Secondo ed ultimo giro di consultazioni per il centrodestra, M5S chiude con un No

Il centrodestra ribadisce il No a diktat e veti da parte di Di Maio. Berlusconi si trattiene ed evita lo show di cui si è tanto discusso. Il Movimento cassa la questione dicendo no al Governo coalizione e M5S

La presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha fissato il secondo giro di incontri con i partiti, come da mandato esplorativo conferitole dal Capo dello Stato, che si sono tenuti oggi a Palazzo Giustiniani. Il primo giro di walzer è stato fissato per la coalizione che ha ottenuto più voti e di cui fa parte la presidente Alberti Casellati. Al termine dell’incontro, fissato per le 14:30, Silvio Berlusconi ha lasciato – senza teatro da burattinaio, come nelle precedenti dichiarazioni del centrodestra dopo le consultazioni – che il leader di coalizione Matteo Salvini si relazionasse con la sala stampa. Il segretario della Lega confida che il Movimento Cinque Stelle accetti di parlare di programmi e non di posti. Il centrodestra quindi, nella dichiarazione di Salvini apre la porta all’idea del “programma alla tedesca” tra coalizione e M5S ma ribadisce il No a veti e diktat sulla presidenza del Consiglio. Un appello alla responsabilità amalgama le parole di Salvini spalleggiato dai silenti Berlusconi e Meloni, ma di fatto nulla cambia sul tavolo delle consultazioni di Alberti Casellati che domani dovrà relazionare al Quirinale. Il leader leghista si è mostrato sorridente e sereno, ma un velo di tensione squarciava questa apparenza. Salvini e Di Maio si sarebbero sentiti, prima dell’incontro a Palazzo Giustiniani del centrodestra, concordando l’apertura sui programmi di governo. Nessuna lettura di comunicato d’ipotetica firma berlusconiana, ma la libertà di espressione di Matteo Salvini non ha di fatto spostato di una virgola lo stallo in atto. Nel frattempo, dalla voce di Ettore Rosato, il Partito Democratico prova a ricordare in questa fase che non è la ruota di scorta di nessuno. Affermazione che forse è più rilevante ai fini di un eventuale mandato esplorativo che il presidente della Repubblica dovrebbe conferire al presidente della Camera dei deputati Roberto Fico nel caso di seconda fumata nera al Senato.

Il Movimento Cinque Stelle aveva l’incontro con Maria Elisabetta Alberti Casellati fissato per le 17:30, ma qualcosa ha rinviato e modificato orario e tempi per la delegazione pentastellata. Variazioni di programma concordate con la presidenza del Senato, ma che hanno dato l’idea di una rapida riconfigurazione interna alla delegazione guidata da Luigi Di Maio e che ha richiesto più tempo del previsto. Un’ora. Poi, quando erano quasi le 19:30, l’uscita di Luigi Di Maio che chiude tutta la partita con il centrodestra. L’unica apertura, o spiraglio, del Movimento Cinque Stelle riguarda la possibilità che il “partner” di Governo venga appoggiato esternamente dai soci di coalizione Berlusconi e Meloni. Quindi un Governo M5S-Lega e non centrodestra-M5S, e con il tavolo a due formato solo da Movimento e Lega. Nessuna spartizione di ministeri con Forza Italia e Fratelli d’Italia e no a voce in capitolo a Berlusconi e Meloni. Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Questa è quindi l’ultima offerta, prendere o lasciare, formulata dal capo politico del Movimento Cinque Stelle dopo la chiusura del secondo giro di consultazioni a Palazzo Giustiniani e su cui domani la presidente Alberti Casellati relazionerà al Quirinale. Questa volta Luigi Di Maio è apparso più rilassato e non alterato dal colpo di scena del centrodestra che lo aveva spiazzato, caratterizzando le sue dichiarazioni. La danza dello struscio politico continua, ma il cerino torna adesso nella mano di Matteo Salvini che dovrà decidere se governare con il Movimento Cinque Stelle imponendo ai suoi alleati una forte e determinata leadership oppure farsi da parte e lasciare che i pentastellati rischino davvero – in caso di fumata nera anche con il PD – di andare all’opposizione per poi raggiungere alle prossime elezioni un risultato plebiscitario. Luigi Di Maio ha infatti ricordato che nella storia del Movimento ci sono delle “questioni sempre poste che non possiamo rinnegare”, sottolineando così all’interlocutore centrodestra che il Cinque Stelle si tiene l’elettorato.

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