La traballante memoria di Scajola sul Ponte sullo Stretto

Inaugurazioni, tagli di nastri e promesse di impegni che l’ex ministro Claudio Scajola al processo Breakfast non ricorda più. Gli interessi di potenti imprenditori e di cosche mafiose sull’infrastruttura che doveva unire Sicilia e Calabria. Affari miliardari che non potevano sfuggire al controllo delle potenti ‘ndrine calabresi

di Antonio Mazzeo

Il colosso delle costruzioni Impregilo si aggiudicava prima i lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e subito poi arrivava a guidare l’associazione d’imprese vincitrice del bando per la progettazione esecutiva e la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Affari miliardari che non potevano né dovevano sfuggire al controllo delle più potenti ‘ndrine calabresi che decidevano così di attivare i propri canali eccellenti per avviare una trattativa con i vertici della società lombarda. A concretizzare i contatti, secondo il collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio (ex uomo-cerniera tra i poteri forti più o meno occulti di tutta Italia), un chiacchierato imprenditore in odor di mafia, il Gran Maestro di una potente obbedienza massonica e l’allora ministro di Forza Italia, Claudio Scajola.

“Per discutere degli appalti per l’autostrada e il Ponte sullo Stretto il clan Molè di Gioia Tauro inviò Carmelo Cedro, imprenditore attivo nel settore dei biliardi che era dei Cavalieri Templari, dall’ambasciatore di San Marino, Giacomo Maria Ugolini, a capo di una superloggia della massoneria”, ha raccontato Virgiglio al processo Breakfast di Reggio Calabria che vede imputato l’ex ministro Scajola per favoreggiamento della latitanza dell’armatore ed ex parlamentare forzista Amedeo Gennaro Matacena. “Cedro chiese di intervenire a Ugolini, che scese in Calabria per una riunione durante la quale venne discussa l’intera questione. E Ugolini alla fine gli disse ‘ti mando dal ministro dell’Interno’ e andò da Scajola. Lui per Ugolini era uno che sapeva muoversi con Impregilo…”.

“Non ho mai partecipato a nessuna associazione e a nessun club; mai sono stato iscritto alla massoneria e non mi è stato manco mai chiesto”, ha prontamente replicato Claudio Scajola. “Nel 2005 non ero ministro delle Infrastrutture ma delle Attività produttive. Non era nelle mie competenze interessarmi del Ponte sullo Stretto o di altri lavori pubblici. Posso aggiungere che la mia posizione su quel tema era di grande dubbio, e ne sono ancora convinto oggi, sulla necessita di quel grande intervento. Devo dire che se qualcuno avesse dovuto agevolare quel percorso mi pare ovvio che si sarebbe servito di chi aveva quelle competenze. Impregilo non è mai stata nelle mie conoscenze o frequentazioni”.

Per Scajola il Ponte sarà un deterrente contro tutte le Mafie…

Memoria corta quella dell’ex uomo di governo di Silvio Berlusconi, oggi alla guida del Comune di Imperia. Una rapida occhiata alle rassegne stampa degli anni in cui la società Stretto di Messina elaborava il bando di gara del Ponte e il piano di spesa per la maxi-opera approdava in Consiglio dei ministri e al CIPE (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), ed è invece possibile rilevare un certo attivismo di Scajola nel perorare la causa pontista. L’allora ministro per lo Sviluppo economico, il 3 dicembre 2008 si recava ad esempio in Calabria in occasione della visita ufficiale dell’on. Danuta Hubner, Commissario europeo per le politiche regionali, promuovendo con il suo dicastero la conferenza “Un Ponte fra due stagioni: l’efficacia delle politiche di sviluppo del Sud”. Al tavolo a Reggio Calabria si trovarono insieme Hubner, Scajola, i presidenti delle Regioni Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata, Molise, Sardegna e Puglia, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè e quello per i Rapporti con il parlamento Raffaele Fitto, pure questi ultimi due berlusconiani convinti. All’ordine del giorno, ovviamente, le due grandi opere strategiche della Calabria: il Ponte e l’hub logistico di Gioia Tauro. “Per il Ponte sullo Stretto si tratta di una scelta nazionale, che spetta all’Italia, ma in linea teorica, qualora la Commissione dovesse essere coinvolta, non ci sarebbero problemi ad utilizzare i fondi comunitari”, affermò ipocritamente Danuta Hubner.

