Report di Rai 3 è una trasmissione che si può amare e si può odiare, ma che sembra non ammetta vie di mezzo. A volte viene lodata ed in altri casi condannata, spesso dalle stesse persone. Dipende dal tema che lo storico programma di Milena Gabanelli, ed oggi diretto dal suo erede Sigfrido Ranucci, decide di affrontare. Nel caso della puntata andata in onda ieri sera però si sono divisi gli estimatori e gli odiatori ricostituendo la barricata che ormai divide la società civile italiana. Da una parte si sono espressi con approvazione quanti hanno riconosciuto a Report il merito di aver mostrato loro qualcosa in più, contribuendo ad aumentare il loro livello di conoscenza anche sull’affare Mediterraneo. Tra questi anche gli anti-Ong che hanno visto nel servizio trasmesso ieri sera un appiglio per avallare accuse a carico delle Organizzazioni non governative che operano soccorsi in mare. Dall’altra parte della barricata invece tutti gli “le Ong non si toccano!”. Attivisti, volontari, e persone che hanno trovato il servizio di Report accusatorio nei confronti delle Ong che operano nel Mar Mediterraneo salvando vite umane al posto delle istituzioni che, in effetti, si preoccupano solo di quanti migranti arrivano e quanti di questi possono avere i requisiti perché li si “classifichi” quali profughi invece che “migranti economici”.
Il servizio di Report è in effetti un po’ approssimativo. Insolito per la redazione che ha sempre documentato con puntualità matematica ciò che espone ai suoi spettatori. Ad ammorbidire le posizioni che il servizio sulle Ong impone – suo malgrado – all’intero Report è Sigfrido Ranucci, direttore e conduttore del programma. Ranucci loda il merito di chi salva vite umane e prova a smorzare anche le polemiche del giorno dopo con l’approfondimento sulla puntata di lunedì che, ormai per consuetudine, la redazione realizza in diretta Facebook il giorno successivo alla messa in onda. Ma i difensori delle Ong hanno ormai indossato l’elmetto ed i delatori hanno già deciso di promuovere il servizio e l’intera redazione. Questo è il dramma di Report. Un programma che non può permettersi un neo. E non si può negare che il servizio incriminato qualche neo lo contenesse davvero. Di contro, però, svela anche qualche immagine che per ragioni varie non sono particolarmente note all’opinione pubblica. Tra queste, le immagini dei cosiddetti “facilitatori” che causano parte del disaccordo popolare. Nell’approfondimento in diretta di oggi, lo stesso Sigfrido Ranucci ha voluto far notare, riguardo al “sospetto tacito accordo”, che “se hai a che fare con persone armate, il tacito accordo lo impongono loro”. Ma è anche vero che nelle immagini che le Ong diffondono e mettono in rete non si vedono mai, neanche per errore, imbarcazioni di presunti facilitatori vicine ai gommoni dei migranti come nelle sequenze girate dalla troupe di Report e mostrate ieri sera. Omissione legittima, censura, autotutela delle stesse Ong, chiamatela come vi pare.
Le Ong hanno dei meriti, dei pregi, ma anche dei difetti che rischiano di avallare le tesi accusatorie nei loro riguardi. Non tutti uguali. Alcune però hanno un modus operandi in merito alla comunicazione che invece di tutelarli altro non fa che alimentare sospetti. Purtroppo, come notato da un commento al programma e la cui risposta di Ranucci poco margine a repliche ha concesso, nel documentare determinati aspetti anche i giornalisti che stanno a bordo delle navi da soccorso umanitario spesso si adeguano alle “disposizioni” suggerite o dettate dalle Ong. Un quadro complessivo e privo di omissioni su quanto accade, ed accadde, nel Mediterraneo centrale potrebbe invece fugare dubbi sull’operato delle Ong che poi si trovano nell’occhio del ciclone quando una Procura diffonde immagini che vengono direttamente dagli atti di indagine e che, come nel caso delle sequenze di Report, possono prestarsi ad interpretazioni diverse. Il servizio andato in onda ieri sera su Rai 3 quindi si presta ad’una accusa nei confronti delle Ong e, nel caso specifico – come asserito dal professor Fulvio Vassallo Paleologo, socio, tra le altre attività in materia di migrazioni e diritti umani, anche di ADIF – in danno a SOS Mediterranee contro la quale Report avrebbe sferrato un “attacco frontale”. Almeno così appare se la si vede dal punto di vista delle Ong che si vedono adesso di nuovo sotto accusa. Ma la diatriba sulla buona o cattiva informazione è figlia solo della politica che questa estate ha messo in atto il Ministero dell’Interno italiano legittimando le idee accusatorie di quanti reputavano le Ong delle complici nel gioco del favoreggiamento all’immigrazione clandestina invece che dei salvatori di vite umane in quel triangolo di Mediterraneo in cui di vite se ne perdevano a migliaia ogni anno.
