La scomparsa del Partito Democratico, una emorragia di iscritti nel dopo Bersani

Sono meno di centomila nei circoli, il 20% rispetto al Congresso del 2009. Il partito scende per la prima volta sotto i 100mila iscritti. Drammatica la situazione in alcune regioni, in particolare al sud

di Alfonso Raimo

Addio partito degli iscritti. Il congresso del 2019 vede il Pd precipitare nella partecipazione degli iscritti alla prima fase dell’assise, quella riservata ai tesserati. Sulla base dei dati comunicati dalla commissione per il congresso, che si è riunita ieri sera, il partito scende per la prima volta sotto la soglia psicologica dei 100mila iscritti votanti al congresso. Circa il 20 per cento rispetto agli iscritti che parteciparono al primo congresso. Numeri lontani anni luce da quelli dei partiti della sinistra.

Basti pensare che il Partito Comunista, di cui il Pd è in qualche forma erede, nel 1947 aveva 2 milioni e 252mila iscritti. E che nel suo ultimo anno di vita, in piena crisi, aveva comunque 1 milione e 264mila iscritti. Gli stessi Ds si mantennero sempre tra i 500mila e i 650mila iscritti, che nell’ultimo anno, il 2006, erano 615.414. Ecco la serie dei congressi dem, sulla base dei dati in possesso dell’agenzia Dire. Al primo congresso, quello del 2009, gli aventi diritto erano 820.607. Parteciparono al voto, con una netta prevalenza per Pier Luigi Bersani, 462.904 iscritti, con un’affluenza pari al 56,40 per cento. Quattro anni più tardi, al congresso che nel 2013 portò alla vittoria di Matteo Renzi, la percentuale di affluenza si mantenne pressochè stabile, al 55,34 per cento. Ma i numeri assoluti fecero registrare un netto calo della partecipazione. Gli aventi diritto erano 539.354, parteciparono al voto tra gli iscritti solo 296.645 militanti.

Nell’aprile 2017 al congresso che portò alla seconda vittoria di Renzi, la percentuale di affluenza salì al 59,29 per cento, ma la partecipazione reale calò di circa 30mila iscritti: si presentarono al voto nei congressi locali in 266.726 rispetto ai 449.852 iscritti in totale. Impietosi i dati comunicati ieri dalla commissione per il congresso. Tali da far vacillare il mito del partito di iscritti, tradizionale riferimento della sinistra. “L’affluenza sulla platea degli aventi diritto è stata del 51.05% pari a 93.000 votanti”, scrive la commissione in una nota. Gli iscritti aventi diritto sono dunque circa 180mila.

Anche questo il dato più basso di sempre. Drammatica la situazione in alcune regioni, e in particolare al sud. Alla sera del 21 gennaio, e dunque a meno di 48 ore dalla chiusura dei seggi nei circoli, questa l’affluenza regione per regione: Valle d’Aosta 29.75% Piemonte 68.29% Liguria 64.10% Lombardia 82.37% Veneto 45.87% Friuli V.G. 74.39% Trentino 24.41% Alto Adige 73.08% Emilia Romagna 61.28% Toscana 82.38% Marche 59.32% Umbria 23.40% Lazio 87.79% Molise 24.47% Abruzzo 29.75% Campania 12.87% Puglia 17.78% Basilicata 42.15% Calabria 24.29% Sardegna 14.83% Sicilia 7.43%.

Per consentire una partecipazione più larga, la commissione Congresso ha deciso una proroga dei termini. Doveva terminare il 23 gennaio, ma il congresso dei circoli continuerà anche nel prossimo fine settimana. Obiettivo superare almeno quota 100mila. “Vista la difficoltà manifestata da diversi circoli a terminare la propria fase di convenzione, la commissione per il congresso ha deciso all’unanimità di prorogare la votazione nei circoli fino a domenica 27 gennaio”, si legge nella nota.

Alfonso Raimo – Agenzia DIRE

www.dire.it

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