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Salvati 64 migranti, dispersi 50. Per Salvini porti chiusi

di Mauro Seminara

La nave Alan Kurdi, così ribattezzata dalla Ong tedesca in memoria del piccolo Aylan, il bambino curdo ritrovato morto su una spiaggia della Turchia a causa di un naufragio, stava ancora cercando i 50 migranti segnalati dalla centrale di allerta civile Alarm Phone. Questa mattina un’altra richiesta di soccorso è giunta alla “sala operativa” di Watch The Med. Richiesta di aiuto che Alarm Phone ha inoltrato alla cosiddetta guardia costiera della Libia ma anche alla nave della Ong Sea Eye. La Alan Kurdi ha quindi ruotato il timone per iniziare l’operazione di ricerca e soccorso dell’imbarcazione. Nessuna traccia della Libia, nessuna motovedetta ex Guardia di Finanza ma neanche aerei da ricognizione per affiancare la nave della Ong nella ricerca. La Alan Kurdi ha iniziato a rastrellare il mare a largo di Zwara e Sabratha, avanti e indietro, fino a quando non ha rintracciato i migranti in difficoltà. Dei soccorritori libici nessuna traccia, come nessuna traccia – o notizia – si ha dell’imbarcazione che ormai quasi 48 ore addietro aveva chiesto aiuto in “SAR zone” della Libia.

A bordo del gommone soccorso questa mattina dalla Alan Kurdi c’erano 64 persone, tra le quali anche dieci donne e sei bambini. Ancora caldo lo scambio tra il ministro dell’Interno italiano, che sostiene quello libico essere un POS (Place of Safety, “porto sicuro”), a differenza delle Nazioni Unite e di buona parte delle istituzioni europee, Matteo Salvini non si è attardato nell’annunciare che per quel che lo riguarda la nave può navigare tutto intorno all’Europa fino a raggiungere il porto tedesco di Amburgo. Città, casualmente, da cui prende il nome la omonima Convenzione internazionale sul salvataggio in mare. Nel pomeriggio il ministro ha infatti twittato: “Nave battente bandiera tedesca, Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo. È intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo. #portichiusi”. Il tweet del ministro è anche “simpaticamente” corredato da bandierine tedesche e italiana sul “porti chiusi”.

La Alan Kurdi sta navigando ad una velocità di crociera di poco inferiore ai sette nodi (poco più di 12 km orari) in direzione nordest partendo dal punto di avvenuto SAR, circa venti miglia nord di Zwara, in acque internazionali. Con la rotta che sta mantenendo la nave della Ong, dovrebbe raggiungere Malta domattina, oppure la costa sudest della Sicilia qualche ora più tardi. A Malta però è già stato richiesto un intervento dalla Ong. Durante le ricerche del natante scomparso con i 50 migranti a bordo, la Ong tedesca aveva anche chiamato in tweet il premier maltese Joseph Muscat pregandolo di inviare supporto, possibilmente con un aereo da ricognizione. Adesso la palla passa all’autorità tedesca, di cui la nave batte bandiera, perché si trovi un Place of Safety, il cosiddetto porto sicuro, più vicino alla nave. Geograficamente però il POS più vicino non è Malta ma l’isola italiana di Lampedusa. Si suppone che questo nuovo, ennesimo, braccio di ferro sul porto sicuro più vicino possa costare all’Italia che in questo caso torna a scontrarsi con una Ong tedesca per una nave che batte bandiera tedesca, quindi con la Germania. Della sedicente guardia costiera della Libia intanto si sono perse le tracce, malgrado il ministro Salvini continui a ripetere che i soccorsi in quel mare siano loro esclusiva competenza.

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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