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Libia, raid aerei e vittime: Haftar o Macron?

L’OMS si dice preoccupato per quanto accaduto, e sta accadendo, in Libia ai danni di strutture sanitarie e personale medico. Nel periodo 2018-2019, anche se siamo solo a febbraio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha accertato 41 attacchi che hanno causato 6 morti tra operatori sanitari e pazienti e 35 feriti, la maggior parte di essi operatori sanitari. Il contesto, in Libia, vede il 75% delle strutture sanitarie chiuse o solo parzialmente funzionanti. L’Organizzazione, cui fanno capo sempre le Nazioni Unite, ha inoltre invitato le parti in conflitto a prestare cura che le strutture sanitarie rimangano al sicuro. Ma l’invito dell’OMS dovrebbe raggiungere un numero indefinito di destinatari. In Libia sono infatti in corso scontri, raid aerei e bombardamenti in ogni regione e ad opera di innumerevoli attori. Tra questi c’è anche la Francia, che con i suoi Mirage sorvola e bombarda in virtù di missioni con mandato internazionale autoconferito.

L’ultimo raid aereo, confermato dalla Difesa francese, sarebbe stato eseguito su richiesta delle autorità – non meglio precisate – del Ciad. L’obiettivo è stato un convoglio di 40 pick-up armati provenienti dalla Libia che tentava di entrare in Ciad. La colonna sarebbe però stata bombardata in Libia quando ancora si apprestava ad avvicinarsi al confine settentrionale del Ciad. Stando alle dichiarazioni francesi, l’operazione eseguita domenica avrebbe “fatto disperdere” il convoglio. Nessun dettaglio sulla milizia colpita né sul bilancio di morti e feriti. L’unica precisazione della Difesa francese, militare e non politica, riguarda l’appoggio che truppe di terra del Ciad avrebbero offerto all’azione dei Mirage 2000 dell’aviazione della Francia. Il dietro le quinte dell’operazione è ancora più complesso e torbido del raid aereo. Milizie libiche avrebbero in passato stretto un accordo con milizie mercenarie del Ciad per l’attacco a Tripoli che nei mesi scorsi aveva portato al completo isolamento la capitale. Le milizie ciadiane in cambio avrebbero ottenuto il sostegno dei ribelli libici per colpire il governo del Ciad. La Francia però ha accennato a milizie ribelli libiche che si sono costituite nel sud del Paese nordafricano, cioè nei pressi del confine settentrionale del Ciad. Milizie del Ciad, secondo la Francia, sarebbero al soldo del generale Khalifa Haftar, uomo forte della Libia cirenaica e comandante in capo dell’Esercito Nazionale Libico.

Lo stesso giorno del raid aereo francese, domenica, un altro raid aereo sarebbe stato condotto nel sud della Libia. Le fonti di partito allineate con la capitale, ed il suo Governo transitorio riconosciuto dalle Nazioni Unite, hanno attribuito la matrice del bombardamento al generale Khalifa Haftar ed alla sua “Operazione Dignità”. Il raid ha colpito la città di Murzuk, nel centrosud della Libia ed a sud di Tripoli, uccidendo sette membri della tribù dei Tabu e ferendone oltre venti. L’attacco sarebbe stato quindi pressoché simultaneo a quello condotto a meno di 500 chilometri dai Mirage 2000 della Francia. L’attribuzione alla milizia di Haftar, che quindi disporrebbe di aerei in grado di attaccare la regione sud della Tripolitania mentre in cielo ci sono i cacciabombardieri francesi in assetto da guerra, ha comunque sortito l’effetto desiderato: la tribù Tabu accusa il generale di pulizia etnica. Il “signore della guerra”, cos’ definito il generale Khalifa Haftar dagli oppositori della Libia occidentale, ha comunque tra le sue mire il controllo delle città sudoccidentali ed in generale meridionali, dove esistono insediamenti di estrazione petrolifera. La missione di guerra in queste regioni segue però la legittimazione quale operazione antiterrorismo con lo slogan “combattere il terrorismo e proteggere i confini”.

Siano pozzi petroliferi o terroristi, nel sud della Libia c’è una guerra in più alla quale si aggiunge quella francese su suolo libico in dichiarata difesa richiesta dal Ciad. Il risultato dell’attacco a Murzuk, con la morte di sette membri della tribù Tabu ed il ferimento di altri venti, ha avuto ripercussioni nel governo che fa capo alla Camera dei rappresentanti di Tobruk, dove uno dei ministri si è dimesso. Alì Koso, nella sua relazione di dimissione, ha asserito che il governo di cui faceva parte era ormai soltanto un paravento per il reperimento di fondi con cui finanziare Haftar ed il suo attacco alla capitale Tripoli. Una farsa per un golpe dietro cui si attua anche una consapevole pulizia etnica. “Quello che Haftar e le sue milizie stanno facendo – ha dichiarato Alì Koso – è un crimine e lo condanniamo fortemente perché stanno attaccando città e residenti sulla base di pregiudizi razziali”. Il raid aereo di Murzuk ha comunque dato il via ad una destabilizzazione delle forze che stanno sotto il controllo o l’influenza del generale Haftar. Le dimissioni di Alì Koso, depositate lo stesso giorno del raid aereo ai danni della tribù Tabu, seguivano quelle di Ali Al-Tabawi, “coordinatore sociale” per il sud della Libia di Khalifa Haftar. Motivo delle dimissioni di Ali Al-Tabawi, stando a quanto riferito, sarebbero proprio la discriminazione razziale nei confronti dei Tabu. Nella regione è infatti vero che, per Haftar, combattono anche i miliziani della Brigata Deterrence guidata da Masoud Al-Jadi, nemica dei Tabu. Tra le milizie avversarie dei Tabu però ce ne sono che hanno contrasti anche con i Gheddafi e dalla Libia centro-sudorientale erano partiti i combattenti che attaccarono la capitale riuscendo a prendere il controllo dell’aeroporto di Tripoli. Nemici di nemici dei loro nemici in un gioco contorto in cui le Nazioni Unite pretendono ancora di parlare di elezioni. Tra questi “nemici dei nemici” però ci sarebbero anche i ribelli che sono contro Tripoli ed anche contro il governo del Ciad per l’accordo di scambio stretto con i ribelli ciadiani.

Redazione:
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