Nel corso dell’anno appena terminato la Libia si è confermata un campo di battaglia in cui perdere la vita è estremamente facile. I rapporti di NHRCL e UNSMIL delineano un quadro impietoso del Paese che si affaccia sul Mediterraneo e su cui gravano forti interessi europei. Il bilancio redatto dalla Commissione nazionale per i diritti umani in Libia è pari a 433 persone uccise nel corso del 2017. Tra le vittime anche 79 bambini e dieci donne. Sempre secondo l’NHRCL, nel corso dello stesso anno sono stati registrati 201 omicidi e 157 civili uccisi dal fuoco incrociato di combattimenti, da trappole esplosive, da rapinatori ed a seguito di rapimenti. Tra questi non sono inclusi i militari ed i miliziani autori di combattimenti. Tra i dati anche donne e bambini morti a causa di mine anti-uomo lasciate sui percorsi di alcuni distretti di Bengasi dai rivoluzionari. Nei pozzi, a Khoms e Sebha, si trovano corpi in decomposizione. Nel pozzo di Sebha è stato ritrovato quello di un agente di polizia scomparso da tempo. Tra le vittime di omicidio del 2017 in Libia anche il sindaco di Misurata Mohamed Eshtewi, assassinato al rientro da un viaggio in Turchia.
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