Hannes, la mano robotica che sembra umana – VIDEO

Hannes è stata progettata affinché conformazione, peso e qualità dei movimenti siano quanto più possibile equiparabili a quelli di una mano reale. La mano robotica ha il 90% delle funzionalità di una mano umana

In copertina: Prototipi di mano robotica Hannes

di Carlotta Di Santo

Una mano protesica di derivazione robotica che, senza necessità di intervento chirurgico, permetterà di restituire alle persone con amputazione dell’arto superiore circa il 90% della funzionalità perduta. Si chiama ‘Hannes’, in omaggio al primo presidente del Centro protesi Inail di Budrio, Johannes Schmidl (da tutti conosciuto come Hannes, appunto), e non si tratta di un arto bionico collegato ai tessuti e ai nervi del braccio umano, ma di un dispositivo indossabile, leggero ed estremamente flessibile, che funziona grazie ad una coppia di sensori che rilevano il movimento dei muscoli residui. Tra le sue caratteristiche, inoltre, ci sono una maggiore durata della batteria, una migliore capacità e performance di presa e un costo ridotto di circa il 30% rispetto ai dispositivi attualmente in commercio.

Il prototipo di protesi poliarticolata di mano, che sarà disponibile a partire dal 2019, è stato sviluppato dal Rehab Technologies Lab, il laboratorio congiunto nato nel dicembre 2013 dalla collaborazione tra il Centro protesi Inail e i ricercatori dell’Istituto italiano di Tecnologia (IIT) di Genova. Hannes è stata presentata oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa. “‘Hannes è stata progettata affinché conformazione, peso e qualità dei movimenti siano quanto più possibile equiparabili a quelli di una mano reale – hanno spiegato Rinaldo Sacchetti e Lorenzo De Michieli, del team scientifico Inail-IIT – per far sì che le persone amputate percepiscano la protesi come una parte di sé e non come un elemento estraneo. La sua peculiarità risiede nella parte meccanica, che è unica nel suo genere e conferisce alla mano poliarticolata versatilità e naturalezza nel movimento, elementi che la caratterizzano insieme alla resistenza dei materiali e alla semplicità d’uso”.

Le caratteristiche di costruzione del dispositivo consentono alla batteria di coprire fino a una giornata intera di utilizzo

Il meccanismo alla base del movimento delle dita, della forza e del tipo di presa dipende dal sistema DAG (acronimo di Dynamic Adaptive Grasp), sempre brevettato dal team IIT-Inail, che conferisce alla mano protesica la capacità di afferrare gli oggetti adattandosi alla loro forma e di resistere alle eventuali sollecitazioni esterne, perseguendo l’obiettivo di replicare la gestualità e la funzionalità dell’arto naturale, utilizzando un singolo motore. Le caratteristiche di costruzione del dispositivo consentono alla batteria di coprire fino a una giornata intera di utilizzo. “Le dita si piegano e possono assumere una postura naturale anche a riposo- hanno proseguito gli sviluppatori del team scientifico Inail-IIT- Il pollice, in particolare, è orientabile in tre diverse posizioni e rende possibili i tipi di prese necessarie nella vita di tutti i giorni: ‘pinch grasp’, pollice e indice in opposizione, per manipolare oggetti di piccole dimensioni come una penna o un chiodo; ‘power grasp’, una presa che consente di spostare oggetti di peso elevato, fino a circa 15 chilogrammi, e ‘lateral grip’, per afferrare oggetti molto sottili come fogli o carte di credito. Il sistema comprende, inoltre, un polso che può piegarsi in cinque posizioni e attuare la prono-supinazione attiva, permettendone il movimento rotatorio in entrambe le direzioni”.

Il sistema di controllo di Hannes è di tipo mioelettrico, sfrutta cioè gli impulsi elettrici che provengono dalla contrazione dei muscoli della parte residua dell’arto, e implementa strategie basate su algoritmi di intelligenza artificiale. “Questa tecnologia- hanno aggiunto infine i ricercatori- fa sì che i pazienti possano comandare la mano semplicemente pensando ai movimenti naturali e senza la necessità di alcun trattamento chirurgico invasivo. I due sensori che ricevono e interpretano il segnale elettrico proveniente dal cervello, attivando il movimento desiderato del polso o della mano, sono infatti posizionati all’interno dell’invaso della protesi, la parte a contatto con l’arto residuo, risultando così invisibili all’esterno e impercettibili dal paziente”. Per garantire il massimo livello di personalizzazione, il Rehab Technologies Lab ha realizzato un software che si collega alla mano robotica via Bluetooth e consente di calibrare i suoi parametri di funzionamento in base alle esigenze e alle caratteristiche di chi la indossa. Il dispositivo, che ha ottenuto il marchio CE come prodotto di classe 1, è stato realizzato in due taglie e in versione destra e sinistra. È inoltre dotato di differenti soluzioni cosmetiche, con guanti di rivestimento diversificati per uomo a donna.

Carlotta Di Santo – Agenzia DIRE
www.dire.it

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