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Libia, migliaia di migranti soccorsi al confine con le acque territoriali

Si conclude con l’alba di Lampedusa la lunga e difficile giornata affrontata dalla flottiglia della Guardia Costiera di stanza sulla maggiore delle Pelagie. Con 24 ore di navigazione sulle spalle e oltre 350 miglia nautiche percorse, i guardacoste fanno rientro sull’isola dalla quale hanno salpato alle otto di ieri mattina. A bordo delle unità CP-288, CP-303 e CP-319 ci sono 187 migranti soccorsi ieri sul filo invisibile del confine territoriale libico a nord di Zuwarah, poche decine di chilometri ad ovest di Tripoli. Gli sbarchi avverranno scaglionati ad un’ora di distanza l’uno dall’altro, cosi da non mettere in difficoltà il dispositivo di terra composto dalla Polizia e dagli ufficiali di Frontex, dai medici dell’Azienda Sanitaria Provinciale 6 di Palermo e dagli operatori dell’hotspot. Alle cinque del mattino il via con il primo approdo: CP-303 con 40 migranti. A seguire CP-319 con altri 70 e CP-288 con 77. Resta in navigazione la CP-302 che nel corso della giornata ha lasciata il porto di Lampedusa per raggiungere anch’essa l’area Sar (Search and Rescue, ndr) interessata da un imprecisato numero di natanti carichi di disperati. Quasi l’intero assetto navale della Settima Squadriglia Guardia Costiera di Lampedusa dispiegato la dove erano già presenti navi della stessa Guardia Costiera, della Marina Militare e una mezza flotta di navi appartenenti a varie Ong.

Le navi delle Ong che operavano al confine esatto – dodici miglia – delle acque territoriali libiche già dalle prime luci dell’alba di ieri erano sei. Tutte concentrate in uno specchio d’acqua del raggio di cinque o dieci miglia. La Sea Watch, Sea Watch 2 e la Sea Eye della Ong tedesca Sea Watch; la Iuventa e la Iuventa Rescue della tedesca Jugend Rettet; la Vos Hestia di Medici Senza Frontiere; tutte indaffarate la dove a breve sarebbero state raggiunte dalle bianche e veloci barche della Guardia Costiera. Dopo mezzogiorno però qualcosa pare abbia costretto la flotta di soccorritori ad avvicinarsi alle acque libiche al punto da doversi rendere “invisibili”. Almeno per i segnalatori satellitari presenti sulle barche, perché dalla costa nordafricana erano probabilmente visibili ad occhio nudo.
La CP-288 della Guardia Costiera
Ore di tensione per tutte le imbarcazioni, compresa la CP-288 che già nelle scorse settimane aveva sentito il suono dei colpi di mitragliatrice libica raggiungere la propria poppa.

Il numero complessivo delle barche, dei gommoni e degli eventuali barconi soccorsi non è ancora definito come neanche quello dei migranti che nelle prossime ore verranno condotti nei porti italiani. Quello che è certo riguarda il tratto di costa della Libia da cui la flotta di disperati ha preso il mare: Zuwarah.

Fedez al-Serraj
La città ad ovest della capitale che non rientra fra le regioni in cui il Governo di Serraj riesce ad imporre la propria fragile autorità. Per molti l’area tra Tripoli e la Tunisia è la regione dei trafficanti. E questi non sono certo sprovveduti. Ogni migrante imbarcato frutta loro non meno di mille dollari e non gli è mai mancata l’opportunità di investire buona parte dei proventi del traffico di esseri umani in armi. Che le attività siano adesso concentrate a Zuwarah non è una buona notizia. Si potrebbe supporre che la stretta della Guardia Costiera libica, vera o apparente, abbia indotto i migranti a concentrarsi nell’area notoriamente meta della “via dei migranti” che attraversa il Niger. Se così fosse, le stime di quest’anno potrebbero essere realisticamente quelle che il Governo italiano ha fornito all’UE: tra 350 e 450 mila migranti in arrivo dalla Libia.

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