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Migrante ucciso nel vibonese, USB attacca Salvini: “Nessun motivo dietro l’aggressione, basta la pelle nera”

“Ce ne hanno ammazzato un altro. Dopo Abdel Salam a Piacenza un altro lavoratore migrante, il ventinovenne maliano Soumaila Sacko, interno al percorso di lotte di USB tra i braccianti della piana di Gioia Tauro, è stato ammazzato ieri sera (sabato sera, ndr) mentre insieme ad altri migranti si trovava nei pressi di una fabbrica dismessa forse per cercare lamiere o cartoni con cui costruire la propria baracca. È stato raggiunto da uno dei colpi di fucile sparati da 150 metri da sconosciuti”. Così l’Unione Sindacale di Base in una nota sull’agguato, avvenuto sabato sera intorno alle 22.00, che ha portato alla morte di un uomo e al ferimento di altre due persone.

Secondo le prime ricostruzioni, i tre si trovavano all’ex Fornace, una fabbrica abbandonata nel vibonese, per recuperare lamiere e altro materiale utile per costruire un riparo nella vicina tendopoli di San Ferdinando, ghetto nella zona di Rosarno già parzialmente distrutto dall’incendio doloso in cui, la notte del 27 gennaio 2018, ha perso la vita Becky Moses. I tre migranti, tutti regolarmente residenti in Italia, sono stati raggiunti da 4 colpi di fucile sparati da lunga distanza. A morire è stato Sacko Soumayla, ventinovenne maliano. I feriti sono Madiheri Drame, 30 anni, e Madoufoune Fofana, 27 anni.

Secondo l’USB “Nessun motivo dietro l’aggressione, nessun rapporto era mai esistito tra i migranti che si spaccano la schiena nella raccolta di agrumi della Piana e l’assassino. Basta la pelle nera, basta sapersi protetto e condiviso dalle dichiarazioni del neoministro degli Interni Salvini, di quello prima Minniti e di quello prima ancora Alfano”. L’USB punta il dito contro il neoministro degli Interni Salvini: “Legittima difesa, respingimenti, pugno di ferro, fine della pacchia: è sulla scorta di queste indicazioni che l’assassino ha ritenuto un suo diritto aprire il tiro al bersaglio su Soumaila e i suoi fratelli. Non c’è un solo responsabile, non c’è nessuna casualità, c’è un clima di odio costruito ad arte da chi cerca di scaricare sui migranti la rabbia di chi è colpito dalle politiche di attacco alle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie richieste dall’Unione Europea e attuate da tutti i governi”.

“Che i tempi sarebbero stati duri per i migranti e per chi si organizza per ottenere i propri diritti si era capito dal giorno dopo le elezioni del 4 marzo – aggiunge la nota – e durante tutta l’ignobile farsa della nascita del nuovo Governo. Minacce ad ogni piè sospinto ai migranti, truce e continuo appello a una legalità che non è giustizia sono stati il leit motiv di un clima che ieri, a San Calogero, si è materializzato nell’assassinio di Soumaila e il ferimento di un altro fratello migrante”.
“Daremo una risposta, la più grande possibile, a questo omicidio, cominciando dallo sciopero generale dei braccianti – conclude USB – proclamato dall’USB per lunedì 4 giugno e dalla manifestazione nazionale già convocata a Roma il 16 giugno a Roma”.

Agenzia DIRE
www.dire.it

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