Migranti, il silenzio dei non innocenti: Naufragi, silenzi, omissioni di soccorso e testimoni scomparsi

Nessuna certezza fino ad oggi che la barca che chiedeva aiuto con circa cinquanta persone a bordo sia la stessa che la guardia costiera libica dice di aver condotto a terra. Sarebbero 71 i migranti soccorsi ma non potranno spiegare se erano loro alla deriva da quasi quattro giorni perché secondo la Libia sono fuggiti subito dopo lo sbarco a Khoms. Rimane quindi il dubbio di un naufragio per omissione di soccorso

In copertina: una foto di Laurin Schmid per SOS Mediterranee che immortala attimi drammatici del naufragio di sabato 27 gennaio 2018

di Mauro Seminara

Dalle sale operative della Centrali internazionali di Coordinamento e Soccorso Marittimo passano tutte le comunicazioni e le richieste d’aiuto, anche quelle inoltrate da Alarm Phone. Preso atto ormai l’incapacità libica di comprendere concetti che vanno dai diritti umani alla trasparenza, ci si rammarica inevitabilmente per la grave regressione italiana. Ieri, ad esempio, alle 12:31 l’account Twitter ufficiale della Guardia Costiera italiana cinguettava della rete da pesca professionale di circa 400m sequestrata in località Lido Tre Archi del Comune di Fermo. Lodevole sforzo nel contrasto alla pesca illegale ed utile comunicazione, deterrente per altri pescatori, delle operazioni svolte o in via di esecuzione. Purtroppo però risalta la totale assenza di comunicazione ufficiale circa un naufragio, o presunto tale, di cui l’MRCC italiano, che fa capo alla Guardia Costiera perché naturalmente gestito dal Corpo delle Capitanerie di Porto italiane, non ha detto o scritto nulla pur essendo stato allertato da Alarm Phone con reiterato allarme nel corso delle 80 ore che separano la partenza di un gommone dall’apparente soccorso effettuato dai libici a poche miglia da Misurata.

La comunicazione ufficiale della Guardia Costiera italiana avrebbe potuto sciogliere dubbi o far luce con certezza istituzionale sulle due barche che al largo di Misurata si erano capovolte o imbarcavano acqua, con i migranti che erano finiti tutti in mare o soltanto una parte. Il dubbio quindi rimane, anche grazie alle istituzioni italiane. Inclusa la Marina Militare italiana, che dal porto di Tripoli coadiuva il coordinamento dei soccorsi della sedicente guardia costiera libica. Ieri c’erano due allarmi che prevedevano immediato soccorso, entrambi a poche miglia nord di Misurata, e riguardavano una imbarcazione con circa 50 migranti a bordo e l’altra con apparentemente 56 migranti a bordo. Le due imbarcazioni in pericolo sembravano essere in realtà la stessa. Ad un certo punto l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, ha annunciato che i migranti di una barca a nord di Misurata erano finiti tutti in mare. Dall’altra parte, poco più tardi ma nella stessa giornata, la sedicente guardia costiera della Libia annunciava che la barca era stata soccorsa e che non risultavano esserci vittime. La notizia era circolata in questo modo, confuso, che dava comunque l’idea si trattasse della stessa barca e con i passeggeri tutti salvi.

