Scelte, il videoclip della musica senza tempo firmata Filippo Cannino

Il video lanciato oggi per il singolo "Scelte", uscito a San Valentino. Intervista con l'artista palermitano Filippo Cannino sulla musica emergente e sulle difficoltà dei talenti ancora poco conosciuti della Sicilia in un panorama di rapido e vorace consumismo artistico

Il singolo, dal titolo “Scelte”, è uscito il giorno di San Valentino. Un brano dal testo fin troppo raffinato per un 14 febbraio qualunque, ma pur sempre dedicato ai rapporti di coppia. La lettura che Filippo Cannino da della coppia nel suo singolo è introspettiva, non una semplice canzone d’amore. Un brano in cui ci si interroga su se stessi immersi nella magia dell’amore ma con tutta la fragilità di chi dell’amore vero sta cantando. Un testo delicato, da ascoltare e riascoltare, su un tappeto di note con sfumature jazz condotte dalla chitarra di Manfredi Tumminello. Un sound apparentemente semplice ma ben tessuto nelle armonie e decisamente suadente. Musica senza tempo, che non segue il trend del momento per essere poi dimenticata all’arrivo di nuove mode musicali.

“Scelte” (che trovate su tutti i principali store digitali di musica) anticipa il primo EP dell’artista palermitano, di Monreale, che è prevista in primavera. Segue invece di pochi giorni rispetto al lancio di San Valentino il videoclip del singolo firmato da Alfredo Di Forti. Anche queste, “scelte” di atmosfera e non di racconto parallelo come negli ultimi anni ci si era purtroppo abituati. Ambientazione dark, tutto illuminato in controluce da un singolo raggio bianco che schiarisce lati oscuri di chi si mette a nudo senza alcuna scenografia a distogliere l’attenzione dalle emozioni. Alla voce di Cannino, e sulle corde di Tumminello, fanno da scorta il basso di Massimo Calì, la batteria di Emanuele Rinella e le pennellate jazz della tromba di Samuele Davì e del piano di Fulvio Scaminaci. Il tutto con il tocco di Massimo Scalici per l’arrangiamento.

Hai suonato con diverse band e dalle sonorità decisamente differenti, ma quale è il tuo sound?

Ho suonato in diverse Band e mi sono parecchio divertito, ma trovo complicato definire il mio Sound. L’ho sempre vissuto come qualcosa di troppo personale per pensarci su. Non mi piace definirmi in tal senso Credo che trovare una risposta a questa domanda venga più semplice a chi ascolta o conosce già alcune delle mie composizioni. Ho sempre vissuto la Musica come qualcosa di inclusivo, non esclusivo. Se proprio ci devo pensare posso rintracciare qualche vena Pop, Funky, Reggae, Soul ed in questo singolo qualche venatura Jazz, ma non sono un jazzista.

“Scelte” arriva dopo una lunga palestra su palchi di ogni genere, inclusi quelli dei giganti della musica italiana come quello di O’scià, la kermesse di Claudio Baglioni. Da cosa è nata la tua esigenza cantautoriale?

Sì, ne è passata di acqua sotto i ponti e mi sento fortunato per tutte le esperienze che ho vissuto. A dire il vero, spesso mi sono chiesto cosa ci facessi io nei contesti – alcuni molto importanti – dove ho suonato e perché avessero scelto me! Sin da ragazzino ho sempre avvertito una specie di tensione interiore, un’esigenza e voglia di focalizzare tutto più da vicino. Emozioni, persone, cose, luoghi, sono stati per me come scrigni che una volta aperti hanno rivelato tesori nascosti ma anche cianfrusaglie di poco conto. Forse tutto ciò riconduce alla mia sete di esplorare l’anima del mondo e di riflesso anche la mia, e trarne considerazioni più o meno azzeccate.

Il testo di “Scelte” è un mettersi a nudo davanti alla persona amata per un outing in musica, ma così leggero da fare quasi da sottofondo alle parole, eppure trasmette l’idea di un dialogo a due. Ci spieghi come è nato il brano?

