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Migrazioni, evacuati a Lampedusa in sette tra genitori e neonati

Uno dei neonati evacuati dalla nave Ong Alan Kurdi in braccio ai guardacoste che li hanno trasbordati a Lampedusa

Nel Mediterraneo centrale c’è un imprecisato numero di barche cariche di migranti salpate dalla Libia. Tre delle quali sono state soccorse da navi Ong, uniche presenti e pronte ad intervenire per soccorrere le persone e condurle al sicuro. Il primo intervento è stato effettuato dalla Alan Kurdi, della Ong tedesca Sea Eye, che si trovava da diversi giorni in area SAR libica. La nave era arrivata in zona mentre le altre Ong erano ancora alle prese con la lunga attesa per l’assegnazione di un porto sicuro di sbarco. La Alan Kurdi ha soccorso 84 persone in due distinte operazioni. Tra queste anche sei bambini di cui uno di otto settimane ed uno di appena quattro settimane di vita con gravi difficoltà nutrizionali. Sempre ieri, giovedì 28 novembre, la Ocean Viking ha soccorso altre 60 persone che si trovavano in pericolo su un barchino in legno.

Sulla piccola nave della Ong tedesca Sea Eye la situazione è critica in particolar modo per un neonato. Appena otto settimane, precarie condizioni fisiche dovute probabilmente alla malnutrizione e due giorni senza assumere liquidi. Dalla Alan Kurdi è stato richiesto un MedEvac, una evacuazione medica per emergenza sanitaria. La richiesta, trasmessa alla Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo di Malta ed a quella dell’Italia, è stata autorizzata da Roma per un trasbordo su motovedetta e sbarco a Lampedusa. A terra, sulla banchina dell’isola pelagica italiana, sono arrivati intorno alle 9:30 due nuclei familiari con tre bambini. Due coppie con i due neonati, di quattro ed otto settimane, ed un terzo bambino di 18 mesi appartenente ad uno dei due nuclei. Tutti trasferiti presso il PTE del Poliambulatorio dell’isola dopo lo sbarco per più approfondite visite mediche.

A bordo della Alan Kurdi rimangono 77 persone in attesa di un porto sicuro ed altre 60 attendono sulla Ocean Viking della Ong internazionale SOS Mediterranee e di Medici Senza Frontiere. La Ocean Viking si trova attualmente ancora a nord di Khoms, nella stessa area a nordest di Tripoli in cui ieri notte ha soccorso la barca in legno stracarica ed ovviamente priva di ogni minimo requisito di sicurezza. Sulla piccola barca c’erano 40 uomini e due donne, ma anche 18 minori di cui 16 senza un familiare o un parente al seguito. Due dei minori di età inferiore ai cinque anni. Per le due navi Ong inizia adesso il solito calvario per l’assegnazione di un porto sicuro di sbarco, con le autorità nazionali italiane confortate dalle motivazioni di archiviazione del procedimento a carico dell’ex ministro dell’Interno sul caso Alan Kurdi.

Al massacro delle navi umanitarie, prima criminalizzate, poi perseguite ed infine sequestrate, sono sopravvissute soltanto due: Open Arms ed Alan Kurdi. A queste si aggiunge la Ocean Viking, che ha sostituito la Aquarius dopo che quest’ultima è stata messa fuori gioco con burocratici colpi bassi ma senza mai incorrere in sequestri, e la Aita Mari, che si è spostata nel Mediterraneo centrale in supporto alle altre Ong dopo missioni nell’Egeo. La Open Arms e la Aita Mari sono ben lontane dalla zona SAR libica, entrambe dopo lo sbarco delle ultime persone soccorse in mare. Nel frattempo, le condizioni meteo marine favorevoli hanno visto un gran numero di segnalazioni di barche cariche di migranti che nessuno – tranne i guardacoste-trafficanti libici – è disposto a soccorrere. Anche e soprattutto adesso, alla luce della assurda interpretazione della Convenzione di Amburgo da parte del Tribunale dei ministri di Roma che ha “scagionato” Matteo Salvini asserendo, in sostanza, cheil coordinamento di una operazione SAR spetta allo Stato di bandiera della nave invece che agli MRCC più vicini per competenza area SAR.

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