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Analisi di una guerra fra titani: i vaccini anti-Covid

di Aldo Di Piazza

Medico Internista

Prendendo spunto dal libro di Carlo Emilio Gadda, da cui venne tratto il celebre film di Pietro Germi, ci troviamo di fronte a una storia in cui, di primo acchito, non sembra ci siano colpevoli o responsabili.

La posta in gioco è altissima su tre ordini di grandezza: quello economico, quello della salute, quello sociale.

Quello economico è rappresentato dal valore del mercato mondiale stimato dei vaccini anti-covid: circa 150 miliardi di USA $, soltanto per questa prima tornata, perché, se dovessero comparire varianti e si innescasse il meccanismo dei richiami vaccinali, la torta si ingrandirebbe a dismisura. Ce n’è abbastanza per sollevare interessi e appetiti.

Quello della salute, perché rischia di saltare per aria la strategia dei piani vaccinali faticosamente stilati, almeno in Europa, ma probabilmente anche nel Terzo Mondo, per l’enorme disparità di costi tra vaccini a RNA-messenger e vaccini con vettore Adenovirus . Disparità di un fattore 10, tanto per intenderci. A mo’ d’esempio, restando in Italia, dove in atto il numero di decessi Covid viaggia tra 400 e 500 al giorno (al 15 aprile 2021), il non potere vaccinare la quota di pazienti a maggior rischio di mortalità, gli over 65, che detiene circa il 90% della mortalità totale, per un periodo di due mesi comporta, con una semplice moltiplicazione, un numero di deceduti compreso tra 24.000 e 30.000. Se i mesi diventano quattro i numeri raddoppiano. E senza tener conto dell’incremento di mortalità per i soggetti affetti da patologie oncologiche, cardiologiche, metaboliche, che, trovando le strutture strapiene di malati covid, ritardano e\o drammaticamente rinunciano alle cure o ai controlli.

Quello sociale, inesorabilmente connesso al successo vaccinale, unica strategia vera di uscita dalla profonda crisi economica indotta dall’unica difesa possibile dalla pandemia: il distanziamento fisico e la riduzione dei contatti. Oggi il terziario è in profonda crisi e quello che era il settore trainante per l’occupazione mostra ferite profonde che non sarà semplice sanare. Il mandare a monte i piani vaccinali significa rimandare sine die la ripartenza con tutto quello che questo comporta.

Cerchiamo ora di capire cosa sta succedendo.

Partiamo dalle differenze vaccinali In questo momento abbiamo tre gruppi di vaccini:

  1. Pfeizer- Biontech a tecnologia RNA-messenger
  2. Moderna a tecnologia RNA-messenger
  3. Astra-Zeneca a tecnologia con vettore virale
  4. Vaccino Johnson & Johnson a tecnologia con vettore virale
  5. Sputnik V a tecnologia con vettore virale
  6. Sinopharm a tecnologia con virus inattivato
  7. Curevac a tecnologia RNA-messenger

I primi due, americani, utilizzano una tecnologia innovativa, portando dentro l’organismo una molecola di RNA-m che contiene l’istruzione di una proteina Spike, elemento indispensabile al virus per poter penetrare dentro la cellula, inducendo quindi una risposta anticorpale verso questo elemento.

Il terzo (europeo), il quarto (americano) e il quinto (russo) utilizzano entrambi un vettore virale inerte (un adenovirus) che veicola le proteine spike per esporle al contatto con il sistema immunitario. Questi vaccini hanno solo il limite della possibilità di riutilizzo, in quanto il sistema immunitario non riconosce come “proprie” le proteine del capside dell’adenovirus vettore e produce anticorpi specifici anche verso questi antigeni, rendendoli inutilizzabili, o per meglio dire a capacità di protezione molto ridotta, alla quarta o quinta somministrazione. Questo può diventare un serio problema nel medio-lungo termine in una previsione di varianti, probabilità molto concreta.

