Conferenza di Palermo su crisi libica fallita in partenza, tutti assenti tranne Tripoli

A Palermo non saranno presenti Haftar e le minoranze politiche libiche che non sarebbero state invitate. Le Nazioni Unite rinunciano alle elezioni e presenteranno a Palermo un nuovo piano per la stabilità della Libia con cui verranno rimessi in discussione tutti i piani. Attentato a comandante anti-Isis a Khoms che faceva parte delle forze di Al-Ganidi, capo dei servizi che si era espresso contro la unificazione militare

In copertina: Il porto di Palermo con il Monte Pellegrino

di Mauro Seminara

Mohammed Al-Ganidi, capo dei servizi segreti militari libici, facenti capo al Governo di transizione presieduto a Tripoli da Fayez al-Serraj, si era pronunciato drasticamente contro qualunque ipotesi di alleanza o unificazione tra le Forze Armate della Tripolitania e quelle della Cirenaica comandate dal generale Khalifa Haftar e conosciute con il nome di Esercito Nazionale Libico. L’uscita di Al-Ganidi, di inizio novembre, è stata seguita a stretto giro da un attentato che vice capo della Forza di Protezione e Sicurezza di Sirte (SPSF), Ali Erfida, ha subito domenica 4 novembre. Un gruppo armato ha colto alla sprovvista Ali Erfida sulla sua auto crivellandola di colpi. Il vice capo è però sopravvissuto, malgrado le gravissime condizioni diagnosticate all’ospedale di Khoms. Ali Erfida faceva parte dell’operazione nella lotta contro l’ISIS coordinata dai Servizi segreti militari diretti da Al-Ganidi. Il comandante è stato colpito nella sua città, Khoms, dove la sicurezza è ormai assente ed i gruppi armati di estremismo salafita controllano istituzioni e infrastrutture, incluso il porto.

L’auto di Ali Erfida dopo l’attentato di domenica 4 novembre 2018 a Khoms

Sul versante opposto, rispetto alla non pervenuta capitale priva di forze ed influenza, a Sabratha, lo stesso giorno dell’attentato ad Ali Erfida, il comandante della Sala Operativa Forze Anti-ISIS, Omar Abdeljalil, ha dichiarato che con una operazione militare è stato fermato un attacco alla città che da Tripoli dista appena 75 chilometri. Lo scontro per il controllo di Sabratha si è consumato tra la Brigata salafita Al-Wadi, schierata al momento con le Forze anti-Isis, e la Brigata 148 guidata da quel Ahmmed Al-Dabbashi disarcionato dal controllo del territorio dopo gli accordi con l’Italia per il contenimento dei flussi migratori a cui seguirono rivolte delle altre milizie. Fonti di stampa locale ipotizzano che l’attacco possa essere conseguenza delle minacce che il comandante della forza militare tripolitana, Osama Al-Juwaili, aveva rivolto alla Brigata Al-Wadi promettendone l’allontanamento da Sabratha. Un rovo, complesso e pieno di spine in cui le alleanze si intrecciano e si combattono al tempo stesso.

“Le Nazioni Unite, e i Paesi occidentali, si concentreranno sulla riconciliazione tra le fazioni rivali libiche impegnate in conflitti armati”. Sono le parole raccolte ieri dalla Reuters che rivelano il nuovo programma del commissario speciale dell’ONU in Libia, Ghassan Salamé. L’ipotesi di giungere ad una stabilità della Libia mediante la unificazione a mezzo elezioni democratiche è stata quindi accantonata. Secondo il nuovo progetto, sempre riferito dalle fonti diplomatiche dell’agenzia Reuters, “Salamé spingerà per delle riforme economiche che porranno fine al sistema di cui hanno beneficiato i gruppi armati che hanno accesso a dollari a basso costo grazie al loro ‘potere’ sulle banche”. Il piano dell’alto rappresentante dell’UNSMIL pare ipotizzare un accordo di sicurezza per Tripoli volto a privare le milizie del controllo sui siti chiave integrando loro membri in Forze Armate libiche regolari. Questo è quanto trapelato ieri sulla relazione che Ghassan Salamé proporrà a Palermo per la due giorni conferenza sulla crisi libica che inizierà tra quattro giorni.

