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Nuovo soccorso da Alan Kurdi, tre Ong in attesa di un porto sicuro

In foto: barca in legno con tredici migranti tunisini soccorsi dalla Alan Kurdi a sudest di Lampedusa il 31 agosto 2019

La nave della Ong tedesca Sea Eye stava raggiungendo l’area SAR antistante la costa della Libia quando, a sudest di Lampedusa, si è imbattuta in un barchino in legno con 13 persone a bordo. Tra le persone che la nave Ong Alan Kurdi ha soccorso ci sono anche 8 minori. La barca, con a bordo i tredici harragas tunisini, stava cercando di raggiungere Lampedusa. Ieri sera altri tre tunisini hanno raggiunto le Pelagie, ma in questo caso si tratta di persone lasciate da un peschereccio a Linosa, la vulcanica sorella minore di Lampedusa. La Alan Kurdi adesso attende, come la Mare Jonio e la Eleonore, un porto sicuro in cui poter far sbarcare gli occupanti del legno sovraccarico.

La Eleonore si trova ancora a sudest di Malta, da cinque giorni in attesa di un porto sicuro per concludere la missione di soccorso effettuata a nord di Khoms in cui sono state salvate 101 persone (In foto). Sulla nave, delle dimensioni approssimativamente simili a quelle della Mare Jonio e della Open Arms, le persone soccorse sono già allo stremo ed hanno dovuto superare anche la perturbazione che ha colpito il Mediterraneo centrale con raffiche di vento teso ed onde alte un paio di metri. La Ong ha deciso quindi di “estendere” la superficie utile per gli ospiti – di circa 50 metri quadri – spegnendo radar e trasponder satellitare per offrire l’area sopra la plancia di comando a chi in tal modo può distendersi e dormire senza incorrere in ulteriori rischi per la salute.

La Mare Jonio sosta anch’essa ormai da giorni nei pressi di un’isola. La nave Ong italiana, ferma a sud-sudest di Lampedusa, come la Eleonore in acque internazionali oltre le dodici miglia dall’isola che rappresenta il porto sicuro più vicino, attende di poter far sbarcare le 34 persone che ha ancora a bordo dal giorno del soccorso. Delle 98 che erano state soccorse a nordovest di Misurata, 64 erano state evacuate mediante un trasbordo notturno poco agevole effettuato dalla Guardia Costiera, verso l’isola di Lampedusa. L’hotspot dell’isola pelagica mantiene la propria condizione di sovraffollamento con i tunisini arrivati in acque territoriali e fermati dalla Guardia di Finanza nei giorni scorsi ai quali si aggiungono i 78 – tra subsahariani, siriani e cittadini del Bangladesh – che su una barca in legno avevano raggiunto Lampedusa autonomamente ed i 64 evacuati dalla Mare Jonio. I trasferimenti procedono, ma a rilento in proporzione alla natura di “hotspot” della struttura di Contrada Imbriacola ed alla sua capienza massima: 96 posti letto.

Redazione:
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