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Primo SAR per la Mare Jonio dopo l’ultimo sequestro, molte donne e bambini

La nave Mare Jonio, della Ong italiana Mediterranea Saving Humans, dopo l’ultimo sequestro probatorio che l’ha costretta nel porto siciliano di Licata, ha ripreso il mare e da parecchi giorni si trova di nuovo in area SAR libica nel Mediterraneo centrale. Questa mattina, all’alba, dopo aver denunciato anomalie in area che impedivano il corretto funzionamento degli strumenti di bordo, con il ritorno operativo del radar e grazie all’attenzione delle vedette sul ponte, la nave ha individuato un gommone gremito di persone e con un tubolare già in parte sgonfio. Il gommone si trovava a circa 70 miglia nord di Misurata, la città in cui è presente l’Italia con un proprio contingente militare a tutela di un ospedale da campo.

Il gommone soccorso dalla Mare Jonio era carico oltre ogni logica e ben oltre ogni ottimistico limite di sicurezza. A bordo circa un centinaio di persone, prese a bordo dalla nave Ong in una operazione SAR che si è conclusa intorno alle 08:30 di questa mattina. Tra le persone che si lasciavano la Libia alle spalle c’erano 26 donne e 28 bambini. Una volta a bordo della nave, al sicuro, il team di Mediterranea ha verificato la loro condizione di salute rilevando casi di ipotermia e segni evidenti di violenze e torture sui corpi. Tra le 26 donne ne sono risultate almeno 8 in stato di gravidanza. Moltissimi bambini, tra i quali ben 22 sotto i dieci anni.

La nave attende adesso l’indicazione di un Place of Safety, un porto sicuro nelle immediate vicinanze della nave per la chiusura dell’operazione SAR. “Restiamo ora in attesa di istruzioni dal centro di coordinamento marittimo italiano, cui ci siamo riferiti mentre ancora il salvataggio era in corso, in quanto nostro Mrcc di bandiera”, ha puntualizzato la Ong con un tweet alle 9:45, poco dopo aver concluso il soccorso. Nel frattempo continua a vagare nel Mediterraneo centrale la nave Ong tedesca Eleonore con le 101 persone soccorse ieri a 43 miglia nordovest di Khoms, circa 30 miglia dalla costa libica. Per la Eleonore è stato firmato il divieto di accesso e transito nelle acque territoriali italiane dai ministri Salvini, Toninelli e Trenta. I tre ministri del Governo teoricamente in crisi, rispettivamente ai dicasteri di Interni, Trasporti e Difesa, pare non abbiano avuto dubbi né carenza di sintonia nello stabilire che la nave con i 101 profughi dell’inferno libico rappresentino una grave minaccia per la sicurezza della nazione e per questo vada tenuta al largo come già accaduto recentemente con la Open Arms.

Redazione:
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