Il sesto è cinese, con una tecnologia più classica con virus inattivato già in uso nell’esercito cinese e distribuito anche in Egitto, Marocco, America latina. I dati in relazione all’utilizzo su larga scala, come è stato fatto in Cile, ne configurano una protezione intorno al 55 %.

Il settimo, Il Curevac, è un vaccino tedesco a tecnologia RNA-messenger, in avanzata fase di sperimentazione controllata, che dovrebbe divenire utilizzabile a inizio estate.

Il vaccino italiano, prodotto dalla Reithera, molto citato e richiamato dai media nelle scorse settimane, dimenticato nelle ultime, dovrebbe entrare in produzione a settembre: su questo vaccino si conta parecchio per raggiungere quell’autonomia vaccinale tanto agognata. Si tratta di un vaccino con vettore virale (adenovirus) come Astra Zeneca, Johnson & Johnson e Sputnik.  Nelle ultimissime settimane di aprile è arrivata la notizia del cambio di progettazione che vira a RNA-messenger, anche se questo determinerà un piccolo ritardo di alcuni mesi. Condivido pienamente la scelta di una tecnologia decisamente più innovativa, capace di grande flessibilità, che consentirebbe, al comparire di pericolose varianti non coperte, la messa a punto di modifiche vaccinali estremamente rapide (si parla di poche settimane), pronte a coprire sul campo le nuove necessità.

Partiamo dai dati: nel Regno Unito si è proceduto a una vaccinazione veloce e la scelta vaccinale è caduta, in gran parte, sul “vaccino di casa”, l’Astra Zeneca, ampiamente disponibile, che è stato utilizzato in circa 25 milioni di soggetti. I decisori tecnici e politici inglesi, sospinti dall’emergenza di oltre millecinquecento decessi giornalieri, a fine gennaio-primi di febbraio, preceduti nelle settimane antecedenti da oltre 60.000 contagi giornalieri, si assumono  la responsabilità di vaccinare con una singola dose quanti più soggetti possibile, rinviando la seconda somministrazione e ritenendo che anche una protezione parziale su larga scala avrebbe determinato il salvataggio in extremis di alcune decine di migliaia di anziani.

“Le reazioni più gravi, tra cui l’anafilassi (ovvero una forma allergica di varia intensità) sono state in tutto 194, pari allo 0,002 % del totale. Si sono inoltre verificate 275 “morti sospette”, pari allo 0,0028 %: le indagini delle autorità mediche britanniche svolte fino a questo momento, tuttavia, non hanno collegato nessuno di questi casi all’inoculazione con il vaccino Astra Zeneca: “La grande maggioranza dei decessi”, afferma il rapporto ufficiale, “è avvenuta in pazienti con serie condizioni di salute croniche”. Significa che quelle vittime non hanno perso la vita a causa del vaccino, ma per malattie preesistenti” (Repubblica 18/03/2021).

Il rischio zero, in una campagna vaccinale che riguarda decine milioni dipersonesemplicemente non esiste. Hanno avuto ragione. A distanza di tre mesi dai 1500 decessi giornalieri si sono registrati il 1° maggio 7 decessi, il 2 maggio 14 decessi, il 3 maggio 1 solo decesso.

La diffidenza diffusa nel mondo scientifico per questa “strategia vaccinale creativa”, per carità giudizio non spocchioso, ma basato sulla mancanza di dati dimostrati di efficacia, ha dovuto ritirarsi in buon ordine di fronte ai dati reali, evidenza chiara di una strategia vincente.

In Regno Unito ci sono state poche chiacchiere, decisori politici e tecnici rapidi e chiari, concretezza e coesione nell’attuazione.

Ho voluto portare l’esempio dell’Inghilterra, perché credo abbia numeri estremamente chiari da verità inoppugnabile.