Qualche ora dopo Scajola si spostò a Lamezia Terme per presiedere un convegno sulle Zone franche, presenti l’allora capo del dipartimento delle Politiche per lo sviluppo Aldo Mancurti (ex Provveditore per le opere pubbliche per la Regione Sicilia) e i parlamentari calabresi Ida D’Ippolito (al tempo di Forza Italia poi Udc) e Giuseppe Galati (già Dc, poi deputato per cinque legislature con Ccd-Udc e Pdl, sottosegretario per le Attività produttive con il III e IV governo Berlusconi, infine agli arresti nel novembre 2018 nell’ambito di un’operazione contro la ‘ndrangheta condotta dalla DDA di Catanzaro). Nella primavera 2009 il Cipe avrebbe dato il via libera ad alcuni megaprogetti infrastrutturali, impegnando (sulla carta) 8,8 miliardi di euro: in prima fila il Ponte sullo Stretto, l’autostrada Pedemontana in Lombardia, il primo lotto dei lavori per il Terzo valico della linea Tav Genova-Milano. “Per le Grandi Opere non tollereremo più altri ritardi; si tratta di interventi di importanza strategica per il Paese”, commentò il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola.

Il 4 maggio 2009, nel corso di un convegno nazionale sui fondi Ue al Teatro Massimo di Palermo, Scajola, ancora in qualità di ministro dello Sviluppo economico firmava con il sottosegretario Gianfranco Miccichè il Contratto per il Sud, “documento sugli impegni che il Governo Berlusconi manterrà nel corso della legislatura a favore del Mezzogiorno”. All’evento partecipavano quelli che Miccichè definì i membri del consiglio d’amministrazione del Sud: l’allora sindaco di Palermo Diego Cammarata; il presidente di Banca Monte Paschi di Siena, Giuseppe Mussari; l’ad di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti. In pole position per i fondi europei 2007-2013 – dichiarava l’on. Miccichè – i progetti concreti della Sicilia: il Ponte sullo Stretto, la rete ferroviaria Palermo-Catania, le fibre ottiche e le centrali nucleari. “Se i responsabili della Impregilo che dovrà realizzare il Ponte, si sono detti disponibili a patto che lo Stato sia vicino per garantire la sicurezza, l’opera non è una chimera, anzi, contribuirà nella lotta contro la criminalità organizzata e a velocizzare gli scambi commerciali”, fu il commento del ministro Scajola.

Pienamente a favore del progetto di collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, si dichiarava ancora una volta l’on. Scajola in occasione della sua visita a Messina il 19 novembre 2009. “Ribadiamo l’impegno come governo a realizzare il Ponte sullo Stretto in tempi brevi e speriamo che nel 2017 ci passeremo tutti sopra”, affermò il ministro. “L’opera può essere un’opportunità enorme per rilanciare il turismo e far conoscere la Calabria e la Sicilia ad esempio ai turisti del Nord Europa che altrimenti con queste vacanze brevi non verrebbero in queste regioni. Il Ponte sarà un deterrente contro la mafia. Con questo collegamento daremo una risposta anche alla criminalità perché le comunicazioni, la possibilità di movimento delle persone, è quella che permette la crescita del territorio. La criminalità si annida dove ci sono delle enclave, dove non ci si può muovere e si comunica poco. Il Ponte infine ci permetterà di diminuire i costi di trasporto delle merci”.