Alle 18:03 di ieri pomeriggio, per sciogliere almeno l’equivoco che era appena nato, la centrale d’allarme civile per il soccorso in mare Alarm Phone, che aveva gestito la richiesta di soccorso dell’imbarcazione a nord di Misurata già da circa 60 ore alla deriva, twittava il seguente inciso:I giornali hanno comunicato che una barca è stata soccorsa e riportata in #Libia. Questa NON è la stessa barca che ci ha contattati: abbiamo parlato con le persone a bordo meno di un’ora fa e sono ancora in pericolo senza nessun soccorso in vista. Sono a mare da più di 60 ore!“. L’ultimo contatto con l’imbarcazione che autorità libiche davano per soccorse, senza che in Italia vi fossero chiarimenti ufficiali dalle autorità nazionali, Alarm Phone lo ha avuto alle 19:34 di ieri, 28 settembre 2019. Poi, alle tre di notte, gli operatori di Alarm Phone sono riusciti a ristabilire un contatto con la barca che ormai si accingeva alle 80 ore alla deriva. Questa mattina, alle 10:44, Alarm Phone twittava: “Dopo 80h a mare e omissione di soccorso da parte dell’Europa, pare che la barca che ci ha contattati sia stata soccorsa dalla c.d. guardia costiera libica 1h fa. UNHCR e autorità libiche confermano. Abbiamo perso contatto con la barca alle 03.00, e speriamo che sia la stessa.”

L’UNHCR confermava un soccorso, annunciato anche in questo caso via twitter dall’account ufficiale dell’Alto Commissariato in Libia alle 10:08 di questa mattina, ma senza certezza che le persone soccorse siano le stesse che chiedevano aiuto ad Alarm Phone e che si trovavano in mare da 80 ore, quasi quattro giorni:Aggiornamento sulla barca in pericolo: circa 70 persone sono sbarcate di nuovo in Libia dalle guardie costiere, dopo giorni in pericolo in mare. Partner dell’UNHCR, International Medical Corps, al porto per fornire supporto. 2 persone in condizioni critiche – Sottolineiamo che la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco“. Al tweet dell’UNHCR che sottolinea come sempre che le persone soccorse in mare non dovrebbero essere ricondotte nel porto non sicuro della Libia, fa eco quello di Alarm Phone: “Un gommone può capovolgersi in ogni momento. Le autorità libiche e europee lo sanno, ma hanno lasciato la barca in pericolo per due giorni. Questo è uno scandalo e speriamo che le 2 persone in condizioni critiche non perdano la vita a causa di queste politiche di non assistenza“. Cinquanta persone a bordo di cui alcuni già in mare, cinquantasei persone a bordo di una barca che si è capovolta facendo cadere tutti in mare, settanta persone a bordo ricondotte in Libia dalla sedicente guardia costiera nordafricana. Nessuna certezza al momento. Un unico dubbio: circa 50 persone potrebbero essere annegate in pieno e consapevole silenzio istituzionale.

Si esclude la chiarezza per testimonianza dei migranti soccorsi dai libici a causa di una presunta fuga degli stessi. Ne da notizia l’agenzia di stampa internazionale Reuters, secondo cui un imprecisato ufficiale della Marina Militare libica ha dichiarato che 71 migranti salvati dopo quattro giorni alla deriva e condotti a terra in “un porto ad est di Tripoli” (Khoms, ndr) si sarebbero dati alla fuga senza che le autorità libiche facessero nulla per tentare di fermarli. “Nessuno dei migranti è annegato o ferito nell’incidente, anche se due erano in cattive condizioni dopo quattro giorni in mare senza cibo e acqua e hanno ricevuto cure mediche, ha detto il funzionario, che ha parlato a condizione di anonimato“. Lo scrive l’agenzia Reuters che cita anche l’UNHCR e l’allarme lanciato dall’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati circa la barca che si sarebbe capovolta al largo di Khoms. “Il funzionario della marina, parlando da Khoms, ha affermato che non vi era alcun ordine di usare la forza per intercettare i migranti – scrive ancora l’agenzia internazionale Reuters – e che i funzionari non hanno cercato di trasferirli nei centri di detenzione gestiti dal Governo di Accordo Nazionale sostenuto dalle Nazioni Unite.” Ayoub Qassem, portavoce della guardia costiera a Tripoli contattato dalla stessa agenzia di stampa, ha confermato l’operazione di salvataggio ma precisando che i migranti salvati “sono stati rilasciati dopo tentativi falliti di trasferirli in un centro di detenzione“. Testimoni scomparsi, mistero irrisolto.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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