La tempesta scatenatasi su alcuni non dimostrati, ma supposti nessi tra vaccinazione con Astra Zeneca e trombosi venose profonda, ha raggiunto in Italia e in Europa parossismi che lasciano senza parole.

Credo che questa diffusa diffidenza verso un vaccino che era stato individuato come uno dei pilastri portanti della strategia vaccinale europea abbia molti padri riconoscibili e qualcuno più nascosto nell’ombra.

In Regno Unito ci sono state: poche chiacchiere, decisori politici e tecnici rapidi e chiari, concretezza e coesione nell’attuazione. Incominciamo dalle chiacchiere.

Per settimane siamo stati inondati giornalmente da titoli in prima pagina, da servizi televisivi sulle reti nazionali da mane a sera, sulla improvvisa comparsa sulla scena di morti inaspettate e misteriose correlate (forse) al vaccino Astra Zeneca. 

Si è innescata una gara mediatica allo strillo più acuto, cosa del resto consona ai tempi, dove il successo mediatico è correlato ai click online o alle copie vendute e quindi in ultimo, e in sostanza, al profitto.

Sono rimasto personalmente colpito da titoli come “Muore avvocato cinquantenne. Aveva ricevuto il vaccino Astra Zeneca dieci giorni prima”, e, correndo a leggere l’articolo, non si evinceva null’altro che forse una consecutio temporale. Ora, non si può giocare con il nesso di casualità spacciato per causalità nella gestione del titolo e far finta di nulla nella descrizione dei fatti. Questo non è cattivo giornalismo, è giornalismo senza etica, senza rispetto della realtà, dei fatti, e dei lettori. E mi fermo qua.

Voglio immaginare un esempio e faccio prima una premessa: “un gruppo di ricercatori dell’Università di Boston ha condotto uno studio sotto la direzione del dottor Michael Wolfe, e pubblicato dal New England Journal of Medicine, dal quale emerge che le ulcere gastriche attribuite all’aspirina provocano soltanto negli Stati Uniti circa 16.500 morti l’anno. Una cifra di pochissimo inferiore a quella dei decessi provocati dall’HIV, 16.685 secondo il Centro Nazionale americano di Statistiche sanitarie” ( ADNKronos  17/06/1999). Per completare il quadro, in Italia si vendono ogni anno come prodotto da banco oltre 10 milioni di confezioni di acido acetilsalicilico (l’aspirina). Infine sottolineo che l’aspirina è un farmaco fondamentale nella prevenzione della mortalità cardio-vascolare.

Se da domani tutti i giornali nazionali e le televisioni iniziassero a bombardare la gente con titoli in prima pagina e servizi televisivi che documentano la morte per emorragia digestiva irrefrenabile di sfortunati pazienti, intervistando i familiari sconvolti, e tutto questo per qualche settimana, il risultato finale sarebbe che dopo venti giorni la metà dei pazienti che assumono aspirina si rifiuterebbero di farlo.

Non sto scoprendo io l’impatto dei media, basta ricordare Orson Wells.

Nel Regno Unito ci sono state poche chiacchiere, decisori politici e tecnici rapidi e chiari, concretezza e coesione nell’attuazione.

Abbiamo trovato un primo padre certo, passiamo al secondo: i decisori politici e tecnici.

