Inferno Grecia, oltre 12mila bloccati nei campi. MSF: “L’Ue intervenga”

Il campo di Moria a Lesbo ospita 5.225 persone in uno spazio pensato per 3.100 e il campo di Vial a Chios ospita 1.361 persone nello spazio di 1.014. Medici Senza Frontiere: "La Grecia è diventata una sorta di discarica dove lasciare gli uomini, le donne e i bambini che l’Ue non è riuscita a proteggere"

Bambini in un campo profughi in Grecia (Credits Mohammad Ghannam - MSF)

A tre anni dalla firma dell’accordo tra l’Unione europea e la Turchia, il 18 marzo 2016, circa 12mila persone sono ancora bloccate negli hotspot sulle isole greche, altre migliaia vivono sulla terraferma, in condizioni degradanti, malsane e pericolose, che peggiorano le loro condizioni fisiche e psicologiche. Tra loro bambini, anziani, donne incinte, malati cronici, persone vulnerabili. La denuncia arriva da Medici senza frontiere in una nota, che prosegue dichiarando che anche se il numero di arrivi è diminuito dal 2016, più di 5mila uomini, donne e bambini sono arrivati in Grecia dall’inizio del 2019, per la maggior parte da paesi in guerra come Afghanistan, Siria, Iraq e Repubblica Democratica del Congo. Più della metà sono donne e bambini.

“La Grecia è diventata una sorta di discarica dove lasciare gli uomini, le donne e i bambini che l’Ue non è riuscita a proteggere” dice Emmanuel Goue’, capo missione Msf in Grecia. “Le autorità europee e greche – ha aggiunto Goue’ – continuano a privare persone vulnerabili della loro dignità e salute, apparentemente per scoraggiare altri dal venire in Europa. È una politica crudele, inumana e cinica, e deve finire”. Msf pertanto chiede ai leader europei di mettere fine alle politiche di contenimento dei migranti negli hotspot sulle isole greche e garantire l’immediata evacuazione di tutte le persone vulnerabili verso sistemazioni più adeguate.

Come si legge ancora nel comunicato, le equipe di Msf stanno lavorando anche sulle isole di Lesbo e Chios, dove i campi sono al punto di saturazione. Il campo di Moria a Lesbo ospita 5.225 persone in uno spazio pensato per 3.100 e il campo di Vial a Chios ospita 1.361 persone nello spazio di 1.014. Qui, come a Samos, i medici di Msf curano pazienti per un’ampia varietà di condizioni fisiche e psicologiche, legate alle condizioni in cui sono costretti a vivere, ai lunghi periodi di attesa per la richiesta di asilo, e alle ragioni che li hanno spinti a fuggire. “Dopo tre anni, l’Ue e la Grecia non riescono ancora a garantire condizioni di vita dignitose e umane, né cure mediche adeguate alle persone bloccate sulle isole greche” dice Vasilis Stravaridis, direttore generale di Msf in Grecia.

“Oggi a Vathy, a Samos, più della metà della popolazione del campo vive in tende leggere o sotto teli di plastica, circondati da rifiuti ed escrementi umani. In un mese dal rientro di Msf a Samo, abbiamo trattato donne incinte e malati cronici e abbiamo avviato sessioni psicologiche di gruppo. Programmiamo di aumentare le attività per offrire cure a un maggior numero di persone nelle prossime settimane”. Sulla terraferma greca, migliaia di migranti arrivati dopo l’implementazione dell’accordo Ue-Turchia, vivono in campi o in sistemazioni temporanee gestite dalle Nazioni Unite o da organizzazioni non governative, mentre altri vivono in edifici occupati o dormono in strada. Tutti affrontano ostacoli per accedere alle cure mediche. Le équipe psicologiche di Msf lavorano per assistere persone con problemi di salute mentale, come depressione, ansia e psicosi, e per riabilitare i sopravvissuti alla tortura.

Gli psicologi della Ong internazionale citano le condizioni abitative dei loro pazienti come la sfida più grande: “Come possiamo aiutare una donna a superare un trauma legato a un’aggressione sessuale se vive per strada?” si chiede Alessandro Barberio, psichiatra di Msf. “Non solo vive nella paura costante di subire una nuova aggressione, ma diventa pericoloso per lei prendere le medicine perché provocano sonnolenza. Non può esserci recupero senza condizioni abitative sicure, ma c’è un’effettiva carenza di abitazioni sicure per i nostri pazienti in tutta la Grecia”.

Credits: Mohammad Ghannam / MSF

Agenzia DIRE

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