La Ocean Viking in attesa del vertice di Malta con 182 persone

La nave delle Ong SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere attende ancora un porto sicuro in cui sbarcare i 182 migranti soccorsi. Malta aveva accolto solo i 35 soccorsi in area SAR di loro competenza. Tra i naufraghi a bordo della nave Ong anche 14 bambini di cui uno di appena due settimane

di Mauro Seminara

Domani, lunedì 23 settembre, a La Valletta si terrà il vertice dei ministri dell’Interno di Malta, Italia, Germania, Francia e la presidenza Ue di turno con la Finlandia. Al tavolo si dovrebbero trovare soluzioni strutturali per la redistribuzione automatica dei migranti che raggiungono la costa europea. Tra questi anche i 182 che ancora si trovano a bordo della Ocean Viking. Come era prevedibile, anche le restanti persone soccorse dalla nave Ong sono ostaggio di una trattativa politica europea. Tra i punti a favore, con una nota di sano ottimismo, c’è da evidenziare che a Malta ci sarà Luciana Lamorgese e quindi non ci si dovrà chiedere se una campagna elettorale comunale impedirà al titolare del Viminale di presenziare al tavolo a cui si dovrebbe risolvere il problema su cui lo stesso ministro recupera voti. Di contro, c’è anche da notare che Malta, coordinatrice del soccorso che la nave Ong ha effettuato nella area SAR di competenza di La Valletta, già il 20 settembre, venerdì, l’indomani del salvataggio dei 35 migranti, ha aperto il proprio porto con un trasbordo dalla Ocean Viking. I restanti 182 migranti, soccorsi tra il 17 ed il 18 settembre in area SAR della Libia, sono ancora a bordo della nave che questa mattina ha visto una tempesta scatenarsi sull’arcipelago della Pelagie mentre attende un porto sicuro a circa venti miglia est di Linosa.

L’Italia quindi, al di là delle panzane sparate a profusione dall’opposizione, in particolare dall’ex ministro che disse di aver chiuso i porti, non ha aperto le braccia all’accoglienza e non ha accordato un proprio porto sicuro alla nave che ha soccorso persone i SAR libica. La linea politica che il nuovo esecutivo presieduto da Giuseppe Conte dovrà tenere sarà quindi quello della redistribuzione europea dei migranti che giungono in Italia e, soprattutto, quelli che vengono soccorsi in area SAR della Libia. Questa, non potendo più essere falsamente considerata un “porto sicuro” è adesso nuovamente un onere che grava soprattutto sull’Italia che, dai porti di partenza, è e rimane il porto sicuro più vicino.

L’Unione europea dovrà quindi farsi carico, di nuovo, di Ricerca e Soccorso e dell’accoglienza di quanti provengono dalla Libia o sono stati soccorsi nella loro area SAR. Una partita tutta in salita per il ministro Lamorgese che, presumibilmente, si vedrà ricordare che proprio l’Italia ha pressato perché alla Libia venisse attribuita così vasta area SAR e che è stato il Bel Paese che il ministro ex prefetto rappresenta ad aver preteso accordi bilaterali con la Libia non condivisi con l’Ue sulla gestione dei flussi migratori. Non che l’Unione europea ne fosse davvero all’oscuro o insoddisfatta, visto che i tentativi di Minniti prima e di Salvini poi rendevano un grande vantaggio all’Europa. Un favore tale da aver permesso perfino il ritiro della missione navale in ausilio a Frontex, rimasta da Salvini in poi soltanto una missione di pattugliamento aereo in supporto alla Libia.

Si suppone quindi che le persone, 182, ancora a bordo della Ocean Viking dovranno attendere l’esito dell’incontro di domani perché venga assegnato finalmente un porto sicuro alla nave che li ha soccorsi. Nel frattempo rimangono però tutti in netta contrapposizione con quanto prescritto dal diritto internazionale. La partita politica europea sui migranti dimentica infatti 14 bambini, piccoli, dei quali uno di appena due settimane, che esattamente come gli altri in termini di leggi internazionali ma con maggiore urgenza morale dovrebbero trovarsi già a terra affidati alle necessarie cure. Domani si terrà quindi l’incontro dei ministri europei con cui si dovrà riavvolgere il nastro per ripartire da dove l’Unione europea era arrivata prima dell’avvento dei nazionalsovranisti dei porti chiusi. Da questa fatidica data si dovrà poi continuare il dialogo per il raggiungimento di quello che si dall’inizio era il reale obiettivo: il superamento dei “viaggi della speranza” e l’apertura di canali legali per le migrazioni economiche, climatiche e per asilo.

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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