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Nuovo naufragio nel Mediterraneo, costante la media di dieci morti al giorno da inizio anno

“Hanno dato una stima di circa novanta persone annegate a seguito del capovolgimento dell’imbarcazione, ma dobbiamo ancora verificare il numero esatto di persone che hanno perso la vita”, ha dichiarato la portavoce dell’OIM Olivia Headon in collegamento da Tunisi per una conferenza stampa tenutasi a Ginevra. Quello che è certo sono i numeri dei sopravvissuti e quello dei corpi che il mare ha restituito sulla riva della costa libica: tre sopravvissuti soltanto e dieci le vittime recuperate. Il naufragio è avvenuto questa mattina. I migranti sopravvissuti alla tragedia hanno raccontato che a bordo erano in prevalenza pakistani e che alla partenza sarebbero stati circa un centinaio. Le dichiarazioni rese dai superstiti sono state raccolte dal personale dell’OIM che opera in Libia, ma la portavoce oggi non si è sentita di sbilanciarsi ritenendo di dover attendere maggiori informazioni ed opportuni riscontri. “Credo che la guardia costiera libica stia cercando altri sopravvissuti al largo della costa”, ha aggiunto Olivia Headon. Certezze, anche su questo aspetto, ce ne sono poche.

La presenza di migranti in prevalenza pakistani, stando alle dichiarazioni dei superstiti, apre uno scenario di nuova rotta migratoria in Libia. I trafficanti avrebbero ricominciato a gestire ed imbarcare diversi flussi di diverse nazionalità. Il naufragio a poche miglia dalla costa invece resta un aspetto da chiarire, visto che l’imbarcazione aveva navigato per poche miglia. Il numero delle vittime potrebbe essere invece ben più alto di quello dichiarato dai sopravvissuti, aggirandosi anche intorno alla cifra di 110 persone annegate. Da inizio anno il numero delle vittime della tratta nel Mediterraneo centrale era giunto già a circa 250, con beneficio sui dispersi e sugli eventuali naufragi fantasma. A questi si aggiungono altre cento vittime, novanta dichiarate più dieci corpi resi dal mare, ed il bilancio sale a circa 350 persone morte per mano dei trafficanti libici dal primo giorno di gennaio 2018. Poco oltre i dieci morti al giorno. Cifre da guerra ma applicate alle traversate in mare di persone che hanno bisogno di abbandonare una nazione in cui invece di asilo trovano violenza e sequestri prima, minacce e morte dopo.

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