Al diavolo i luoghi comuni, al Nord come al Sud le eccellenze fanno la differenza

Le osservazioni di Massimo Costanza

In copertina: Presepe di dolci fatto dai bimbi con l'aiuto delle maestre

Ginevra, Vittoria ed Elena Dusa sono, in ordine di avvento, le mie tre figlie femmine.
Al Sud è uso comune definire le figlie femmine come le figlie del padre, anche se personalmente questa definizione mi irretisce. Preferisco immaginarle, in un mondo pieno di insidie ed ingiustizie, come tre piccole donne che un giorno saranno padrone di loro stesse e del loro futuro. Ovviamente il mio non è un campione significativo nell’analisi demografica del nostro Paese. Gli esperti collocherebbero il mio nucleo familiare all’esterno di una campana di Gauss probabilistica il cui picco centrale è inferiore all’unità per famiglia. Meno, molto meno di un figlio per famiglia, questo dice l’andamento demografico del nostro Paese nel 2016. Analizzare questo dato è impresa ardua e molto complessa che ci porterebbe a ricercare centinaia di motivazioni, peraltro tutte validissime! Fatto sta che il nostro Paese non è più a crescita zero ma addirittura riporta uno score negativo tra nuovi nati e defunti.
Siamo in decrescita ed ahimè lo siamo non solo nel campo demografico. Una ragione in più per tutelare i nostri bambini e pretendere per loro il meglio soprattutto dalla loro formazione scolastica primaria, un elemento determinante per la loro crescita armoniosa. Ed è determinante, oggi ancor più che nel nostro recente passato, combattere quel 67% della popolazione italiana che nel corso di un anno non legge nemmeno un libro, quel 43% che non ha un PC e che non ha mai inviato una mail, quel 23% della popolazione che non sa ancora oggi leggere.
Sono numeri spaventosi che ci dicono con forza quanto sia ancora lungo il percorso di civilizzazione ed alfabetizzazione del nostro Paese.
Numeri che dobbiamo abbattere al più presto proprio partendo dall’istruzione primaria.
Le mie prime due figlie hanno avuto la fortuna di crescere a Modena frequentando delle strutture pubbliche all’avanguardia assoluta in Europa.
Proprio perché molto convinto di questo ruolo, sono stato per due anni rappresentante dei nidi Sagittario ed Arcobaleno. Un’esperienza che ha forgiato benissimo loro ma che ha molto arricchito anche me.
Oggi, a 1700 km più a sud di Modena, la mia terzogenita Elena Dusa frequenta, a Siracusa, un nido privato strepitoso sovvertendo i tanti luoghi comuni secondo i quali al sud non funziona nulla.
Entrando oggi in quel nido, assistendo con grande piacere alla passione che le loro insegnanti riversano ogni giorno in questo difficilissimo mestiere che è l’educatore, ammirando la giusta soddisfazione e commozione che la dirigente scolastica a fatica riusciva a non far trapelare, oggi dicevo, ho pensato che questo divario tra nord e sud forse non esiste se non nella nostra mente.
Peccato per quei numeri impietosi di cui parlavamo prima.
Peccato sapere che luoghi come l’Albero Azzurro a Siracusa si contano sulle dita di una mano.
Peccato non poter incrociare, ogni normalissimo giorno, gli occhi soddisfatti delle tante Viviana, Lidia, Sonia, Lisa, Mela ed Angela.
Peccato, per il nostro futuro e quello dei nostri figli, non poter investire su un patrimonio umano cosi importante per la vita dell’uomo.
Se l’imperatore giapponese ancora oggi non s’inchina davanti a nessuno fatta eccezione per i suoi insegnanti una ragione ci sarà…buona fortuna a tutti noi e buona fortuna soprattutto ai nostri figli.

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