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Abdullahi, dalla Somalia all’Italia: “Dateci la parola per un racconto diverso”

In copertina: Migranti appena soccorsi ritratti da Mathieu Willcocks/MOAS

“Dateci la parola, come giornalisti, affinché sia possibile costruire un racconto diverso”: è l’appello rivolto oggi da Ahmed Abdullahi, fuggito dalla Somalia in guerra dieci anni fa, oggi cittadino italiano e ideatore del Festival dell’Europa solidale e del Mediterraneo. “L’integrazione è possibile e la mia vita lo dimostra” sottolinea questo giovane di 29 anni, parlando di una vita nuova dopo la traversata del deserto del Sudan, del Ciad, della Libia e dell’Egitto, lo sbarco a Lampedusa e l’arrivo a Settimo Torinese.

È in questo Comune che Ahmed, ottenuto lo status di rifugiato e poi la cittadinanza italiana, ha posto le basi del Festival, giunto ormai alla quinta edizione. “Ho incontrato oltre 20mila ragazzi delle scuole superiori piemontesi – spiega – raccontando la mia storia e confrontandomi con loro sulla realtà della migrazione oltre i luoghi comuni”. Nella sala dell’Associazione stampa estera, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, sottolinea che per l’integrazione di chi fugge da guerre, violenze e abusi oggi “bisogna essere in due”. “Noi ci dobbiamo impegnare – dice – ma ci deve essere una risposta da parte dei rappresentanti politici dell’Italia”.

Nel suo intervento, Ahmed spiega poi le ragioni del Festival, nato dall’iniziativa di rifugiati accolti in diversi Paesi dell’Ue. L’ultima edizione si è tenuta il 25 aprile nell’isola di Ventotene, “un luogo simbolico per il sogno europeo”. “Il motivo di questa scelta è che noi oggi vogliamo imparare, studiando il Manifesto di Ventotene, scritto nel ’41, quando c’era la guerra e c’erano tanti rifugiati; un testo che guarda lontano, fissando l’impegno per un’Europa libera e unita”.

Agenzia DIRE
www.dire.it
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