La Russia pronta a fermare i missili e colpire chi li lancia contro la Siria, guerra alle porte

Una guerra dietro l’angolo e due schieramenti pronti a colpire ed a difendere attaccando a loro volta. Ancora nessuna prova sull’attacco chimico. Gli Usa preparano la flotta della portaerei USS Harry S. Truman. La Russia ha predisposto il sistema anti-missili e muove le proprie forze per sventare qualunque attacco

In copertina: Una immagine composta con una coppia di cacciabombardieri russi Su-57 e la portaerei americana USS Truman

di Mauro Seminara

Eurocontrol, l’agenzia dell’Unione europea con compiti di gestione del traffico aereo nel continente, ha diffuso un bollettino d’allarme urgente con cui ha avvertito gli operatori di volo nel Mediterraneo orientale del “possibili raid aerei in Siria con missili terra-terra e/o cruise nelle prossime 72 ore.” Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta ancora valutando le opzioni militari, nel frattempo sono emersi rapporti secondo cui Washington starebbe implementando le sue forze militari in Medio Oriente. Il cacciatorpediniere lanciamissili ‘Donald Cook’ partito lunedì dal porto di Larnaca a Cipro ed è diretto in Siria. La portaerei USS “Harry S. Truman”, accompagnata dalla flotta di supporto e da copertura aerea, risulta pronta per una “missione ordinaria” nel Mediterraneo. Mentre gli Stati Uniti si preparano all’attacco in Siria per il presunto attacco chimico di Assad a Douma, Mosca mette in guardia contro l’ulteriore destabilizzazione della regione. “La Russia – ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – spera che tutte le parti evitino ogni iniziativa che risulti provocata dal nulla e possa sostanzialmente destabilizzare la già fragile situazione nella regione”.

“L’esercito russo si riserva il diritto di abbattere i missili e distruggere i siti di lancio in caso di aggressione degli Stati Uniti contro la Siria”, lo ha dichiarato l’inviato di Mosca in Libano Alexander Zasypkin. La dichiarazione arriva dopo che Washington ha minacciato una “risposta forzata” nei confronti della Siria quale rappresaglia per un presunto attacco chimico che sarebbe stato condotto sabato nella periferia di Douma, a Damasco. Attacco chimico per il quale gli Stati Uniti hanno immediatamente attribuito la responsabilità al Governo siriano. Accuse basate unicamente su informazioni ed immagini non verificati. Tra le fonti tenute in considerazione dagli Stati Uniti, e sulla base delle cui informazioni e video gli americani sarebbero pronti a dare il via ad una guerra, ci sono i “White Helmets” che in più casi sono stati smascherati in passato quali produttori di fiction in Siria. Le sequenze dei “Caschi Bianchi” sono reperibili anche in rete con palesi farse su finti attacchi e bombardamenti di cui poi veniva accusato il Governo di Bashar al Assad e di falsi attacchi con armi chimiche.

Dal Libano, Alexander Zasypkin ha sottolineato che “le forze russe affronteranno qualsiasi aggressione degli Stati Uniti sulla Siria, intercettando i missili e colpendo le loro piattaforme di lancio”. La dichiarazione di Zasypkin è sul sito web di al-Manar TV. Martedì scorso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non ha approvato tre risoluzioni consecutive che chiedevano un’inchiesta sul presunto uso di armi chimiche in Siria. La bozza della proposta spinta dalla Russia, che sostiene la necessità di una missione di accertamento dei fatti sul sito da parte dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW, ndr) è l’ultima ad essere stata respinta dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che, in tal modo, avalla tacitamente l’azione militare americana a cui è pronta ad unirsi la Francia. La richiesta russa è stata respinta – non a caso – dagli Stati Uniti, dal Regno Unito (l’accusatore della Russia per il caso Skipral), la Francia che si è dichiarata pronta all’appoggio militare degli Stati Uniti ed infine la Polonia ormai divenuta “atlantica” al punto da aver abbattuto i monumenti che ricordavano quell’Armata Rossa che li liberò dai nazisti di Hitler.

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Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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