Scelte nasce anni fa, ed è figlia di un periodo parecchio creativo. Avevo iniziato a suonare da 2 o 3 anni e sentivo di avere qualcosa da dire. In quel periodo stavo con una persona che dopo pochi mesi, per motivi di studio, si trasferì fisicamente altrove, ed ho tradotto in musica e parole tutto ciò che avrei voluto dirle, senza pensarci e soprattutto di getto, come spesso mi accade, quasi una sorta di liberazione. Già dalle prime note, infatti, cominciò a prendere forma quest’atmosfera intima, tipica di chi vuol parlare, ma senza necessariamente imporsi. Ho immaginato appunto due persone sedute l’uno di fronte all’altra. Il dialogo perfetto.

Palermo ed il suo hinterland sono una florida fucina di talenti, non sempre valorizzati come dovuto. Qual è attualmente il trend di quella che è stata una cosiddetta “culla del jazz”? La si può ancora definire vivaio di nuovi talenti?

Palermo è sempre stata fucina di talenti, alcuni in effetti poco valorizzati. Come l’Italia del resto, vive una specie di Medioevo dal quale spero ci si possa dirigere verso periodi più vicini al Rinascimento su tutti i fronti. Di artisti bravi e carismatici ce ne sono e non ne sono mai mancati. Alcuni ci rappresentano nel mondo con grande orgoglio sia in ambito Jazzistico che in altri generi musicali. Credo che si possa parlare sempre di talenti da scoprire laddove si vive in uno stato di sofferenza latente e l’arte, come sempre, diventa veicolo e mezzo per palesare questa sofferenza.

Parliamo delle difficoltà per un musicista siciliano emergente: una produzione indipendente può raggiungere le vette dei lavori editi dalle major della discografia oppure i talenti siciliani saranno sempre costretti ad abbandonare la propria terra per andare incontro al successo?

Le difficoltà sono tante soprattutto per chi come me, da solo, s’imbarca in questo mare senza carte nautiche e da tempo aguzza lo sguardo all’orizzonte in cerca di terra ferma. Condivido con molti l’idea che dopo l’avvento di Internet, dei social e della musica da download, tutto è peggiorato. E’ svanito il profumo di un disco tra le mani appena acquistato, la voglia di soffermarsi a leggere i testi, di mantenere una dignità artistica piuttosto che diventare una specie di saltimbanco mediatico che le sperimenta tutte per farsi notare. Il mercato è incredibilmente inflazionato e le Major sono diventate fortezze inespugnabili. Meglio puntare su etichette indipendenti, anche lì con non poche difficoltà. Tutto è diventato veloce! Leggo di guide on line su come inventarsi percorsi alternativi, di manuali su come raggiungere l’isola del tesoro. Lasciare la propria terra è diventato quasi uno step obbligato per chi cerca di farsi notare in questa giungla moderna. In passato, probabilmente, ci sono state maggiori possibilità di riuscita. Personalmente sono ancora del parere che se qualcosa è bello, funziona o vale, non dovrebbe incontrare grossi ostacoli per emergere in superficie; ma sono tante le varianti, le forze in gioco e tra queste anche la fortuna, perché no!

Allora come si fa a realizzare un singolo, un videoclip ed un EP, di prossima uscita, come hai fatto tu? Qual è la ricetta per riuscire a proporsi?

Questo Singolo, fortemente voluto, come tutto l’EP che uscirà a breve e che per me rappresenta già un successo, è costato tempo, fatica, denaro, rinunce senza grandi aiuti di sorta se non attestati di stima ed incoraggiamenti a continuare questo mio percorso artistico. Ringrazio di cuore la mia famiglia e tutti quelli che mi hanno regalato il loro tempo prezioso e la loro professionalità come gli amici musicisti e le eccellenze siciliane che hanno suonato in questo lavoro ed hanno creduto in me come Emanuele Rinella, Massimo Calì, Manfredi Tumminello, Michele Mazzola, Samuele Davì, Fulvio Scaminaci, Massimo Scalici che insieme a Felipe Prefetti ha arrangiato e mixato il disco, Fabio Schillaci de I Candelai per avermi concesso spazi e sostegno, a tutti quelli che mi hanno concesso spazi mediatici dalle Radio alle testate giornalistiche alle Tv, ad Alfredo Di Forti di ADFOTO Palermo che ha realizzato e diretto il Video e tutte le persone che mi seguono!

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