, ed a qualche decina di miglia la Alan Kurdi dell’altra Ong tedesca. La Open Arms ha prestato la propria equipe medica in aiuto di Mediterranea per le prime cure delle persone più sofferenti.

Alla luce delle condizioni della Libia, assunte anche dal Tribunale di Agrigento che non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch 3, la Alex ha iniziato a navigare verso nord per avvicinarsi al porto sicuro più vicino. Nel corso della navigazione, dalla barca a vela con i profughi soccorsi a bordo è partita la richiesta al MRCC di Roma dell’assegnazione di Lampedusa quale Place of Safety, porto sicuro più vicino. La Ong, nel frattempo, ingaggia una discussione con parti avverse attraverso Twitter. Una delle prime risposte ai soli quesiti accusatori è quella sul perché Lampedusa: “Navighiamo verso nord, in attesa che ci venga data una risposta e ci venga assegnato un porto sicuro dove sbarcare e dove concludere l’operazione di salvataggio. È chiaro che il primo posto che incontri procedendo è Lampedusa, ma è questione di geografia non di opinioni”. Il dibattito intanto è partito e da un programma televisivo “di famiglia” parla il ministro dell’Interno che, dopo la visita dello zar di Russia Vladimir Putin a Roma, si è subito recato in uno studio televisivo. “Erano vicini alla Tunisia, ma vogliono venire in Italia per rompere le palle a me e al governo italiano e io in Italia farò di tutto per non farceli venire”, ha dichiarato con la sobrietà istituzionale che lo contraddistingue il ministro Salvini.

La Ong intanto navigava verso nord e pubblicava sul proprio account Twitter una rassegna-promemoria delle convenzioni internazionali ricordando anche la Costituzione italiana. Giunta a largo di Lampedusa la Alex è stata fermata e le è stato notificato il divieto di accesso alle acque territoriali in virtù del vigente decreto sicurezza bis. La replica della Ong è pubblica: “Il Decreto è illegittimo: perché non può applicarsi a una nave che ha effettuato una operazione di soccorso a tutela della vita umana in mare. E perché non può essere vietato a una bandiera italiana ingresso nelle acque del proprio Paese.” A cavar d’impiccio, solo per un illusorio momento, c’è Malta che pare offrire disponibilità del proprio porto. La Alex, barca a vela con circa 70 persone a bordo tra equipaggio e profughi soccorsi, dichiara però di non poter navigare in quelle condizioni fino al porto dell’isola-Stato. La disponibilità da parte della Ong è però di trasbordare su pattugliatori in grado di raggiungere poi Malta con tempi accettabili per un soccorso in mare. La notizia del trasbordo concordato dai maltesi viene però annunciata e presto smentita. Nessuno andrà a prendere le persone soccorse per condurle in un porto sicuro di Malta e nessuno in Italia intende “aprire” il porto di Lampedusa.

Poco prima delle 11 si pronuncia da bordo del battello Alessandra Sciurba, la portavoce della Ong italiana Mediterranea Saving Humans: “Il nostro capo missione ha appena parlato con il Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma il cui responsabile ha affermato che non c’è alcuna intenzione di organizzare il trasferimento con mezzi militari maltesi o italiani.” La posizione del MRCC di Roma si conferma quindi in linea con le politiche del Governo ed in particolare del Ministero dell’Interno. Lo conferma anche l’unico, laconico, comunicato stampa emesso ieri dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto sul caso Alex. “In merito al soccorso operato in data odierna – recita il comunicato stampa diffuso ieri pomeriggio dalla Guardia Costiera – in area di responsabilità sar libica dalla barca a vela Alex della ong Mediterranea, si precisa che la Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma, ricevuta la chiamata dall’unità ong, ha provveduto a comunicare alla stessa che l’evento sar ricadeva in area sar di responsabilità delle autorità libiche che avevano assunto il coordinamento dell’evento, inviando anche sul posto una motovedetta.​” Da Malta arriva nel frattempo, pochi minuti dopo la nota della Ong, la notizia che il Governo dell’isola si sta adoperando per mettere un pattugliatore militare in navigazione verso la Alex che si trova a 12 miglia da Lampedusa. La condizione a bordo è intanto fotografata da Alessandra Sciurba poco dopo le dieci di questa mattina: “La situazione a bordo è insostenibile. Sono solo le 10 ma il sole è a picco, stiamo cercando di fare ombra ai naufraghi. Sono soprattutto le donne a stare male nonostante le cure della dottoressa.” Poco più tardi viene registrato dalla stampa italiana il punto di vista dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio: “Se le Ong vanno a prendere ogni tanto 50 migranti per portarli in Italia e sfidare questo governo è un atteggiamento disonesto intellettualmente”. Appena 48 ore fa delle “persone” come quelle usate dalle Ong per sfidare il governo erano morte sotto le bombe della guerra civile libica.

Redazione:
Related Post