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Boccone amletico: l’uovo o la gallina?

Adoro il venerdì. So già di non essere l’unica ma, tra le tante, la mia ragione principale è “la spesa”.
Il venerdì è il giorno di corridoi percorsi con un carrello che, anche con la massima accortezza al momento della scelta, mi capita sempre zoppo!
Ogni fine settimana cambiano i protagonisti in bella vista e ho realizzato, solo dopo essere stata investita da migliaia di scrigni di cioccolato, quanto la prossima occasione di abbuffate possa essere vicina!
L’essere umano ha sempre nutrito il bisogno di un modello da imitare. In ogni campo della vita, da quello più profondo ed introspettivo a quello più superficiale e futile, troviamo carote appese davanti agli occhi, nella forsennata corsa verso la perfezione.
Perfezione. Esiste termine tanto chiaro quanto opinabile? Forse soltanto l’amore (ma di questo parleremo in un altro momento)
Se però dovessi tradurla in un oggetto, mi viene in mente l’UOVO.
Già da bambina ne ero attratta. L’assenza di spigoli, associata alla fragilità, lo rendeva affascinante e proibito e poi…lo credevo magico: poteva trasformarsi in mille cose diverse. Spesso non si distingueva tra gli altri ingredienti e stavo lì a chiedermi dove fosse finito e cosa fosse accaduto.

Dopo le “strapazzate” e le metamorfosi, altrettanto inspiegabili, che la vita mi ha riservato, poco è cambiato.
Quando ho davanti questi piccoli miracoli, non vedo altro che possibilità, alternative, scelte. Vedo ogni volta un inizio ed è elettrizzante decidere, ogni volta, una fine diversa: saranno tortellini, le omelette, un sano ciambellone, il tiramisù, le polpette…e chissà quante altre ricette vi verranno in mente leggendo.
È stato demonizzato, bistrattato e abolito dalle diete, non solo per ipercolesteloremia ma anche per iperfanaticamoda.

Uova vegane
È diventato un “bel peccato” da non poter commettere. In nessuna delle sue declinazioni.
Se per alcune però, si sono trovate alternative (?!), ce n’è una impossibile da replicare. Insomma o è l’originale o c’è poco da fare.
Lo credevo fino a poco tempo fa.
Pare che 4 studentesse dell’Università di Udine abbiano “brevettato” (e il termine mi fa già impressione) L’UOVO VEGANO.
Ha l’aspetto e le caratteristiche organolettiche di un uovo SODO di gallina, ma è interamente prodotto con ingredienti di origine vegetale.
Negli USA sono stati brevettati prodotti in grado di sostituire l’uovo quando viene usato come ingrediente in altri prodotti o nelle preparazioni culinarie. La specificità del modello italiano è che si tratta di un uovo “finito”.
Finito.

Il contesto di “creazione” sarà di certo più nobile ed asettico rispetto a quello naturale ma sarei curiosa di conoscere le reali ragioni di un esperimento, durato più di un anno, che presto verrà commercializzato.
Evidentemente tra i “salutisti” per costrizione o moda, ci sono i nostalgici.
La mega insalatona senza le bicolore e ovali perle è troppo triste?
Il dubbio atavico tra l’uovo e la gallina cede il testimone a quello: originale o strabiliante imitazione?
Io attendo opinioni ansiosa di capire. Nel frattempo mi dico che, se proprio non posso o non me lo voglio permettere, meglio la borsa di tela di Capo e Natina che una Louis Vuitton tarocca!
Scelte di vita.

P.S.
Non ho mai provato a realizzare la ricetta che vi propongo con le uova vegane.
Il mio consiglio è quello di essere “volgarmente” tradizionali nell’attesa di una Pasqua ricca di scrigni!

Casatiello napoletano

Preparazione:

Casatiello napoletano
Disporre la farina a fontana su una spianatoia.
Sciogliere il lievito in acqua tiepida e aggiungerlo lentamente alla farina.

Iniziare ad impastare per far assorbire l’acqua alla farina.
Aggiungere man mano lo strutto facendolo assorbire all’impasto (tenerne un po’ da parte per ungere lo stampo e per cospargere il tutto prima di infornarlo), aggiungere il sale e una bella manciata di pepe.

Formare una palla e far lievitare l’impasto per 2 ore circa.

Stendere l’impasto su una spianatoia infarinata con uno spessore di 1 cm circa. (Lasciare da parte un po’ di pasta per le striscioline!)

Disporre su tutta la superficie della pasta il ripieno e spolverizzare con il pecorino. Arrotolare con delicatezza il più aderente possibile dal lato lungo, chiudere bene lembi ed estremità.

Posizionare in uno stampo a ciambella mettendo i lembi della chiusura sotto.
Fare sopra delle fossette ad intervalli regolari e disporvi dentro le uova lavate e asciugate. Fermare le uova con delle striscioline incrociate fatte con la pasta tenuta da parte, quindi ungere il casatiello con lo strutto su tutta la sua superficie.

Lasciare lievitare ancora 40 minuti in un luogo caldo coperto da un canovaccio
Infornare in forno già caldo per almeno un’ora a 160°.

Samantha Scala:
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