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Accoglienza italiana, richiedenti protezione umanitaria buttati fuori in pieno inverno

Migranti in protesta (Credits: LasciateCIEntrare)

Il Centro Immigrazione Asilo Cooperazione (CIAC) onlus di Parma, ente che opera da venti anni in accoglienza, ieri ha ricevuto una circolare dal Servizio Centrale Sipromi con cui veniva sollecitata l’uscita dal sistema di accoglienza entro il 31 dicembre 2019 dei titolari di protezione umanitaria in accoglienza. La circolare è stata recapitata anche agli altri enti locali titolari dei progetti Sprar in scadenza all’ultimo dell’anno. Si tratta dell’effetto di quell’azione di smantellamento della rete di accoglienza diffusa contro cui si era scagliato il governo Conte ed i cui effetti, a fronte di promesse preelettorali di rimpatri di massa di “clandestini” presenti sul territorio nazionale, ha prodotto decine di migliaia di migranti senza tetto in più offrendoli in pasto alla criminalità ed alla criminalità organizzata. L’estromissione, come fa sapere il CIAC di Parma, riguarda nella in Emilia Romagna circa 300 persone. Già la sola provincia di Parma ha più di 20 persone in attesa di protezione umanitaria, tra cui 5 nuclei familiari composti da mamma e bambino.

La risposta del CIAC è stata immediata e pubblica, con una lettera dal titolo più che chiaro: “Noi dallo Sprar non cacciamo nessuno. La lettera è pubblica ed è stata anche pubblicata sul sito dell’ente di Parma che così spiega: “Noi, il CIAC, ente di tutela che ha visto nascere l’accoglienza integrata e diffusa, che da 20 anni accoglie persone per i loro diritti e per i loro bisogni, non applicheremo questa direttiva nelle nostre case, sulle persone con le quali abbiamo un patto di tutela e un dovere professionale e morale di accoglienza.” Ma le ragioni, oltre che di natura etica, morale, legate al rapporto umano contratto con le persone ospiti dello Sprar, riguardano anche la contraddittoria sollecitazione della circolare. Spiega il CIAC che i progetti Sprar/siproimi attivi sono stati prorogati fino al giugno del 2020 da un Decreto dello stesso Ministero dell’Interno datato 13 dicembre 2019 e che la circolare “non considera che è appurata la non retroattività della legge 132/18”, cioè il cosiddetto “decreto sicurezza bis”.

Alla lettera di risposta del CIAC di Parma pubblicata ieri offre il proprio immediato sostegno LasciateCIEntrare ed ADIF, l’associazione Diritti e Frontiere. Le due sigle hanno lanciato oggi un appello pubblico nel quale viene mostrato anche qualche altro aspetto della decisione ministeriale, a pochi giorni dal Natale, in pieno inverno e con l’opinione pubblica notoriamente distratta. “In questi mesi abbiamo continuato a monitorare una situazione indecente – scrivono LasciateCIEntrare ed ADIF in nota congiunta – di fuoriuscita dai centri, tra revoche d’accoglienza da effettuare in 5 giorni a famiglie con minori e revoche a titolari di status da Cas, i cui responsabili non si danno nemmeno la briga di richiedere l’inserimento in SIPROIMI, indirizzando i malcapitati verso Roma a bussare direttamente alle porte dei signori del Servizio Centrale. Sono aumentati anche i casi di allontanamento dal sistema di accoglienza per provvedimenti disposti dai prefetti sulla base della denuncia di comportamenti contrari agli obblighi di comportamento assunti dagli “ospiti”. I prefetti stanno cercando di smantellare il sistema di accoglienza con provvedimenti disciplinari che devono essere impugnati in tutte le sedi”.

“Tanti poi sono gli enti gestori dei CAS – prosegue la nota congiunta – che non hanno accettato le proroghe al ribasso fino a giugno del 2020 e che chiuderanno un po’ ovunque, impossibilitati a tener fronte alle spese, per i continui ritardi del Ministero nell’erogazione dei fondi per l’accoglienza, o per la decisione di non accettare che il sistema di accoglienza sia definitivamente tramutato in un dormitorio con nessun servizio. Perché a questo è stato ridotto con la quota di 18/20 euro a persona al giorno: nessun corso di italiano e servizio di inclusione, niente più mediatori e psicologi, pochi operatori con un ridotto numero di ore di presenza che a stento riescono a capire se mancano saponi e lenzuola. Tagli che tra l’altro hanno già portato alla chiusura di molti centri ed al licenziamento di circa 5.000 persone tra operatori ed insegnanti di italiano, giovani e non che erano così riusciti a restare nei propri territori senza dover emigrare altrove.”

Il regalo di Natale, recapitato sotto forma di circolare del Servizio Centrale Siproimi, secondo LasciateCIEntrare ed ADIF, niente altro è che un colpo basso contro le persone più vilnerabili, “che di nuovo colpisce chi possiede un permesso per motivi umanitari: uomini, donne e bambini doppiamente ripudiati e calpestati che da qui ad una decina di giorni dovranno trovare posto all’addiaccio, sotto i ponti e negli anfratti delle nostra città, alla mercé di sfruttatori e del ludibrio di chi festeggia il natale al calduccio, con il presepe sotto l’albero”. Ed a farne le spese, se gli enti gestori non decideranno di seguire l’esempio del CIAC di Parma,saranno in particolarequanti hanno ricevuto un diniego alla richiesta di protezione umanitaria basato sull’orientamento imposto dall’ex ministro dell’Interno alle Commissioni territoriali a cui ha poi posto rimedio la Cassazione stabilendo la non retroattività e che quindi non possono essere allontanati quanti si ritrovano con un ricorso pendente.

“Una circolare sigillata con il marchio della parola discriminazione, senza tenere conto delle sentenze degli ultimi mesi che sanciscono l’irretroattività della Legge Salvini. Ancora una volta si taglia a pezzetti il diritto che si dovrà nuovamente ricucire nei tribunali, ma in quanto tempo? Ed in quanti nel frattempo si ritroveranno per strada?”. Questa la chiosa della nota ADIF e LasciateCIEntrare cui segue soltanto la chiosa dell’appello che viene lanciato dalle due realtà attive sui diritti umani. Un appello che vede quale prima proposta, in questo caso lanciata come richiesta agli enti locali, ai gestori ed agli operatori degli Sprar, “di rifiutare le imposizioni del Sistema Centrale, chiediamo a tutti di opporsi a quest’ennesima ingiustizia”. La seconda è una proposta di mobilitazione collettiva “perché vengano abrogati i decreti sicurezza, perché venga ricostruito il diritto d’asilo, come detta l’art. 10 della nostra Costituzione, perché venga garantita un’accoglienza dignitosa e umana”.

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