Complici del mare

di Mauro Seminara

di Mauro Seminara

Oggi si inizia a discutere se ratificare le assurdità concordate a Malta da pochi ministri degli Affari Interni sulla questione migratoria del Mediterraneo centrale. C’è chi parla di “Paesi terzi sicuri” in cui poter rispedire le persone non gradite, chiunque esse siano e di qualunque cosa abbiano bisogno, e chi non perde occasione per sputare sui corpi ancora caldi delle vittime dell’ultimo naufragio per meschina tifoseria politica. I salvinisti, ad esempio, usano la triste circostanza per la solita feroce invettiva dimenticando, o non sapendo per ben coltivata ignoranza, che solo durante il ministero 2019 del leader della lega sono morti sono morti circa mille migranti nel Mediterraneo. Almeno quelli di cui si ha notizia. Le tanto vituperate Ong nel frattempo tornano utili, almeno oggi, per aiutare chi ha forse le mani legate e non riesce neanche a recuperare tutti i corpi delle vittime di un naufragio che si è verificato questa notte alle porte di Lampedusa. Un naufragio che si poteva evitare se solo la Guardia Costiera avesse potuto togliere gli ormeggi alla segnalazione dei velivoli della missione europea, già cinquanta miglia più a sud, senza dover attendere che l’evento SAR divenisse un evento di immigrazione clandestina da far gestire alla Guardia di Finanza in acque territoriali.

Un barchino con 50 persone a bordo, come quello naufragato a Lampedusa e come quello soccorso in tempo da Open Arms, è un superamento drastico dei parametri di sicurezza navale. Basta un’onda lunga nel mare in burrasca, un episodio a bordo che fa spostare le persone improvvisamente sbilanciando la barca, una manovra sbagliata dei soccorritori, e va giù come un sasso. Una simile imbarcazione, così carica di persone prive di giubbotti di salvataggio, razzi di segnalazione, radio per comunicare con le autorità o semplicemente chiedere aiuto sul canale 16, deve essere soccorsa appena avvistata. Le due barche di questa notte, quella costata la vita ad una trentina di persone con 13 cadaveri di donne recuperati e quella salvata dalla Ong spagnola, hanno raggiunto i pressi dell’isola italiana autonomamente e solo il monitoraggio aereo ne teneva d’occhio l’esistenza in vita. Ma nessuno è intervenuto nel raggio delle 180 miglia nautiche di traversata. Non c’era una nave mercantile o un peschereccio pronto a dare soccorso. Neanche le navi Ong erano presenti. La Ocean Viking e la Open Arms stavano tornando in missione, ma nessuna delle due era stata allertata per la presenza delle imbarcazioni in pericolo. La Open Arms ha fortuitamente incontrato la barchetta con 44 persone attirata dallo svolazzare degli aerei europei sul punto in cui si trovava l’altra barca, quella poi naufragata. La Ocean Viking è stata dirottata dalle autorità italiane soltanto dopo il naufragio, per le ricerche dei dispersi. In altri termini: per aiutare le autorità a recuperare cadaveri dal mare.

Le navi Ong oggi sono state utili. Una attende il porto sicuro di La Valletta che Malta è tenuta ad assegnarle. L’altra cerca corpi galleggianti intorno a Lampedusa. Ma entrambe sono tornate utili almeno per poche ore. Da domani, o ancor peggio nel caso di ratifica europea con l’adozione dell’accordo di Malta firmato per l’Italia dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, le stesse navi Ong torneranno ad essere la minaccia per la sicurezza della nazione già così classificate con il ministero di Marco Minniti e quello di Matteo Salvini. Una minaccia per le nazioni che non minacciano ma lasciano morire le persone in mare, come se l’obbligo di soccorso valesse solo per degli esseri umani di serie A e non per quelli che forse segretamente sono stati classificati di serie B. Quelli li si può tranquillamente lasciare morire in mare. Se il Mediterraneo decide di risucchiarli tra le sue onde, pazienza! Se dovessero invece miracolosamente raggiungere sani e salvi le coste dell’Unione euroea, pazienza! Ma in questo caso con maggiore fastidio e con l’accusa di immigrazione clandestina. Questo sta bene a molti italiani ed anche a molti europei. Gli stessi che, in caso di incidente, se l’ambulanza dovesse tardare di due minuti e mezzo, magari a causa dei soliti incivili che utilizzano le corsie preferenziali come fossero le “corsie dei furbi”, sono pronti a querele e piazzate inaudite. Forse perché loro si credono classificati tra le persone di “serie A”, e non si rendono conto che nella serie B della classificazione umana ci sono già dentro a pieno titolo. Quando le istituzioni li abbandoneranno come migranti su un barchino in legno nel bel mezzo del Mediterraneo in burrasca, a chi chiederanno solidarietà?

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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