Su questo punto esistono diversi piani di lettura che si intersecano fra loro. E’sicuramente vero, come sostengono i Comitati Tecnici abitualmente, che il vero decisore finale è quello politico, per la capacità presunta di poter mediare istanze differenti. Ma personalmente sostengo che esistono argomenti esclusivamente tecnici, dove il parere di “chi sa” deve essere vincolante. E questo è sicuramente quello relativo agli “eventuali rischi correlati all’uso di farmaci e vaccini”. Su questo argomento è successo di tutto e di più. Decisori politici europei che, anticipando le valutazioni dell’organo tecnico deputato (EMA), sospendono la vaccinazione Astra Zeneca motu proprio, costringendo gli altri decisori europei a seguirli forzatamente su questa strada. Mi riferisco alla decisione di Germania, Danimarca e Norvegia seguita a breve distanza di tempo da Italia, Francia e Spagna. Ribadisco: decisione esclusivamente politica basata su cosa?  sul disagio verso fronde di popolazione no-vax, sul non voler rischiare mai con decisioni coraggiose, ma determinanti nel corso di una pandemia, o per ragioni non dichiarabili. Faccio presente che Biontech, la co-produttice con Pfeizer, è tedesca, che Curevac, il prossimo vaccino a RNA-m, è tedesco. Ribadisco: sono stati i politici tedeschi a partire lancia in resta, costringendo gli altri a seguirli. Forse questo meriterebbe alcuni approfondimenti.

A questo punto è successo tutto e il contrario di tutto sulle valutazioni strettamente tecniche indicando fasce di età, per poi ribaltarle a distanza di giorni creando materiale infinito per i media e oggettiva confusione e disorientamento fra la gente.

Cosa è mancato?  La capacità di decidere in modo chiaro e netto, con l’imperativo categorico di ridurre l’enorme mortalità nelle fasce fragili in una pandemia, senza aver paura di qualche sondaggio e senza dover modulare le proprie decisioni in relazione all’umore instabile delle piazze. Questa è una politica degna di essere ricordata fatta di coraggio, responsabilità e onestà intellettuale. E anche i vari Comitati Tecnici si sono barcamenati fra le volontà politiche e obiettività scientifiche determinando alla fine un ruolo, non dico marginale, ma secondario nello scenario complessivo.

A questo si aggiunge una responsabilità diretta dell’Astra Zeneca nella distribuzione dei vaccini nelle varie aree geografiche europee, venendo meno a impegni contrattuali ben precisi(anche se forse non blindati dalla Von der Leyen), inondando di vaccini l’Inghilterra e lesinandoli agli europei, che non ha determinato certo un’ondata di simpatia verso l’azienda.

Ecco quindi nuovi padri che si aggiungono ai precedenti.

In Regno Unito ci sono state poche chiacchiere, decisori politici e tecnici rapidi e chiari, concretezza e coesione nell’attuazione

Quanto all’ultimo punto, il problema tipicamente italiano nasce dalla presenza di uno stato centrale con competenze complessive di coordinamento e 21 (dicasi ventuno) autorità regionali con competenze sanitarie specifiche. Il tutto ha determinato una confusione decisionale (una per tutte la famosa zona rossa lombarda nella bergamasca), frutto di miserevoli vantaggi politici loco-regionali. procurando un accavallamento di norme nazionali, direttive regionali, ordinanze di sindaci, creando una babele con l’unico risultato di lasciare il cittadino in piena confusione e senza certezze.

C’è da sottolineare che lo Stato Centrale ha lo strumento costituzionale per avocare a sé le decisioni in caso di gravi emergenze sanitarie come le pandemie, ma non se ne è mai avvalso e ciò deve far riflettere molto sul futuro della Sanità Italiana.

Quindi ulteriori padri tra chi deve decidere e non lo fa, per prudenza, per accortezza, per timore, per sensibilità politica verso la piazza, tutte caratteristiche che non faranno passare alla storia questa classe di politici. Faccio un’eccezione per il ministro della Salute Roberto Speranza, a mio giudizio di cittadino con un minimo di competenze (sono medico) uno dei migliori ministri della Salute dell’ultimo ventennio, che credo abbia perso la salute (la propria) in questi ultimi due anni.

Cerchiamo di ricapitolare: noi induciamo forte sospetto nella popolazione determinando un consistente rifiuto verso un vaccino l’Astra Zeneca, che in Inghilterra ha determinato una riduzione della mortalità eclatante, e continuiamo a subire una mortalità giornaliera superiore ai 300 decessi per il timore di un incidente vaccinale nella misura di 1 su 1.000.000, sempre che il nesso tra trombosi venosa profonda e vaccino venga dimostrata con sicurezza.