Scajola espresse il suo credo contro ogni possibile relazione Ponte-mafie anche in occasione dell’inaugurazione della nuova sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze a Cosenza, il 16 marzo 2010. “La Calabria è una bellissima regione, tra mare e monti difficile da attraversare, e forse anche per questo, con infrastrutture deboli, la criminalità ha potuto giocare un ruolo più forte”, dichiarò il ministro forzista. “Penso che il Ponte sullo Stretto permetterà di transitare maggiormente e nei luoghi dove si transita di più c’è meno criminalità, c’è più sviluppo”.

Acciaio e pontili per il Ponte, ambiente e fibre ottiche con Franza & C.

Non solo il Ponte tra gli interventi “strategici” auspicati e sponsorizzati dall’allora ministro Scajola per lo “sviluppo” della città di Messina e provincia. In occasione della sua visita in territorio peloritano del 19 novembre 2009, Claudio Scajola presenziò all’inaugurazione presso lo stabilimento della Duferdofin–Nucor di Giammoro del nuovo impianto di laminazione per laminati mercantili. Il sito, attivo dal 1996, è uno dei due centri produttivi del gruppo siderurgico Duferco con sede a San Zeno Naviglio (Brescia). “La vostra azienda è divenuta leader italiana nel mercato delle travi da costruzione e fra i primari attori europei nel settore e questo rende il centro di Giammoro una realtà importante per questa zona, che crescerà anche grazie al piano di investimenti che state portando avanti già da alcuni anni”, disse Scajola prima di tagliare il nastro del nuovo impianto.

“Con queste iniziative, guadagnerete in competitività e potrete consolidare e ampliare la vostra posizione nel mercato dell’Italia Meridionale e nell’area del Mediterraneo, che offre promettenti opportunità commerciali e infrastrutturali, a cominciare dal Ponte sullo Stretto. Come Ministero ci impegniamo a supportare il potenziamento delle strutture portuali di Messina e Milazzo per adeguarle alle vostre esigenze logistiche. Nei primi mesi del 2010 l’Autorità portuale di Messina potrà procedere alla gara di appalto del molo che servirà per collegamenti e che abbiamo finanziato con 25 milioni di euro di risorse pubbliche”.

Il nuovo pontile, nelle aspirazioni dei manager di Duderdofin, avrebbe dovuto assumere “un’importanza strategica nella prospettiva della realizzazione del Ponte sullo Stretto sia per lo sfruttamento delle aree industriali esistenti nel comprensorio Villafranca–Milazzo, sia per il trasferimento del materiale utile alla realizzazione delle fondamenta del Ponte nel comprensorio di Venetico”. Scajola chiuse il suo discorso inaugurale con un accenno alle prospettive che si sarebbero aperte per le industrie di Giammoro grazie ai “recenti accordi tra il Governo italiano e quello libico”. “Il Ministero dello sviluppo economico sarà al vostro fianco, con tutte le sue strutture, per fornirvi l’assistenza necessaria per beneficiare dei vantaggi accordati agli investitori italiani in Libia, con la quale il Governo Berlusconi ha riaperto un processo di pace e investimenti di crescita di rapporti economici”. Meno di un anno e mezzo dopo lo stesso esecutivo darà l’ok agli alleati USA e NATO per le operazioni di guerra contro Gheddafi, convertendo la Sicilia in trampolino di lancio per i raid aerei su Tripoli e Bengasi.

Dopo il nuovo impianto di laminati il ministro Scajola si recò a omaggiare il vicino stabilimento Esi – Ecological Scrap Industry S.p.A. di Giammoro, operante nel settore del recupero delle batterie esauste. A riceverlo Olga Mondello vedova Franza (a capo dell’omonimo potente gruppo finanziario-industriale e della navigazione dello Stretto) e il figlio Vincenzo Franza, presidente dell’Esi. Anche in questo caso fu affidato a Claudio Scajola il ruolo di padrino di un “laboratorio di analisi ambientali realizzato nell’ambito di un progetto di ricerca”. Poco fortunato il futuro di quest’azienda Franza dal punto di vista ambientale: il 6 marzo 2018 i tecnici dell’Arpa Sicilia e l’Arma dei Carabinieri, su mandato del gip del tribunale di Barcellona, porranno sotto sequestro lo stabilimento Esi per un presunto sversamento in mare di metalli pesanti ed inquinanti previo passaggio per il depuratore consortile di Giammoro.

