Mare Jonio salpa da Lampedusa. Don Mattia: “Lo scandalo non è un prete sulla nave”

Dopo qualche giorno di sosta la nave della Ong Mediterranea salpa dal porto di Lampedusa per riprendere la sua missione di monitoraggio nel Mediterraneo centrale. Don Mattia Ferrari: “Ho giurato fedeltà al Vangelo ed è per questo che mi trovo qui”

di Mauro Seminara

La nave Mare Jonio salpa dal porto di Lampedusa alle otto di questa mattina, dopo una sosta forzata dovuta alle condizioni meteo marine proibitive nel Mediterraneo centrale. A bordo c’è ancora don Mattia Ferrari, il viceparroco di San Michele Arcangelo di Nonantola, in provincia di Modena. Un giovane prete che vive la propria fede come una missione e cita le sacre scritture come un accademico di teologia. Don Mattia è il segno della Chiesa cristiana cattolica nel Mediterraneo; il messaggio di Papa Francesco verso il fenomeno migratorio e la chiusura sociale che l’Italia e l’Europa stanno attraversando. Il giovane viceparroco è stato autorizzato dal vescovo di Modena-Nonantola, don Erio Castellucci, sotto l’egida del Vaticano e con il sostegno del vescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, e della Conferenza Episcopale Italiana. Don Mattia Ferrari non è quindi un giovane prete impulsivo che si è imbarcato sulla “nave dei centri sociali” ma un emissario della Chiesa.

“Lo scandalo non è che c’è un prete sulla nave che viene chiamata, a torto, ‘nave dei centri sociali’; lo scandalo vero è che ci sono tante persone che non si riconoscono in questi diritti umani fondamentali, che dovrebbero essere la piattaforma culturale ed ideale che unisce tutti quanti, nessuno di noi escluso”. È questo, semplice e diretto, il pensiero di don Mattia Ferrari con il quale risponde alle polemiche che qualcuno ha sollevato per la sua presenza a bordo della nave di Mediterranea Saving Humans. Cita il vescovo di Palermo e le sue parole sulla naturale collocazione della Chiesa al fianco dei derelitti della storia, loda i ragazzi di Mediterranea che hanno deciso di porsi al fianco degli ultimi, quelli che monsignor Lorefice definisce appunto i derelitti della storia, e a chi critica la scelta compiuta risponde con le parole dell’apostolo Paolo: “non mi vergogno del Vangelo”.

Con un “cappellano di bordo”, e la benedizione della Chiesa, la nave Mare Jonio riprende la sua missione di monitoraggio nel Mediterraneo centrale. Unica nave di Organizzazione Non Governativa rimasta a navigare in queste acque trasformate ormai in uno dei più assurdi e grandi cimiteri della storia. Alle spalle della Mare Jonio il porto di Lampedusa, nel quale si è fermata per qualche giorno e per la prima volta dopo che vi era rimasta temporaneamente sotto sequestro probatorio per una settimana a marzo. Davanti un lungo percorso, nel Mar Mediterraneo ma anche tra carte ed avvocati, tra difese di capitano e capo missione indagati e la querela al ministro dell’Interno per la calunnia posta nero su bianco con la direttiva ministeriale che fu subito ribattezzata “ad navem”.

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Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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