Scheda: Differenze tra caso Gegoretti e caso Diciotti

Il dettaglio sulle differenze tra il caso Diciotti ed il caso Gregoretti come letteralmente evidenziato dal Tribunale dei Ministri di Catania nel documento di richiesta di autorizzazione a procedere in giudizio sul senatore Matteo Salvini nella sua qualità di ministro dell'Interno pro tempore all'epoca dei fatti

Luogo comune della vicenda che ha visto oggi in aula del Senato la discussione sull’autorizzazione a procedere contro il senatore Matteo Salvini in qualità di ministro dell’Interno pro tempore è quello secondo cui i casi “Diciotti” e “Gregoretti” siano analoghi. Tra le due vicende ci sono invece radicali differenze che il Tribunale dei Ministri richiedente autorizzazione a procedere ha ben evidenziato. Uno dei punti di differenza, di estrema importanza, riguarda la tipologia di nave. La Gregoretti, nave militare della Marina Militare italiana in dotazione alla Guardia Costiera, è una nave da vigilanza pesca. Una nave lunga 60 metri, senza dotazione specifica per salvataggio di più dell’equipaggio che si può trovare su un peschereccio, priva di ampie zone coperte e di servizi igienici idonei. Un dettaglio di non poco conto se si unisce al motivo per cui la nave Gregoretti ha preso a bordo 135 naufraghi. Nave Gregoretti è infatti intervenuta per originale e rivendicata volontà dello stesso ministro dell’Interno Salvini a supporto di due motovedette italiane che supplivano all’assenza di navi maltesi e su richiesta della stessa Malta in virtù del principio di collaborazione tra Stati in casi di interventi SAR.

Scheda sulle differenze sottolineate dal Tribunale dei Ministri di Catania nella richiesta di autorizzazione a procedere contro il senatore Matteo Salvini nella qualità di ministro dell’Interno pro tempore

Il Tribunale dei Ministri di Catania ha trasmesso la domanda di autorizzazione a procedere in giudizio in data 16 dicembre 2019, ai sensi dell’articolo 96 della Costituzione. Nella relazione trasmessa, alla pagina 10, il Tribunale dei Ministri ha ritenuto obbligo distinguere la fattispecie del caso Diciotti da quella del caso in oggetto. Lo fa con tre punti che riempiono quasi 3 delle 57 pagine di relazione.

Al punto 1) viene posta la sopracitata differenza tra la nave Gregoretti e la nave Diciotti. “La nave della Guardia Costiera “U. Diciotti”, unitamente alla nave “Dattilo”, è un natante appositamente scelto ed attrezzato per le specifiche operazioni di soccorso in mare. La nave “Gregoretti”, invece, è ‘destinata all’attività di vigilanza pesca e non è attrezzata per eventi di questo tipo’ – scrive il Tribunale dei Ministri citando le dichiarazioni rese dal comandante della Gregoretti il 30 luglio dinanzi il Procuratore della repubblica di Siracusa – e, inoltre, “per caratteristiche tecnico/nautiche non è in grado di fornire un’adeguata sistemazione logistica ad un così elevato numero di persone.” Il Tribunale dei Ministri precisa quindi che i migranti erano ospitati sul ponte di coperta e pertanto esposti agli agenti atmosferici e, continuando a citare tra virgolette il comandante della nave con la dichiarazione resa il 30 luglio, ricorda anche che la temperatura di 35 gradi insostenibile per le persone ospitate sul ponte di coperta, metallico e privo di copertura e quindi ombra. Viene poi citata la nota del 27 luglio inviata dalla Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo (MRCC) di Roma anche al Ministero dell’Interno presso l’Ufficio di Gabinetto del ministro con cui la Guardia Costiera faceva notare al Ministero dell’Interno che “la ridotta composizione dell’equipaggio, solo 30 uomini, non consente la corretta gestione di un così elevato numero di persone…”.