Ghassan Salamé

Lunedì, nel capoluogo siciliano, il commissario delle Nazioni Unite metterà quindi sul tavolo una proposta che sterzerà bruscamente su piani ed obiettivi fino ad oggi proposti dai vari attori e che tenderà a rinviare la riunificazione ed il ritorno ad una capitale unica con un unico Governo. La conferenza di Palermo però pare già oggi una farsa priva degli strumenti necessari ad un vero tavolo con ambizioni risolutive. Il generale Khalifa Haftar, interlocutore immancabile per un dialogo tra le principali fazioni, pare che non parteciperà alla conferenza. Mancando Haftar, a Palermo, la conferenza risulta già in partenza inutile. La sua non adesione era già stata paventata quando la conferenza era stata indetta. Poi, il dubbio che Haftar potesse ripensarci e decidere di prendervi parte era arrivato quando il presidente del Consiglio dei ministri italiano lo aveva invitato e ricevuto a Palazzo Chigi. L’incontro, a breve distanza da quelli che il premier italiano aveva tenuto con Ghassan Salamé e con il presidente Fayez Al-Serraj, lasciava ben sperare per la presenza dell’uomo forte della Cirenaica, Haftar, e per la partecipazione di un alto rappresentante del Cremlino delegato dal presidente russo Vladimir Putin. I nuovi piani di Salamé, trapelati dalle fonti diplomatiche della Reuters, pare adesso rimettere tutto in discussione o addirittura sabotare la Conferenza di Palermo sulla crisi libica.

Le pessime basi su cui si fondava il tentativo italiano in programma per il 12 e 13 novembre a Palermo trovano conferma con le dichiarazioni rese dalle forze politiche di minoranza in Libia. Partiti e movimenti politici libici si sono infatti detti “costernati” per non essere stati invitati a partecipare alla Conferenza di Palermo. “Chiediamo a tutte le parti interessate di adottare un’iniziativa nazionale libica che possa porre fine agli attuali disordini e caos”, recita la dichiarazione di delusione per il mancato invito sottoscritta da National Forces Alliance, National Front Party, Shabab Al-Wasat, Al-Watan Party, Taghyeer Party, Naam (Yes) Libia, Democratic Civilian Bloc, Mustakbal (Future) Movement, Libyan Union Gathering e National Federalist Bloc. Un fronte numeroso di minoranze politiche senza le quali difficilmente si potranno raggiungere accordi di stabilità in Libia.

Il ministro della Difesa turco Hulusi Akar e il presidente Fayez Al-Serraj a Tripoli il 5 novembre 2018

Se al tavolo di Palermo, oltre alle minoranze non invitate, risulterà assente anche il leader della Cirenaica, generale Haftar, la Conferenza assumerà niente altro che i contorni di una farsa internazionale tra i Paesi europei che si contendono la Libia e gli interessi internazionali delle superpotenze dell’est e d’oltreoceano che sullo sfruttamento libico basano politiche energetiche nel Mediterraneo e controllo del Medio Oriente. Interessi politici, economici e militari che si stanno giocando su uno scacchiere mondiale molto delicato e sul quale ogni attore si muove contemporaneamente su diversi fronti. Lunedì 5 novembre, in un incontro a Tripoli tra il presidente del Governo di transizione, Fayez Al-Serraj, e il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, si è infatti discusso di cooperazione militare. Un argomento, quello della cooperazione militare, che riguarda un Paese, la Libia, sotto embargo sulle armi già dai tempi della Gran Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista di Muammar Gheddafi. L’emissario di Erdogan e il presidente libico di Tripoli avrebbero quindi discusso di accordi che la Turchia ha già pronti con la Cirenaica di Haftar, garantiti dall’Egitto di Al-Sisi e sotto l’egida della Russia.

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