Cicciobello morbillino, la psicologa: “L’impatto è positivo”

Secondo la politica sanitaria della dimissionaria ministra Lorenzin di morbillo non ci si deve più ammalare. La psicologa Rosamaria Spina: “Stiamo ingigantendo tutto quello che succede rispetto alla salute”

In copertina: Cicciobello morbillino, il giocattolo con il morbillo

“Questo giocattolo può avere un impatto più che positivo sul bambino”. Ne è convinta la psicologa Rosamaria Spina, intervenuta questa mattina nel corso del programma “Genetica Oggi” condotto da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, in merito alla polemica legata al giocattolo Cicciobello col morbillo. “Prendersi cura di qualcun’altro viene visto con affetto e attaccamento dal bambino. È come quando giocano al dottore, l’adulto ci vede sovrastrutture pericolose, un gioco quasi scandaloso, ma il bambino certe cose non ce le vede. È un gioco di scoperta, è curioso – continua Spina – e si confronta con un suo simile che più di chiunque altro gli può dare una risposta. Non dobbiamo pensare che questo bambolotto porti ad una banalizzazione della malattia, ma impariamo a guardarlo con gli occhi di un bambino, e vederlo per quello che realmente è: un gioco di imitazione con una bambola”.

Il Cicciobello morbillino

Secondo la psicologa “stiamo ingigantendo – ha affermato Spina – tutto quello che succede rispetto alla salute. Siamo sicuri che il bambino che gioca con questo bambolotto sia in grado di capire che si tratta di una malattia grave e di comprendere tutte le conseguenze che ci possano essere? Il bambino lo prende per quello che è: un gioco. Il bambolotto è ammalato e io mi prendo cura di te, un po’ come vede quello che fanno a lui quando sta male. È un gioco di imitazione che aiuta a crescere dal punto di vista emotivo, cognitivo e psicologico. Io bambino sto male, la mamma (o il papà) si prende cura di me, in questo caso sono io la mamma, sono io il papà e mi prendo cura del bambolotto che mi è stato affidato”.

A questo punto, aggiunge la psicologa, “dovremmo proibire qualunque gioco perché siamo abituati a pensare ai bambini come puri e innocenti, fatti solo di bontà, coccole e serenità. In realtà – commenta la psicologa – tutti i bambini hanno una parte buona e una cattiva, quella che viene chiamata tecnicamente ‘oggetto buono’ e ‘oggetto cattivo’. Questa parte (quella cattiva) convive in ogni bambino e deve essere esorcizzata. Per farlo il piccolo impiega giochi che all’adulto sembrano violenti – conclude Spina – come fucili e pistole giocattolo”.

Agenzia DIRE
www.dire.it

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