Il popolo condanna UE e Governo italiano

Il Tribunale Permanente dei Popoli ha pronunciato oggi a Palermo la sentenza che condanna per complicità in torture ed altri crimini l’Unione europea, i singoli Stati membri e l’Italia. Condannato anche il Codice di Condotta di Minniti perché l’ostruzionismo alle ONG ha agevolato la Guardia Costiera libica in acque internazionali a discapito delle sorti dei migranti

La giuria ha avuto di fronte, contestualmente, tutte e due le giornate. Questo le ha permesso di redigere la sentenza sulla base dei fatti esaminati e delle testimonianze rilasciate. Durante l’Udienza sono state sentite le voci e le testimonianze di esperti (Sea-Watch, Oxfam, MEDU, Borderline Sicilia, Baobab Experience e LasciateCIEntrare) e migranti protagonisti di torture, dalle scosse elettriche alle esecuzioni sommarie, violenze sessuali, trattenimenti, mutilazioni. Franco Ippolito, presidente del Tribunale Permanente dei Popoli, introduce la lettura della sentenza che, ricordiamo, per la natura stessa del Tribunale, non ha potere sanzionatorio. Vogliamo ricordare inoltre che, nella seconda giornata dei lavori, nello spazio riservato alla difesa, come previsto dal TPP, né il Governo Italiano né l’Unione Europea, chiamati in causa dalla denuncia depositata al Tribunale, si sono presentati o hanno dato cenno di riscontro. Oggi, nello stesso momento in cui il Tribunale rendeva pubblica la sua decisione, il ministro Marco Minniti era a Roma, ospite della conferenza “Il nuovo volto dell’integrazione”, organizzata dalla Cisl. “L’Europa che interviene economicamente in Africa non fa un favore agli africani, ma a se stessa”. Ha dichiarato il Ministro “Una grande parte di questa partita si gioca dall’altra parte del Mediterraneo. Serve una visione comune per i due continenti” ha continuato il ministro “Perché tra vent’anni l’Africa sarà lo specchio dell’Europa. Una parte fondamentale della sicurezza europea si gioca lì”. E ancora “Serve un impegno di medio e lungo periodo, perché dobbiamo raffreddare i conflitti e creare istituzioni che siano credibili, non classi dirigenti che utilizzano le risorse di quei Paesi per arricchirsi personalmente”.

Un momento della lettura della sentenza emessa dal Tribunale Permanente dei Popoli a Palermo

Ma è proprio la collusione con queste classi dirigenti che è stata sotto accusa a Palermo. Le parole di Ippolito, mentre legge la sentenza, suonano chiare: “La spogliazione progressiva dei diritti delle popolazioni migranti, della dignità di queste stesse persone lungo tutto il percorso migratorio: dalle condizioni dei luoghi di origine al viaggio, attraverso il deserto, poi attraverso il mare e poi nei campi di permanenza, prima di cadere nelle mani dei trafficanti di esseri umani, poi esposti nella traversata in mare. Chi viene respinto – prosegue Ippolito – entra nell’inferno dei campi di internamento legali o informali. Chi arriva, per sua fortuna, sul territorio europeo, termina in un Hotspot e le sue possibilità di accedere allo status di rifugiato, sono affidate al caso o alla fortuna”.

