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Il ruolo dell’Italia

di Vittorio Alessandro

Undici giorni per un soccorso che non trova conclusione. È vero: a questo punto la Sea Watch 3 avrebbe potuto trovarsi a Tripoli bombardata, o in rada a Tunisi ad aspettare che i naufraghi si convincano (con le buone o con le cattive, mentre friggono sotto il sole) a tornare nei paesi dai quali sono fuggiti.

Oppure, potrebbe già stare quasi a metà strada verso Amsterdam, sulla rotta delle grandi navi e dei navigatori solitari (sono indignato per il fatto che nessun responsabile istituzionale del Mare si indigni pubblicamente di fronte a un’idea così impraticabile e, perciò, provocatoria).

Una delle responsabilità più grandi di questa Europa è di averci consegnato il ruolo, prima, dell’unico paese accogliente e ora quello, molto peggiore e squallido, e gravido di conseguenze, dei torturatori di gente senza colpa.

Vittorio Alessandro: Ammiraglio in congedo, è stato a lungo responsabile della comunicazione della Guardia costiera e del reparto ambientale delle Capitanerie. Ha curato l’informazione istituzionale in occasione delle migrazioni via mare nel 2011 e del sinistro della Costa Concordia nel 2012; ha guidato la missione ambientale italiana Bahar in Libano nel 2006. Dal 2012 al 2017 ha presieduto il Parco Nazionale e l’Area marina protetta delle Cinque Terre. Nel 2014 ha pubblicato “Puntonave” (Mursia editore) e dal 2012 cura l’omonima pagina su Facebook.
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