Migranti, le conseguenze del blocco sono molti più porti di partenza

Si moltiplicano le partenze delle barche cariche di migranti ma anche i porti di partenza distribuiti tra la Libia e la Tunisia. Sempre più battuta la rotta che costeggia il confine con le acque territoriali tunisine

Una barca giunta fino a Lampedusa domenica 14 ottobre 2019 - Ph: M. Buccarello

Il blocco delle partenze dalla Libia, con i respingimenti operati dalla sedicente guardia costiera libica su procura italiana, ha causato l’inevitabile riorganizzarsi dei trafficanti che hanno quindi spostato i loro traffici. I porti di partenza dei barconi con i migranti sono così cambiati, ma si sono anche moltiplicati. Tra sabato 12 e lunedì 14 ottobre, a Lampedusa sono arrivate 8 barche per un totale di circa 320 persone. Diverse nazionalità a bordo, ma diverse nazionalità anche alla partenza con porti della Tunisia e porti della Libia. Lampedusa ha quindi visto arrivare barche salpate dai porti tunisini di Zarzis, Djerba e Sfax oltre a barche salpate dai porti di Zuwara e Zawija, in Libia. La riorganizzazione della rete di trafficanti e la diversificazione di porti e rotte causa l’inevitabile aumento di rischio naufragi, perché amplia sensibilmente lo specchio di Mediterraneo da monitorare.

Un barchino con 15 persone, tra cui due donne ed otto bambini, è stata fermata sabato a poche centinaia di metri dalla costa di Lampedusa. Poco più tardi, domenica 13 ottobre, un barchino è arrivato fino alla spiaggetta di Cala Maluk in completa autonomia ed i migranti sono stati fermati a terra. Entrambe le barche erano partite da porti tunisini ed avevano percorso la rotta che costeggia il confine con le acque territoriali della Tunisia. Stessa rotta della barca con oltre 40 persone a bordo che domenica è arrivata in completa autonomia fino al Molo Favarolo di Lampedusa, lo stesso dove avvengono le operazioni di sbarco ad opera delle motovedette. Poco prima, la stessa domenica, 30 persone erano state soccorse dopo un lungo e pericoloso viaggio iniziato nella solita Zuwara, in Libia. La barca, che aveva a bordo anche 7 donne ed 8 minori non accompagnati, era andata fuori rotta fino ad esaurire il carburante. Sono salvi grazie all’avvistamento di un peschereccio che ha avvisato le autorità marittime.

Anche le successive barche sono salpate da porti diversi, tra cui ancora Zuwara, sotto il controllo del traffico di quei trafficanti con cui l’Italia aveva concluso accordi adesso rimessi in discussione come ogni volta che a Roma cambia il Governo. Altre due barche erano state soccorse dalla nave Ocean Viking, delle Ong SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere. La nave da soccorso umanitario aveva soccorso le bue imbarcazioni rispettivamente a nord di Zuwara e di Zawija per un totale di 176 persone, 74 sulla prima barca e 102 sulla seconda. Anche in questo caso, imperterrita, la Libia aveva indicato il porto di Tripoli quale porto sicuro in cui sbarcare le persone soccorse. Dopo il rifiuto della Ong, che si era spinta a nord fino allo specchio d’acqua tra le Pelagie e Malta, le è stato assegnato il Place of Safety italiano di Taranto dove arriverà questa notte. Si dieci barche ne risultano quindi cinque salpate dalla Libia ed altrettante dalla Tunisia, ma per un totale di almeno cinque diversi porti di partenza. A queste, chiaramente, si aggiungono quelli partiti dall’Algeria e diretti in Sardegna e quelli del Mediterraneo dell’est, che navigano verso la Grecia.

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