Sbarco a Lampedusa, il lungo giro di 70 tunisini

Tre unità navali ed una disposizione di sbarco nel più lontano porto di Lampedusa invece che nella vicina Porto Empedocle per 70 migranti tunisini che avevano quasi raggiunto la costa siciliana vicino Agrigento

di Mauro Seminara

La prima a sbarcare è stata una donna, alle 20:15 di ieri sera, che ha messo piede sul porto di Lampedusa dopo un’inconsueta operazione di contrasto all’immigrazione clandestina. I migranti erano 70 harragas tunisini che con una barca avevano quasi raggiunto la costa sud della Sicilia. L’imbarcazione è stata avvistata dopo una chiamata con richiesta di soccorso alla Guardia Costiera e poi intercettata da unità navali di Guardi di Finanza e Guardia Costiera. Il natante, dopo essere giunto a circa venti miglia sud di Licata, in provincia di Agrigento, è stato fermato e le autorità hanno messo in sicurezza i migranti con un trasbordo ma non in evento SAR. L’operazione sarebbe stata eseguita in attività di “law enforcement”, che in italiano significa “applicazione della legge”. A meno di 24 miglia dalla Sicilia, in “fascia contigua” di giurisdizione italiana, gli harragas sono stati presi a bordo delle due unità navali e ripartiti in 50 sul pattugliatore delle Fiamme Gialle e 20 sull’unità della Guardia Costiera.

Dal punto di ingaggio, a poco più di venti miglia dalla costa agrigentina, le motovedette hanno eseguito l’ordine di condurre i migranti presso Lampedusa, che dista circa 120 miglia dalla stessa costa. Lungo il cammino delle due unità navali italiane c’è stato anche un ulteriore trasbordo tra due motovedette della Guardia Costiera. La CP 325, guardacoste proveniente da Pozzallo (provincia di Ragusa), ha affidato i venti migranti che aveva a bordo alla gemella CP 312, di stanza a Lampedusa. Sulla banchina del porto pelagico sono stati visitati dal dottor Bartolo che ha ravvisato un caso di disidratazione ed ha attenzionato un giovane harragas con tanto di cartella clinica relativa al Morbo di Crohn, una infiammazione cronica intestinale, di cui è affetto. I migranti sono quindi stati condotti presso il Centro di Primo Soccorso ed Accoglienza di Lampedusa per, a detta del ministro dell’Interno, un conseguente rimpatrio.

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Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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