Morire in incidente stradale in 50 anni di guida              1 su 87

Trattamento di emergenza per ferita da bicchiere rotto 1 su 1.000

Trattamento di emergenza per caduta dal letto               1 su 2.000

Morire per un incidente domestico                                   1 su 7.100

Essere colpito da un aereo che cade                                  1 su 250.000

Affogare nella vasca da bagno                                           1 su 685.000

Morire per trombosi da vaccino                                        1 su 1.000.000

(Fonte: https://bestpractice.bmj.com/info/toolkit/practice-ebm/understanding-risk/)

Inizio ad avere il fondato sospetto che il fuoco di fila dei supposti incidenti vaccinali Astra Zeneca, i titoloni sui giornali, interi pomeriggi televisivi seminanti ansia, non sono così innocenti come sembrano. Il vaccino Astra Zeneca è quello che costa di gran lunga meno di tutti (1,8 €), con il brevetto aperto, elemento fondamentale, senza bisogno di catena del freddo, quindi si propone sul mercato mondiale, che vale circa 150 miliardi di USA $, come un’antagonista più che temibile, tranne………… che non sia dannoso e faccia male.

 La decisione di sospendere Astra Zeneca in Germania è tutta politica (la Biontech, coproduttrice con Pfeizer, è un’azienda tedesca).

Penso che, se esiste un giornalismo libero e indipendente, ora o mai piùÈ una questione troppo importante capire se il futuro della ricerca farmacologica deve restare integralmente in mani private senza controllo pubblico. 

Senza una risposta seria a questa domanda entreremo a pieno diritto nel Profittocene, come Michele Serra ha giustamente intuito.

Il rischio zero, in una campagna vaccinale che riguarda decine di milioni di persone, semplicemente non esiste, non fa parte della realtà.

Dedicato  a tutti coloro che non ce l’hanno fatta, a quella generazione di padri, madri e di nonne, nonni, che è stata falciata in questi drammatici mesi, portando per sempre via il loro affetto, la loro memoria familiare, i loro sorrisi.

Abbiamo il dovere di trovare soluzioni migliori. Lo dobbiamo a loro.

P.S. Per chi trova l’argomento interessante:

www.saluteinternazionale.info

Gavino Maciocco: Vaccini. La salute ed il Profitto  

Aldo Di Piazza: Nato ad Agrigento il 14/05/1950, ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia all'Università di Palermo nel luglio 1975 con 110/110 cum laude . Ha conseguito la specializzazione in Medicina Interna nel 1980 presso la Clinica Medica, diretta dal Prof. Edoardo Storti, dell'Università di Pavia . Ha prestato servizio come studente interno, dal 1971 al 1975, ed a seguire come Medico Interno sino al 1980, presso l'Istituto di Patologia Medica, diretta dal Prof. Giandomenico Bompiani, dell'Università di Palermo. Si è costantemente occupato di Metabolismo ed è stato responsabile del Centro Antidiabetico Mediterraneo, struttura accreditata al Servizio Sanitario Nazionale, sita a Palermo sino al 1990. Da allora sino al pensionamento, nel 2020, è stato responsabile di ambulatori territoriali di Medicina Interna e Diabetologia presso l'ASP 6 di Palermo e presso l'isola di Lampedusa nel poliambulatorio SSN. Grande esperienza nella gestione di patologie croniche e degerative sul territorio e nelle realtà isolane. Socio ordinario della SIMI (Società Italia Medicina Interna) e della SID (Società Italiana Diabetologia) da lunga data. Della SIMDO (Società Italiana Metabolismo Diabete Obesità) più di recente. Componente del Consiglio Direttivo Regionale SID per due quinquenni. Amante della lettura, della musica e della fotografia.
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