Al punto 2), altro aspetto di estrema rilevanza secondo il Tribunale dei Ministri di Catania nella corretta distinzione tra i casi Diciotti e Gregoretti, viene posta attenzione alle dichiarazioni rese dalla dottoressa Agata Reale, medico appartenente al Corpo Italiano di Soccorso Ordine di Malta (CISOM). La dottoressa Reale si trovava a bordo del pattugliatore della Guardia di Finanza “Monte Sperone” quando è stato disposto il trasbordo dei migranti, soccorsi per favore alle autorità marittime maltesi, sulla nave della Guardia Costiera Gregoretti. La Monte Sperone aveva soccorso 91 migranti e la dottoressa ha seguito le persone soccorse trasbordando anch’essa sulla nave Gregoretti per rimanervi poi a bordo fino al giorno dello sbarco. Sentita dai Carabinieri il 26 luglio, la dottoressa del CISOM aveva dichiarato di aver rilevato circa 30 casi di scabbia a bordo, tra i migranti soccorsi, e che questi erano destinati ad aumentare a causa delle condizioni con cui venivano trattenuti tutti in gravi carenze igieniche e senza l’opportunità di lavarsi, cambiarsi e ripristinare le giuste condizioni igienico sanitarie. Il 29 luglio la dottoressa aveva poi consegnato al Comando di bordo della nave Gregoretti una copia della sua relazione con la quale sottolineava che “la contaminazione dei luoghi non permette, altresì, l’esecuzione di eventuali procedure in condizioni di sterilità”.

Al punto 3) della stessa relazione in merito al distinguo tra il caso Diciotti ed il caso Gregoretti, il Tribunale dei Ministri si sofferma su altra relazione medica, in questo caso disposta dalla Procura della Repubblica di Siracusa che aveva nominato una consulenza tecnica d’ufficio per la quale il 30 luglio i medici Carmelo Sapia, Elisa Cappello e Antonina Franco erano saliti a bordo di nave Gregoretti per una ispezione, accompagnati da funzionari di polizia giudiziaria. Dall’ispezione medica disposta dalla Procura, con relazione consegnata il 31 luglio, era emerso che 29 persone presentavano sintomi e segni di malattie infettive, che almeno 20 erano certamente affetti da scabbia con forma “più o meno severa”, che 4 erano affetti da micosi cutanee ed allo scalpo, che 3 erano affetti da stafilococcie cutanee, che un uomo presentava sintomi di cellulite bollosa ad una gamba ed infine che c’era a bordo anche un caso di sospetta tubercolosi polmonare. Le caratteristiche della nave rendevano quindi maggiormente critiche le condizioni sanitarie a bordo, possibile la diffusione anche ad altre persone non affette da patologie, incluso l’equipaggio, ed impossibile il mantenimento delle norme igieniche e sanitarie minime perché non si profilasse il quadro di maltrattamento delle persone costrette sul ponte scoperto della nave, cotte sotto il sole durante il giorno ed esposte ad evidente umidità durante la notte, tra tubercolosi, scabbia ed altro.

Altro aspetto che si rileva sul caso Gregoretti in contrapposizione al caso Diciotti, in una distinzione di causa, è la volontà del Ministero dell’Interno di intervenire in supporto a Malta che si era detta indisponibile ai soccorsi effettuati dalle unità navali della Guardi Costiera e della Guardia di Finanza prima del trasbordo sulla nave Gregoretti. La nave della Guardia Costiera era pertanto intervenuta solo per un trasferimento dalle predette unità navali ad un porto sicuro, senza quindi impedire al guardacoste ed al pattugliatore di tornare al proprio servizio. A questo punto, presi i naufraghi in virtù di un accordo tra Malta ed Italia nella piena consapevolezza, anzi rivendicata, dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, ai migranti ed all’equipaggio della nave Gregoretti veniva impedita la chiusura della missione con la negazione dello sbarco teoricamente pre-autorizzato nel momento stesso in cui ne era stato disposto l’intervento.

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