Votate contro voi stessi e fate silenzio!

Editoriale di Mauro Seminara

Ultime ore di una delle campagne elettorali più meschine che si possano ricordare. Ultime ore per esprimere una semplice opinione prima del silenzio elettorale. Regole che in fondo con la democrazia hanno poco a che vedere, anche se vengono spacciate per buona pratica di democrazia. Come il divieto di diffusione dei sondaggi quindici giorni prima del voto, che impedisce al popolo degli elettori di decidere come aggregare le proprie preferenze. Se le elaborazioni degli istituti demoscopici sono valide, gli elettori dovrebbero avere il diritto di sapere come concentrare i propri voti per costituire – se intendono farlo – una maggioranza più solida invece di disperdere i voti con chi probabilmente poi non entrerà in Parlamento o lo farà con tre persone contro le oltre novecento parlamentari che popolano le due Camere. Quindi, secondo le regole, bisogna fare silenzio. Tutti zitti sui sondaggi, tutti zitti il giorno che precede il voto. L’unico giorno in cui è possibile votare. Piccoli deterrenti. Nel frattempo però assistiamo alle batterie di fuoco mediatiche con l’antiaerea spianata. Telegiornali, di editore-politico che siede in sedicente opposizione, sparano a zero sull’aumento del tasso di disoccupazione del mese di febbraio reso noto dall’Istat. Telegiornali, amaramente del “servizio pubblico” che ci tocca anche pagare, che omettono vergognosamente il dato sulla disoccupazione in aumento per citare solo quello sull’occupazione – forse prevalentemente giovanile e che include anche solo un’ora di lavoro – anch’esso in diminuzione. Chi ha visto i servizi “renziano-gentiloniani”, con il premier che esultava per la “riduzione della disoccupazione” e sparava anche una riduzione del debito pubblico dell’1%, si sarà fatto persuaso che tutto sommato la maggioranza di Governo targata Partito Democratico non sia stata tanto malaccio. Magari ci avrà pure fatto un pensierino per domenica alle urne. Chi invece non ha visto i Tg degli “omissori allineati”, si sarà reso conto che chi ha governato il Paese a suon di decreti legge e fiducie in Parlamento dovrebbe essere congedato dalla politica seduta stante. I lavori forzati in Italia non sono previsti. Ma, a fronte della precarizzazione del lavoro che hanno messo in atto questi signori, un pensierino alla reintroduzione dei lavori forzati andrebbe fatto.

Una campagna elettorale così meschina non la si trova negli annali. Il denominatore comune è stato prevalentemente quello di sparare sui Cinque Stelle. Non sapendo se poi si alleeranno fra loro tutti gli altri, nel dubbio gli davano addosso in coro. Tutti contro uno. Poi si ricorderà la vigliaccheria del focus elettorale sul fenomeno migratorio. Tutti contro il miraggio della fatidica “invasione” dei migranti. Tutti. Destra, sinistra, centro, mancava solo la benedizione del Vaticano. Ma i dati, anche in questo caso, hanno sempre smentito quelli di “aiuto, ci invadono!”. Infine, forse in virtù dei riscontri magrissimi sull’elettorato, tutti i partiti si sono risintonizzati sugli italiani. Mancava poco che i leader di partito si offrissero di portar giù i rifiuti la sera, pur di andare incontro alle esigenze quotidiane degli elettori. Promesse assurde, calcoli di fantascientifici bilanci, contraddizioni sono stati sparati come giochi pirotecnici qua e la per settimane. I vari leader di partito hanno parlato agli italiani come se questi fossero completamente smemorati e del tutto idioti. Renzi presenta il suo “volantone” con cento cose fatte e cento da fare e promettendo concretezza scevra da promesse irrealizzabili. Fin qui, tutto bene. In cima alle cose fatte di cui vantarsi, al primissimo posto, ci mette però il bonus da 80 euro che nulla ha spostato nell’economia nazionale e che – in considerazione del meccanismo di calcolo – molti hanno chiesto di non riceverlo mensilmente. Forse perché reduci di richieste di restituzioni, in una o due soluzioni, di gettone già ricevuto e speso mese dopo mese nel corso dell’anno. Come dire: ti do 80 euro in più al mese, ma se poi vien fuori che abbiamo sbagliato tu ci dai un mezzo stipendio in unica rata a fine anno. Wow! Perché il bonus non teneva conto di possibili ore di straordinario, e se alla fine dell’anno si era guadagnato un euro di troppo gli si dovevano restituire 12 gettoni da 80 euro. Rullo di tamburi e… secondo classificato nell’elenco delle cento cose fatte: “Un milione di nuovi posti di lavoro grazie al JobsAct”. E magari non si drogano nemmeno! Nella classifica delle cento cose da fare si piazza “invece” al primo posto: “Estendere una misura universale di sostegno, a partire da 80€ al mese, per ogni figlio fino ai 18 anni”. E a questo punto qualche dubbio sull’uso di droghe viene.