Scajola chiudeva il suo tour a Giammoro festeggiando con i Franza l’anniversario del primo contratto di banda larga WiMax della società Mandarin, controllata in buona parte dalla famiglia messinese e attiva nel settore internet, delle nuove tecnologie e della videosorveglianza. “Alla breve presentazione dell’azienda è stata allegata la scheda dei traguardi tagliati in questi primi 12 mesi: oltre un milione di siciliani nella rete di Mandarin; 40 comuni coperti all’interno delle province di Caltanissetta, Catania, Messina, Ragusa e Siracusa; 35 base station accese; circa 1.000 clienti privati serviti e 300 aziende per 10.000 Kmq di rete di proprietà”, riportò il comunicato dell’azienda. Entusiasta il commento dell’illustre ospite di governo. “La diffusione della banda larga in Italia è sempre stata una nostra priorità”, esordì Scajola. “Stiamo cercando di sbloccare i fondi statali destinati al suo sviluppo perché crediamo che così si possano creare ricchezza e posti di lavoro. Sono importanti, altresì, anche gli investimenti di imprenditori privati che, come Mandarin WiMax Sicilia, hanno sposato un progetto e lo stanno portando avanti velocemente ma con coscienza. Banda larga per tutti i cittadini, soprattutto quelli che non possono usufruirne affatto e prima possibile”. Al tempo sedeva nei consigli d’amministrazione di Esi e Mandarin-Wimax Sicilia pure l’on. Francantonio Genovese, eletto nell’aprile 2008 alla Camera dei deputati con il Partito democratico e passato poi con Forza Italia.

Il pomeriggio del 19 novembre 2009 Claudio Scajola fu pure ospite d’onore al Teatro Vittorio Emanuele II di Messina per la presentazione della rete di telecomunicazioni senza fili Wimax. All’evento, organizzato dalla Linkem S.p.A. di Roma (società di telecomunicazioni e delle connessioni a banda larga in modalità wireless) in collaborazione con il Comune di Messina, parteciparono l’allora sindaco Giuseppe Buzzanca, l’assessore all’e-Government Carmelo Santalco ed il direttore generale di Linkem Carlo Simeone. “La creazione della rete Wimax di Messina è una tappa significativa nel processo di modernizzazione delle nostre infrastrutture di telecomunicazione, indispensabili per innalzare la competitività delle imprese e metterle in grado di agganciare le migliori opportunità del dopo crisi; si tratta di un grande passo verso l’autostrada del sapere”, dichiarò Scajola nel corso del suo intervento.

All’allora ministro dello Sviluppo economico si era rivolto qualche tempo prima il sindaco Buzzanca per ottenere lo sblocco dei fondi per finanziare un’altra infrastruttura dai devastanti effetti socio-ambientali nello Stretto, il secondo approdo di Tremestieri con annessa piattaforma logistica. “Siamo stati a Roma insieme al Rup del progetto, nonché dirigente tecnico dell’Autorità portuale, l’ingegnere Francesco Di Sarcina, per incontrare il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli”, riferì il primo cittadino il 5 febbraio 2009. “Sono già nella disponibilità del Comune di Messina 45 milioni di euro, risorse finanziarie necessarie al completamento di Tremestieri. Presso il dicastero si è discusso degli aspetti progettuali legati agli interventi previsti per l’ampliamento dell’approdo. Per risolvere le problematiche occorrerà l’impegno finanziario del Governo nazionale; è in quest’ottica che per la prossima settimana è stato fissato un nuovo incontro con il ministro Claudio Scajola”.

Per i soldi e l’avvio dei lavori-scempio di Tremestieri bisognerà attendere ancora diversi anni; a firmare l’intesa sarà però il governo Renzi-Del Rio con il sindaco del “cambiamento” Renato Accorinti.

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