La coerenza dei populisti

di Mauro Seminara

di Mauro Seminara

L’ultima immane idiozia del pupazzo esastellato della Casaleggio “& non si conoscono i veri associati esterni” riguarda la preoccupazione per le alleanze politiche europee dell’alleato di Governo. “Mi preoccupa questa deriva di ultradestra a livello europeo con forze politiche che faranno parte del gruppo con cui si alleerà la Lega, che addirittura, in alcuni casi, negano l’Olocausto”. Non è una battuta di satira politica, lo ha dichiarato veramente il “capo politico” del Movimento 6 Stelle da un pulpito milanese. In questo modo, almeno in superficiale prima analisi della trovata con cui smarcarsi per ragioni elettorali europee, Di Maio dimostrerebbe soltanto i propri limiti e che pertanto non è in grado di governare il Paese. Il gigino-casaleggino infatti dichiara intrinsecamente di non essersi mai accorto di nulla, prima d’ora, circa l’estremismo del proprio alleato di governo e quindi di non essere idoneo alla guida della maggioranza di governo essendo troppo ingenuo (oppure troppo idiota). Ma questa sarebbe solo una lettura di superficie, quasi da battuta satirica su frase pronunciata. Una cosa quindi puramente estemporanea.

Se si vuol entrare realmente nel merito della “rivelazione” avuta dall’esastellato vicepremier, allora la faccenda è ben diversa ed il problema non è più di ingenuità o idiozia ma di pura malafede. Perché in tal caso, il carismatico capo politico – e “carismatico è ovviamente una battuta – del Movimento 6 Stelle non si è mai accorto di aver chiuso un “Contratto di Governo” con l’alleato, storico ed attuale, di un pregiudicato che aveva un boss di Cosa Nostra in casa. La marionetta esastellata non si è mai reso conto che il suo alleato di governo deve 49 milioni agli italiani e che il partito “Lega Nord” li restituirà in ottant’anni mentre il partito “Lega – Salvini Premier” non restituirà un bel nulla. Gigino non si è mai reso conto del fatto che oltre ai truffati dalle banche ci sono anche i “truffati” dai partiti e che ottant’anni per restituire loro il maltolto equivale ad ammettere che gli italiani che con le loro tasse hanno finanziato quei 49 milioni non li rivedranno mai sul bilancio dello Stato. Il signor Luigi Di Maio non ha mai neanche capito che l’alleato Matteo Salvini – e annesso partito – pratica già da prima di andare al governo lo sdoganamento del fascismo, dell’odio razziale, dell’estremismo politico d destra e persegue inoltre anche finalità come il riavvolgimento del nastro della storia fino alla data del Medioevo, per quanto riguarda la libertà della donna e la diversità sessuale, e poi la libera circolazione delle armi – all’americana – per la gioia di una delle più potenti lobby del pianeta.

Povero Luigi Di Maio, giovane steward della Casaleggio, che deve recitare di volta in volta il testo imposto dai suoi autori pur essendo questo sempre in contraddizione con quanto affermato in precedenza. Povero Gigino, che deve riuscire a far mandar giù ai “grillini” che adesso i “casaleggini” ripudiano i vari “mai con…” e “onestà onestà”. Povero ragazzo, che forse è davvero così ingenuo da non capire che, il giorno in cui il suo viso acqua e sapone non sarà più utile a far ingoiare le palate di merda all’elettorato, egli verrà sacrificato e messo al rogo quale unico responsabile “politico” degli errori commessi dal fu Movimento 5 Stelle poi promosso a 6 Stelle.

Il limite del populismo consiste nell’esagerazione delle promesse. Il politico populista, nella manifestazione elettorale dei propri intenti, la spara talmente grossa che poi, inevitabilmente, lo stesso motivo per cui è stato eletto gli si ritorcerà contro. Il grande aizzatore di folle ha la tendenza – già dimostrata dal caso della cosiddetta “Bestia” di Luca Morisi in uso a Matteo Salvini – a dire agli elettori sempre e soltanto ciò che la pancia, e non il cervello, degli elettori vorrebbe sentirsi dire. Questo è però motivo di promesse che hanno le gambe corte proprio perché consapevoli bugie. Così accade che anche per l’altra faccia della medaglia e del Governo, dicasi Matteo Salvini, le orazioni vengono smentito ormai a distanza di pochi giorni. Proprio ieri, il forte e duro leader politico che una frase si e l’altra no condisce le proprie dichiarazioni premettendo la propria paternità e citando Dio, ha negato alle due donne a bordo della nave Alan Kurdi – quindi ai rispettivi due bambini – di mantenere l’unità famigliare. Lo ha fatto a distanza di pochi giorni dalla propria personale partecipazione al World Congress of Family di Verona. Un congresso che suona di moderno anche grazie al suo nome inglese che tanto fa tendenza anche tra i politici italiani, ma che ha radunato i più preoccupanti e fanatici oratori da condizionamento ideologico delle menti più deboli e quindi vulnerabili.

Le promesse populista sono un conflitto di coerenza, e soltanto la cortissima memoria degli elettori – ormai rimbecilliti dall’inseguimento del tweet istantaneo – permette al politico populista, in accezione negativa come quelli al Governo italiano, di avere ossigeno per superare il momento critico. Ma la comunicazione e l’idiozia degli elettori negazionisti – sono in tantissimi oggi a negare per esempio che il M5S li ha traditi, presi per il culo nel peggiore dei modi – non elimina l’esistente conflitto tra le promesse e le azioni. Se il Gigi esastellato batte i pugni perché Tria non trova le risorse con cui risarcire i truffati dalle banche, e poi però governa con chi non trova le risorse per restituire – non ad un gruppo di italiani e per una cifra decisamente inferiore – i 49 milioni di tutti gli italiani e che l’autorità giudiziaria gli impone di rendere indietro, non accorgendosi che l’alleato preferisce dire “ve li do in un secolo” invece di vendere i propri beni a quegli italiani che “prima gli italiani” dovrebbero avere la precedenza, allora è in malafede e bisogna mandarlo a casa come egli dichiarava di voler fare con la classe politica corrotta che lo ha preceduto.

Gent.mo vicepremier,

si rechi al Ministero dell’Interno e chieda, con forza, al suo collega che anche le occupazioni abusive dei gruppi estremisti di destra vengano sgomberate; chieda che gli estremisti di stampo fascio-nazista che manifestano in giro per l’Italia vengano trattati dalle Forze dell’ordine come i “comunisti dei centri sociali” e gli immigrati; chieda infine che il partito che il suo collega guida restituisca – se preferisce potete farlo con un #decretoscusatevelirestituiamotutti – i 49 milioni che deve agli italiani.

Se non è in grado di recarsi al Viminale con queste mire, sia gentile: si rechi a casa e ci rimanga. Grazie!

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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