Silvio Berlusconi si ripresenta con i suoi piani da 1994 in perfetto stile Cetto Laqualunque, ben consapevole che il gioco è “più tu dici minchiate e più loro ti votano”. Ospite di tutti i programmi Tv e radio oltre che quotidianamente presente con interviste sui maggiori quotidiani da settimane. Alla sua età… Problemi suoi. I nostri di problemi riguardano invece quella domanda che nessuno gli poneva. Quella che avrebbe contrariato seccamente l’ospite o che addirittura avrebbe reso inutile ospitarlo. Ma, chiaramente, la domanda non veniva posta. Eppure, il piacere di chiedere a Silvio Berlusconi, magari senza chiamarlo “presidente”, “Lei come pretende di presentarsi come ‘statista’ unico in grado di guidare il Paese se non può neanche andare a votare?” non se l’è gustato nessuno. Ma è chiaro che ricordare in studio a Silvio Berlusconi, in diretta, che è interdetto dai pubblici uffici per una condanna che lo ha visto anche fare il barzellettiere per anziani durante una pena scontata ai servizi sociali non è da conduttore di programmi di approfondimento con stipendio da centinaia di migliaia di euro all’anno. Figurarsi chiedere lumi sulla sentenza definitiva che ha condannato Marcello Dell’Utri anche per aver fatto da tramite costante fra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra. E lo stalliere di Arcore? Sia mai! Lasciamogli fare la campagna elettorale tranquillo, che tanto ci sono CasaPound, Forza Nuova e Potere al Popolo per infierire. Oltre ovviamente al Movimento Cinque Stelle che va bene su tutto ed a tutti, da Vespa a Gruber, da Porro a Formigli. Un amico dei mafiosi, che li pagava e pure parecchio, tutto sommato, che male può fare al Paese? Poi è pure innocuo. Con la coalizione Salvini e Meloni non arriverà al 40%. Massimo al 36%. E poi non è vero che formerà un Governo con i suoi alleati Salvini e Meloni, decidendo magari per il Viminale al leghista. Probabilmente formerà un 40% associandosi al Partito Democratico e formerà un Governo che già c’è e che tanto piace al presidente della Repubblica, attuale e precedente. E la signora Bonino potrebbe anche ritrovare una delega di prestigio in quel nuovo Governo, nel Gentiloni-bis. Magari agli Esteri, su quella poltrona resa vacante dalla tutt’altro che prematura dipartita politica di Angelino Alfano.

Una riflessione però la merita il rapporto tra il sistema di informazione, quello dei grandi numeri, e il Movimento Cinque Stelle. Perché da cinque o sei anni gli vengono poste sempre ed inesorabilmente le stesse domande. E da altrettanto tempo vengono attaccati, scherniti, denigrati da tutti – inclusi giornalisti ed analisti-opinionisti d’ufficio – con tendenze momentanee quanto corali. Erano i “grillini”, se ricordate. Poi “quelli che credono alle scie chimiche”, gli “impreparati”, e via via tutto quello che qualche strano spin doctor di loggia coperta proponeva. Proposte che però venivano accolte a reti ed edicole unificate. Quando Luigi Di Maio, ad esempio, ricordava “un giovane democristiano” o addirittura “un giovane Giulio Andreotti”, lo ricordava a tutti miracolosamente nello stesso periodo e modo. Fossero essi di destra, di sinistra, di centro, o addirittura democristiani, Luigi Di Maio per tutti ricordava un giovane democristiano. Poi, d’un tratto, Luigi Di Maio non ricordò più a nessuno il giovane Andreotti. Strano fenomeno morfologico e posturale a scomparsa. Infine venne l’ora degli impresentabili e di “rimborsopoli”. C’era chi gongolava e chi aveva orgasmi durante la conduzione di Tg e programmi di approfondimento con “rimborsopoli” sempre in apertura per giorni e giorni. Neanche fosse stata l’inchiesta di Fanpage! Anche questi, fenomeni puramente estemporanei. Perché, a quanto pare, non siamo in Sicilia e non parliamo della coalizione che è andata a governare la Regione; degli “impresentabili” in lista, Di Maio non ha appreso dai giornali e non se li è tenuti anche dopo il voto, e “impresentabili” insieme a furbetti di “rimborsopoli” sono stati immediatamente espulsi dal Movimento Cinque Stelle. Guardate invece gli impresentabili siciliani e il candidato che aveva scoperto dai giornali che i partiti li avevano messi nelle liste che lo sostenevano, avete visto epurazioni, espulsioni, roghi? Eppure, si sente e legge qua e la di elettori che pensano di “votare il M5S turandosi il naso”. Che vien da chiedere: e quelli che votano Berlusconi cosa si turano? E quelli che votano Renzi? Almeno i tappi per il naso li trovate in farmacia e non dovete recarvi in un sexy shop, no?

Poi ci son quelli che non hanno voglia neanche di turarsi il naso. Sono probabilmente quelli che non sanno di far parte di questo Stato, e forse ignorano anche cosa è lo Stato. Loro non si prendono la briga di capire cosa accade, preferiscono ignorare. Leggere fa male, guardare programmi con discorsi complicati fa venire il mal di testa, comprare un giornale è uno spreco di denaro che potrebbe essere meglio destinato ad una mezza birra in più. Loro, quelli che si astengono, quelli che ritengono l’astensione una forma di protesta e non hanno mai capito il potere del voto ed il principio di democrazia, sono quelli che voteranno contro se stessi senza neanche recarsi alle urne. Un tema che in tutto questo lunghissimo periodo di campagna elettorale è mancato dai dibattiti mediatici come le domande a Silvio Berlusconi su Dell’Utri e Mangano. Loro, quelli che si astengono, sono quelli che voteranno contro se stessi, quindi contro tutti gli altri. Eppure, considerando il numero di simboli in gara, gli astensionisti rappresentano la maggioranza assoluta e potrebbero mandare al Governo chi vogliono. Un bel 50% degli aventi diritto al voto che però nessuno vuole in cabina elettorale. Che campagna elettorale di merda!

PS
Comunque esistevano anche i programmi elettorali; vi sareste fatti un’idea chiara senza perdere tempo con programmi Tv e giornali e, forse, avreste anche deciso senza turarvi il naso o il buco del…

Informazioni su Mauro Seminara 705 Articoli
Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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