Il Presidente Franco Ippolito legge la sentenza, al suo fianco Philippe Textier e Luciana Castellina, membri della Giuria del TPP
Risulta evidente come le responsabilità siano frantumate e di questa frantumazione si fa spesso un vero e proprio profitto intenzionale, e diventa così impossibile determinare chi sia il colpevole, chi ne deve rispondere. Ippolito continua: “Noi crediamo che sia giunto il momento di invertire questa rotta e rivendicare invece, il diritto di migrare, lo Ius Migrandi, come un diritto fondamentale della razza umana. L’Unione Europea e gli Stati membri forniscono continue giustificazioni al rimprovero d’ipocrisia ed incoerenza che gli viene mosso quando, da un lato proclamano l’insindacabilità dei diritti umani, mentre dall’altro adottano politiche che tali diritti li ignorano e li calpestano”. Le motivazioni esposte dalla Giuria rispondono a quanto presentato nell’atto d’accusa letto da Alessandra Sciurba e Daniele Papa. “Alla luce dei principi del Diritto Internazionale è chiaro che esiste una responsabilità dello Stato a titolo di concorso nei crimini commessi dalle forze militari libiche, a cui l’Italia presta assistenza finanziaria e strumentale. Sui profili dello Stato italiano, per quello che riguarda le sue complicità, è intervenuto, recentemente, il report di Amnesty International – prosegue la lettura di Ippolito – Si deve quindi registrare una duplice responsabilità: quella dell’Unione Europea ma anche quella dei singoli Stati membri, sia per non aver rispettato gli obblighi di soccorso sia per essere stati indirettamente complici di comportamenti di tortura, di maltrattamenti, di rischi gravi di morte, anzi provocando un aumento di questi crimini con le politiche di chiusura attuate.”

Il Presidente del Tribunale Franco Ippolito
La sentenza pronunciata da Ippolito entra ora nel dettaglio e, con le formule di rito previste, introduce: “Il Tribunale valuta che le politiche dell’Unione, a partire dagli accordi tra gli Stati dell’Unione Europea ed i Paesi terzi, costituiscano una negazione dei diritti fondamentali delle persone e del popolo migrante, definendoli clandestini e illegali e ritenendo illegali le attività di soccorso e di assistenza in mare.” Il Tribunale ritiene inoltre che anche la decisione di arretrare le unità navali dell’operazione Sophia e dell’assetto navale di Frontex abbia contribuito a dare maggiore forza agli interventi della Guardia Costiera libica in acque internazionali, che bloccano i migranti in viaggio verso l’Europa compromettendone la loro vita ed incolumità anche nei centri libici in cui vengono poi tenuti segregati e sottoposti a pratiche di estorsione economica e torture. “Tutto questo – tuona ancora la sentenza – configura, nelle sue conseguenze di morte, deportazione, tortura, stupro, riduzione in schiavitù e in generale, persecuzione contro il popolo dei migranti, un crimine contro l’umanità. È evidente che la condotta dell’Italia e dei suoi rappresentanti, integra concorso nelle azioni delle forze libiche ai danni dei migranti, in mare come sul territorio libico. Che a seguito degli accordi con la Guardia Costiera libica e nell’attività di coordinamento che viene condotta, gli episodi di aggressione denunciate dalle ONG che svolgevano attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, sono ascrivibili anche alla responsabilità del Governo italiano, eventualmente in concorso con le Agenzie europee operanti nello stesso contesto. Che l’allontanamento forzato delle navi delle ONG dal Mediterraneo, indotto anche dal Codice di Condotta imposto dal Governo Italiano, ha indebolito significativamente le azioni di ricerca e di soccorso di migranti in mare e ha contribuito ad aumentare quindi il numero dei crimini e il numero delle vittime.” In chiusura di lettura ci sono poi le indicazioni di sentenza pronunciate dal presidente: “Il Tribunale raccomanda e chiede una moratoria urgente dell’attuazione di tutti quegli accordi che similmente all’accordo Unione-Turchia, sono caratterizzati dalla corresponsabilità nella negazione e violazione dei diritti umani fondamentali dei migranti. Invita il Parlamento Italiano e quello Europeo, a convocare urgentemente commissioni d’inchiesta o d’indagine sulle politiche migratorie, gli accordi e il loro impatto sui diritti umani”. Il presidente ha infine raccomandato ai media di non cavalcare, attraverso la sentenza, lo scandalismo facile.

Philppe Textier, vicepresidente del TPP
Ricorda inoltre il fenomeno di “desaparecidos” che si sta realizzando nel bacino del Mediterraneo, spesso ombra di sfruttamenti sul territorio europeo. La sala applaude al termine della lettura. In chiusura, Philippe Texier, vicepresidente del TPP, anticipa a Palermo il prossimo intento del Tribunale. “Dopo la sessione che si terrà a Parigi i prossimi 3 e 4 gennaio, proporrò una nuova sessione che si dovrà tenere in uno dei paesi di partenza dei migranti, in un paese africano”.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*