Libia e Malta dichiarano i propri porti non sicuri come l’Italia

A bordo di un pattugliatore libico ci sono 280 persone soccorse oggi e che non possono sbarcare a causa di bombardamenti sulla capitale. Malta segue l'Italia e dichiara i propri porti "non sicuri" ma solo per i migranti che partono dal nord Africa. L'Italia ha dato il via con il proprio decreto interministeriale e adesso tutto il Mediterraneo centrale è un teorico luogo non sicuro per i migranti ma non per i mercantili

Esplosione nel porto commerciale di Tripoli, Libia (Foto di repertorio)

di Mauro Seminara

Le condizioni meteo favorevoli hanno permesso ai trafficanti di mettere in mare una flottiglia di imbarcazioni cariche di migranti. Alcune hanno raggiunto Lampedusa, due sono in pericolo vicino Malta ed altre sono state soccorse-catturate dai libici che adesso si trovano 280 persone a bordo del pattugliatore sovraccarico della sua sedicente guardia costiera senza poter sbarcare. Lo annuncia l’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che si trova al porto di teorico sbarco della capitale. “Funzionari competenti – dichiara l’OIM con una nota stampa – hanno indicato che a causa dell’intensità dei bombardamenti, alcuni dei quali in precedenza avevano preso di mira il porto principale di Tripoli, la Libia non è considerata un porto sicuro“. Se la Libia dichiara i propri porti non sicuri a causa dei bombardamenti, l’Italia dichiara i suoi non sicuri per il Covid-19 ma solo per specifici casi e non per tutti, e Malta tenta di affondare barche – stando ad Alarm Phone – pur di non farle approdare sulla propria isola, il risultato potrebbe essere una vera e propria mattanza per le persone in fuga dal nord Africa.

“La situazione è tragica. Centinaia di persone, prosciugate dopo un pericoloso viaggio di 72 ore. Trascorreranno la notte su una barca sovraffollata in circostanze difficili ”, afferma il capo della missione OIM Libia Federico Soda. Secondo Federico Soda “lo status quo non può continuare in questo modo” ed è “necessario un approccio globale alla situazione nel Mediterraneo centrale”. Ma l’approccio globale c’è e va nella direzione opposta. L’Italia ha definito, con un decreto interministeriale discriminatorio, i propri porti non sicuri a causa dell’epidemia di Covid-19. Dopo la disastrosa decisione dei quattro ministeri italiani (Infrastrutture, Esteri, Interni e Salute) è arrivata la chiusura della Libia per i bombardamenti sulla capitale nel corso di una guerra che neanche la pandemia riesce a mitigare. Infine, appena dopo la denuncia di Alarm Phone su una presunta gravissima condotta maltese ai danni di una delle due barche cariche di migranti al confine con le sue acque territoriali, il Governo di La Valletta ha decretato i porti maltesi come non sicuri a causa della pandemia di Covid-19.

La decisione di Malta arriva così puntuale circa 24 ore dopo quella italiana che, nel caso non venisse immediatamente smontata da un Tribunale, accollerebbe su La Valletta l’onere di unico “porto sicuro europeo più vicino” e su Lampedusa il primo porto sicuro per gli sbarchi autonomi. Il sito Lovin Malta, che riporta in breaking news la notizia, pubblica l’annuncio del Governo di La Valletta che dichiara: “Stiamo comunicando questo messaggio in modo che i migranti che intendono recarsi a Malta siano consapevoli dei rischi cui espongono le proprie vite. È quindi nel loro interesse non mettere in pericolo la vita intraprendendo viaggi rischiosi verso un Paese che non è nelle condizioni per accoglierli in sicurezza”. Una posizione che ricalca la falsariga di quella italiana ma che non tiene conto della chiusura porto di Tripoli a causa di bombardamenti. Ma a Malta, come all’Italia già prima dell’isola-Stato, sembra importare poco o nulla delle condizioni da cui i migranti fuggono e del tutto sommato ridotto rischio cui si espongono. L’approccio è di opposta ideologia e prevede che nessuno accolga migranti per un principio di nazionale egoismo: “Ora che il sovrintendente della sanità pubblica – ha annunciato questa sera il Governo maltese – ha dichiarato un’emergenza per la salute pubblica, il Governo ha deciso che eventuali ulteriori sbarchi di migranti irregolari, che a loro volta potrebbero essere infettati dal virus, pregiudicano gravemente tutto il lavoro svolto per combattere la diffusione”.

Su un pattugliatore libico ci sono 280 persone, tra cui donne e bambini, sono bloccati a bordo e vi passeranno quantomeno la notte. “I nostri team stanno fornendo cibo e acqua a quelli a bordo nel corso di bombardamenti nell’area”, afferma l’OIM che aggiunge: “L’assistenza è ulteriormente complicata da un coprifuoco COVID-19 a Tripoli”. L’Italia ha chiuso i propri porti con un decreto interministeriale già al paventato rischio di dover accogliere i 150 naufraghi soccorsi dalla nave Ong Alan Kurdi

. Malta segue a ruota l’Italia e rifiuta di soccorrere le due barche al confine con le proprie acque territoriali annunciando la chiusura discrezionale dei porti come l’Italia. Rimane scoperta ed esposta a tutto il flusso, anche a quello dei probabili naufragi, l’isola italiana di Lampedusa. Ieri, con una nota stampa, il sindaco dell’isola pelagica italiana, Totò Martello, ha lanciato un appello al ministro dell’Interno italiano Luciana Lamorgese: “sull’isola non c’è più spazio, serve una ‘nave dell’accoglienza’ davanti al porto”. L’isola ha infatti 108 migranti in isolamento nel centro di prima accoglienza da 96 posti e fino al 19 aprile non potrà liberare posti letto né accogliere altri migranti. Nel Mediterraneo centrale si è quindi venuta a creare una condizione in cui non esiste più alcun diritto né alcun dovere, le Convenzioni internazionali sono state arrotolate nelle toilette e le vite non valgono più nulla se di migranti che salpano dalla Libia. Altro è se si tratta di navi mercantili.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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