La Norvegia accoglie 600 migranti evacuati dalla Libia al Ruanda

Oslo accoglierà nel corso dell'anno 600 migranti evacuati in Ruanda dalla Libia ma il numero di persone che accetterà di ricevere nel 2020 rimane quello prestabilito di 3.000 ed esclusivamente provenienti dai campi di accoglienza dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

Nel piano di redistribuzione in Paesi terzi dell’Unhcr in Libia c’erano soltanto due Stati dell’Africa che avevano dato disponibilità all’accoglienza: il Ruanda e la Nigeria. Per entrambi, in Commissione Affari Esteri del Parlamento italiano, l’onorevole Laura Boldrini aveva chiesto al capo missione Unhcr in Libia informazioni sulla condizione di rispetto dei diritti umani nei confronti dei rifugiati accolti. Di fatto, al di la della risposta di Jean Paul Cavalieri, in Ruanda i migranti evacuati dai centri di detenzione libici vengono accolti in campi profughi emergenziali. Una tappa di transito, e non di destinazione per il reinserimento sociale, che permette alle persone evacuate dai lager della Libia di fuggire da luoghi di violenza e di accedere a richieste di protezione internazionale verso Stati in cui sono in vigore le convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani.

Ieri la Norvegia ha aderito ad un programma umanitario per l’accoglienza di 600 persone attualmente in Ruanda e provenienti dalla Libia. L’iniziativa, fanno sapere da Oslo, è finalizzata ad un’apertura verso corridoi umanitari che offrano una speranza ai migranti, alternativa a quella dei viaggi della speranza attraverso il Mar Mediterraneo. Proposta in questi termini, l’iniziativa appare encomiabile. Malgrado il numero sia piuttosto esiguo, non lontano da quello italiano, e l’iniziativa celi altre ragioni politiche all’ombra del suo splendore, rimane comunque un esempio di apertura di un altro Stato membro dell’Unione europea verso canali migratori sicuri per migranti e profughi selezionati tra i più vulnerabili dall’Unhcr in Libia. Di contro, in permanente assenza di un piano europeo concreto, il numero di migranti che risiedono e lavorano in Libia varia tra i 600.000 e gli 800.000 e le condizioni di guerra e scarso rispetto dei diritti umani possono far facilmente oscillare il numero dei potenziali migranti pronti a mettersi nelle mani dei trafficanti. Una variabile che deve tenere conto anche della non necessaria volontarietà da parte dei migranti di attraversare il Mediterraneo rischiando la propria vita. La Libia è infatti uno Stato che in questo momento motiva qualunque richiesta di asilo perché con il conflitto bellico alle spalle, i migranti che si imbarcano sui gommoni sono tutti da considerare rifugiati di guerra.

Il ministro della Giustizia norvegese, Joeran Kallmyr, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che i 600 migranti che il suo Paese accoglierà dal Ruanda nel corso del 2020 non è da considerare in aggiunta ai 3.000 che la Norvegia si era già impegnata ad accogliere nel corso dell’anno. Oltre i 600 dell’accordo siglato ieri, già accolti in Ruanda dopo l’evacuazione dalla Libia, di cui 500 verranno trasferiti a breve secondo gli accordi con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, la Norvegia accoglierà quindi ulteriori 2.400 migranti vulnerabili dai campi di accoglienza e transito delle Nazioni Unite. Perfino la Svezia eccelle in modestia con 7 migranti trasferiti a dicembre del 2019 dal Ruanda. Anche gli Stati membri del nord Europa fanno i conti con dinamiche populiste ed anti-immigrazione all’interno delle maggioranze di governo. Nel caso della Norvegia c’è, tra i quattro partiti che compongono l’eterogeneo governo, il partito anti-immigrazione del ministro della Giustizia Joeran Kallmyr. La linea dei sedicenti progressisti di Kallmyr è infatti quella di accettare profughi già selezionati e con richieste di asilo formulate in Africa mediante l’Unhcr, in quantità irrisoria, per chiudere così le porte all’accoglienza in redistribuzione dei migranti che raggiungono l’Europa clandestinamente.

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