Terremoti vicino la Calabria, un pericolo imprevisto per il Governo

Eclissate dai quotidiani bollettini sul nuovo coronavirus le scosse di terremoto che domenica 15 e martedì 17 marzo hanno fatto vibrare la Calabria e temere per attività sismica di natura vulcanica nel Tirreno meridionale. La prima, brusca scossa è arrivata alle 12:30 di domenica 15 marzo. Un sisma di magnitudo pari a 4.4 gradi secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.  L’ipocentro, profondità del punto di rilascio dell’energia tellurica, è stato calcolato in 499 chilometri. Una scossa che nasce quasi dal centro della Terra e che ha avuto epicentro a nordest del Marsili, esattamente sul margine nordest della cintura di fuoco del gigantesco vulcano sottomarino. Il punto di rilascio è quello che corrisponde al bordo di ciò che sembra la caldera di un supervulcano sommerso di cui il grande Marsili sarebbe in tal caso solo il monte vulcanico lasciato dall’ultima importante eruzione.

Martedì 17 marzo i sismografi hanno iniziato a registrare tracce di terremoti sui tamburi già in piena notte. Varie scosse ma accomunate dalla vicinanza alla costa calabra occidentale e da una intensità sufficiente perché a terra, nelle province di Cosenza e Vibo Valentia, si sentisse chiaro l’effetto del terremoto. Scosse in sequenza a pochi chilometri, circa cinque o sei, dal piccolo comune di Campora San Giovanni, tra Amantea (12 Km dall’epicentro) e Lamezia Terme. I sismi hanno avuto magnitudo pari a 3.9, la scossa più forte, e di 3.5 e 3.4 quelle meno gravi intervallate da terremoti di intensità inferiore ai tre gradi. La profondità è però quella di una faglia stimolata che ha rilasciato energia tellurica, con 29 chilometri di ipocentro per il sisma di 3.9 gradi e di 9 chilometri per le scosse di 3.4 e 3.5 gradi. Le scosse più forti sono state registrate dall’INGV tra le 01:52 e le 02:02, quindi nel cuore della notte.

Il nuovo coronavirus sta annientando il sistema Paese dell’Italia. La Protezione Civile è impegnata con ogni singola risorsa umana nel fronteggiare la diffusione dell’epidemia ed il Governo ha stanziato miliardi a sostegno dell’economia nazionale ormai grippata, ma con gravi limiti sia per la stessa economia nazionale ma anche e soprattutto per la sanità pubblica cui sono stati destinati ulteriori 2,5 miliardi di euro sul totale di 16 miliardi. Questa la modesta iniezione economica inserita nel Decreto legge di ieri, 17 marzo 2020, che è già oggi in vigore. In nessuna iniziativa del Governo italiano è ancora entrata in valutazione l’emergenza sanitaria nel Mezzogiorno, soprattutto nelle regioni, come la Calabria, in cui il diritto alla salute costituzionalmente sancito sembra essere in deroga dal tempo dell’approvazione della Carta costituzionale. All’emergenza, devastante, che si costituirebbe nel caso di diffusione dell’epidemia di Covid-19 si aggiunge quella dovuta ad un territorio ad alto rischio sismico come è l’intero Paese. L’eventuale scenario con sfollati da terremoto contravverrebbe alle regole di isolamento domestico con cui si tenta di arginare l’epidemia, e le conseguenze potrebbero essere drammatiche oltre ogni aspettativa.

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