Coronavirus, allarme anche in Italia. I casi potrebbero essere oltre 4mila

Aumentano i casi di contagio fuori dai confini della Cina: adesso ne risultano 7. Il Ministero della Salute italiano predispone un canale sanitario all'aeroporto di Roma Fiumicino dove domani è previsto l'arrivo di uno dei tre voli settimanali dalla città di Wuhan. L'Imperial College di Londra stima 4mila casi di contagio

Giovedì 23 gennaio è previsto uno dei tre voli settimanali provenienti dalla città di Wuhan, luogo in cui il virus animale ha contagiato i primi esseri umani diventando un virus umano altamente contagioso. Per l’occasione dello scalo all’aeroporto italiano di Roma Fiumicino, il Ministero della Salute ha predisposto l’attivazione di un canale sanitario con controllo della temperatura corporea dei passeggeri mediante l’uso di un apposito scanner. Diffuso inoltre l’allerta presso i punti ospedalieri ed i medici di base per la massima attenzione e per le segnalazioni al Ministero di quello che inizialmente potrebbe apparire un semplice virus influenzale. Il Coronavirus (definizione clinica: “2019-nCoV”) è già arrivato in Giappone, in Australia e negli Stati Uniti. Tutti i casi rilevati sono risultati derivanti da viaggiatori arrivati da Wuhan, città della Cina in cui si sono registrati i primi casi tra operatori del mercato all’ingrosso di animali.

L’ultimo rapporto ufficiale recepito dal Ministero della Salute è quello di ieri, aggiornato a 278 casi di contagio confermati clinicamente di cui 51 gravemente malati e 12 in condizioni critiche. Il virus 2019-nCoV si sta diffondendo a grande velocità dopo la sua mutazione da virus animale a virus umano. Oltre i casi rilevati in Giappone, Australia e USA, sono stati segnalati possibili contagi anche in Thailandia e Corea del Sud. Il 31 dicembre 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) presso il China Country Office è stato informato di alcuni casi di polmonite anomala, di causa sconosciuta, rilevata nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei. Il nuovo coronavirus (2019-nCoV) è  stato identificato come virus causale dalle autorità cinesi il 7 gennaio. Come nel precedente caso del caso virale cinese (Sars), pare che le autorità nazionali abbiano tentato di mantenere sottostimato il pericolo, forse per timori sulle ripercussioni commerciali.

Il professor Roberto Burioni, accademico e divulgatore scientifico, aveva posto seri dubbi sul numero di casi di contagio ufficiali. I dati aggiornati, da bollettino odierno annunciato in conferenza stampa dalle autorità cinesi, citano circa 400 casi di contagi accertati. A dare riscontro all’esperienza in materia di immunologia e virologia del professor Burioni arriva adesso il report dell’Imperial College di Londra che con uno studio accurato e più attendibile approssima il numero di contagi a circa 4.000 casi. Nel report pubblicato ieri dai ricercatori dell’Imperial College si legge, tra le conclusioni, che le loro stime sulle dimensioni dell’epidemia a Wuhan sono già più che raddoppiate rispetto al loro primo rapporto, pubblicato il 17 gennaio e contenente una stima di oltre 1.700 casi. I ricercatori dell’ Imperial College rilevano inoltre, ponendo opportuna attenzione sul dato, che i casi rilevati al di fuori della Cina sono già passati da 3 a 7. “Stimiamo che un totale di 4.000 casi di 2019-nCoV nella città di Wuhan – scrive l’Imperial College di Londra nel report di ieri – (intervallo di incertezza: 1.000 – 9.700) presentavano sintomi entro il 18 gennaio 2020”

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