In Libia spuntano anche i droni israeliani

L’embargo assoluto sulle armi in Libia risale alla pretestuosa guerra del 2011 in cui venne brutalmente ucciso il leader libico e presidente di turno dell’Unione Africana Muammar Gheddafi. I droni spia sarebbero stati donati al Governo di Fayez al-Serraj da Israele ed abbattuti dalle forze rivali guidate dal generale Haftar

Foto di uno dei droni spia israeliani Orbiter-3 abbattuti dall'LNA di Haftar in Libia pubblicata da Address Libya

Alla fine di luglio due droni “Orbiter-3”, di fabbricazione israeliana, sono stati abbattuti in Libia dall’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar. I droni sono stati poi recuperati dai militari dell’LNA, uno a circa 40 chilometri sud di Tripoli e l’altro nel distretto di Sidra, area in cui sorgeva il più grande deposito petrolifero della Libia. Il deposito di stoccaggio del greggio di Sidra è stato distrutto nel corso della guerra. Del ritrovamento ne da notizia il giornale digitale Address Libya, che pubblica anche la foto (in apertura) di uno dei due droni abbattuti. Address Libya pare abbia rintracciato un rapporto che documenta la donazione di 3 droni tattici “Orbiter 3 UAV” da parte di Israele al GNA, il Governo di Accordo Nazionale presieduto da Fayez al-Serraj e sostenuto – almeno sulla carta – dalle Nazioni Unite. I droni spia sono prodotti dalla israeliana Aeronautics, e rappresentano un sistema leggero di ricognizione con un raggio d’azione fino a 150 km. Un Orbiter-3 può rimanere in volo fino a sette ore per invisibili missioni di intelligence, sorveglianza, acquisizione di obiettivi e ricognizione (ISTAR) con fotocamera elettro-ottica per visione diurna e notturna.

Nel 2011 era stato imposto l’embargo totale sulle armi in Libia e dalla guerra con cui venne rasa al suolo la fu Grande Jamahiriya di Muammar Gheddafi, ucciso con una esecuzione in strada mai del tutto chiarita – ma che vede il possibile coinvolgimento dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy – al termine di una guerra pretestuosa di cui fece parte anche l’Italia. Dalla guerra contro Gheddafi non è mai stato rivisto l’embargo sulle armi imposto alla Libia e, teoricamente, la cosiddetta “guerra civile”, iniziata ufficialmente da Haftar il 4 aprile, si dovrebbe consumare con le poche armi di cui le parti dispongono. Ma le armi in questione non sono residuati bellici salvati dai vecchi depositi della Libia di Gheddafi. Tra gli armamenti impiegati ci sono i droni turchi, quelli cinesi e adesso si scopre anche l’Orbiter-3 israeliano. A questi sofisticati strumenti di guerra si aggiungono poi i cacciabombardieri che documentati da filmati e fotografie risultano essere francesi, russi ed americani. Ci sono poi cacciabombardieri di altre nazioni, di proprietà di milizie private e pilotati da mercenari. Le recenti stragi di civili, i migranti di Tajoura ed i libici di Murzuq, sono appunto opera di raid aerei. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ad inizio escalation in Libia aveva lanciato un appello al mondo – per non fare nomi e cognomi – chiedendo il rispetto dell’embargo in Libia. Pare che nessuna intenda ascoltarlo.

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