Simonetta Lamberti, 29 maggio 1982

L’auto di Lamberti imbocca corso Principe Amedeo, a Cava dei Tirreni. Poche centinaia di metri dopo, è affiancata da una 127 bianca. Il finestrino si abbassa e diversi colpi di arma da fuoco vengono indirizzati nei confronti di Lamberti, poi la fuga. Alfonso Lamberti viene ferito mentre la piccola Simonetta viene colpita alla testa e muore sul colpo

In copertina: Simonetta Lamberti, uccisa durante un attentato diretto al padre da parte della camorra il 29 maggio 1982

di Roberto Greco

E’ il 29 maggio 1982. È un venerdì e Alfonso Lamberti ha deciso di portare al mare la piccola Simonetta. Ha poco più di undici anni e frequenta la 2° A alla scuola media “Balzico” a Cava dei Tirreni. La destinazione è Vietri sul Mare, a pochi chilometri da Cava. Il pomeriggio scorre velocemente ed è l’ora di rientrare a casa. La piccola Simonetta si appisola, poggiando il viso sul finestrino. Pochi chilometri di strada e l’auto di Lamberti imbocca corso Principe Amedeo, a Cava dei Tirreni. Poche centinaia di metri dopo, è affiancata da una 127 bianca. Il finestrino si abbassa e diversi colpi di arma da fuoco vengono indirizzati nei confronti di Lamberti, poi la fuga. Alfonso Lamberti viene ferito mentre la piccola Simonetta viene colpita alla testa e muore sul colpo. Chi è Alfonso Lamberti e chi ha progettato l’attentato che ha procurato la morte alla piccola Simonetta?

Alfonso Lamberti era un magistrato. Era il procuratore di Sala Consilina ed impegnato, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, in numerosi processi contro esponenti della N.C.O., la Nuova Camorra Organizzata, che faceva riferimento a Raffaele Cutolo. In particolare, si stava occupando degli omicidi di numerosi giuristi salernitani, diventando così bersaglio della criminalità organizzata campana. Per il suo impegno, era stato posto sotto protezione da parte degli organi di polizia. Le indagini per l’omicidio di Simonetta Lamberti si sono concentrate quasi immediatamente sull’attività di magistrato del padre, inscrivendo l’omicidio nel quadro delle attività camorristiche. Dopo un primo procedimento che, nel 1988 assolse gli imputati come esecutori materiali, l’inchiesta sull’omicidio di Simonetta Lamberti è stata riaperta nella prima settimana di novembre 2011, sulla base delle rivelazioni del pregiudicato Antonio Pignataro, reo confesso. Quest’ultimo avrebbe partecipato all’ideazione dell’attentato al giudice Lamberti, la cui esecuzione materiale sarebbe stata effettuata da altre quattro persone, su mandato di Salvatore Di Maio. Secondo Pignataro, l’auto utilizzata per l’agguato, una Fiat 127 bianca, sarebbe stata ceduta agli attentatori da Giovanni Gaudio, collaboratore di giustizia della camorra, indagato nell’ambito di questa nuova inchiesta. Nel corso delle indagini, si registrò una svolta clamorosa il 18 maggio 1993, quando il giudice Alfonso Lamberti fu arrestato sulla base delle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Pasquale Galasso, nell’ambito delle quali Lamberti fu definito come “organico alla camorra”. Secondo le dichiarazioni di Galasso, Lamberti avrebbe favorito Carmine Alfieri e lo stesso Galasso, emettendo sentenze che annullavano “misure di prevenzione personale e patrimoniale” a loro carico. Nel luglio dello stesso anno, Alfonso Lamberti tentò il suicidio in carcere.

Simonetta Lamberti era nata a Napoli il 21 novembre 1970. Frequentava la 2° A alla scuola media “Balzico” a Cava dei Tirreni. Fu uccisa durante un attentato perpetrato dalla camorra ai danni di suo padre.

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