L’Italia, purtroppo, si è lasciata dividere tra due sole categorie: quella di chi non può accettare che le persone muoiano sotto i nostri occhi e quella che continua a dar retta alla narrazione “mainstream” dei migranti da considerare unica causa di ciò che non funziona nella nostra società. La libertà di stampa dovrebbe prevedere anche la libertà di esporre ciò che si vede secondo la propria lettura, come ha fatto l’autrice del servizio di Report, giusta o sbagliata che essa sia. Ma in Italia anche questa libertà non viene più riconosciuta da quando gli italiani non riconoscono più l’autorevolezza della stampa ufficiale e preferiscono affidarsi in molti casi ai cantastorie del web personalizzati. Report piace quando punta il dito contro i padroni ed i manovratori e piace meno quando accende i riflettori nella direzione opposta. Ci sta tutta, ed è comprensibile. Meno comprensibile è il sempre più diffuso gradimento di quei “giornali” che raccontano solo quanto sono cattive le Ong, tanto quanto poco comprensibile è l’apprezzamento di quelli che raccontano solo quanto sono buone le Ong. Questi non informano, si limitano a fare lo specchio delle rispettive brame. Se sei razzista ti raccontano solo ciò che vuoi sentirti dire e se sei favorevole all’accoglienza ed all’integrazione ti bombardano solo di narrazioni positive sui migranti. Resta che nel caso delle Ong di cui si è usato l’esempio, a dividere l’opinione pubblica nazionale, per primo, precludendo così la possibilità per gli spettatori di Report di formulare personali opinioni sulle lodi espresse dal conduttore Sigfrido Ranucci e sui dubbi manifestati dalla inviata Francesca Ronchin, è stato proprio il Governo italiano. Il “codice di condotta” con la demonizzazione delle Ong, le accuse – di massa – sulle “facilitazioni” che queste offrivano all’arrivo di migranti ed alla conseguente “invasione, i timori per la “tenuta democratica del Paese”, non sono certo idee lanciate in prima serata dal programma di Rai 3.
La Campagna LasciateCIEntrare “esprime forte perplessità sullo schema narrativo adottato dal programma intriso di allusioni, ammiccamenti e accuse nei confronti delle Ong che effettuano salvataggi in mare”; foto e video reporter che a bordo di quelle navi ci sono stati si indignano per come il servizio mette in cattiva luce le Ong; giornalisti accusano di narrazione falsata quella dell’inviata di Report difendendo a spada tratta le Ong ed il lavoro che svolgono. Ma la verità potrebbe anche stare in mezzo, ed il segmento narrato da Report potrebbe anche essere solo un tassello che dovremmo aggiungere a tutto il resto del racconto. Prendendolo come è giusto che sia, non per Vangelo e neanche per voluta diffamazione. Difficile condannare una intera trasmissione per un servizio che mostra dei dubbi e lodarla per il servizio precedente in cui si mostrano gli errori del nostro Governo, l’inerzia delle Nazioni Unite che “cascano dal pero”, le vittime che miete la tratta, i giri di trafficanti e “soccorritori” libici la cui linea di distinzione pare inesistente, i cimiteri poveri delle salme senza nome e tutto il resto. Alla luce dell’insieme che il team di Sigfrido Ranucci ha mostrato, appare un solo grande colpevole, assente o poco presente la dove le navi delle Ong operano sopperendo all’assenza delle istituzioni: l’Unione europea.
Quello che emerge dai due servizi uniti è che le Ong operano quando i migranti sono già in mare e potrebbero morire in centinaia, come già accaduto, pur avendo il motore efficiente ed acqua e viveri, per un improvviso capovolgimento dell’improbabile gommone lungo quindici metri. Si evince dai servizi visti ieri sera su Rai 3 che le uniche azioni dei Governi, italiano ed europei, sono di matrice securitaria e che ci si è affidati ai trafficanti perché facciano il lavoro sporco al posto della paladina dei diritti umani Unione europea. Appare chiaro, al di la dei barchini dei “facilitatori” e dei giubbotti di salvataggio che non reggerebbero a galla neanche il peso di un neonato, che la dove operano le navi delle Ong e della marineria mercantile in soccorso dei migranti e sotto il coordinamento della Centrale di Coordinamento dei Soccorsi in Mare italiana, nel più dei casi ci sono soltanto le navi delle Ong e la marineria mercantile. E l’unica soluzione proposta ed attuata in tutti questi anni di “emergenza” è stata quella di bloccarli in Libia. Se un sedicente guardacoste libico specula sui flussi migratori però vorremmo senz’altro saperlo. Perché non vale lo stesso per le Ong? Poi, una volta appurato, potremmo anche chiudere il capitolo con i complimenti a chi lavora senza secondi fini e che potrebbero sfuggire ai volontari che vi operano a bordo. Ma precludere l’idea che si possa mettere in dubbio qualcosa non è più nobile del puntare il dito contro questi soccorritori civili solo per partito preso. Se così dovesse svolgersi l’attività giornalistica, allora non potremmo mai mettere in dubbio l’operato degli agenti di Polizia – come quelli della Diaz, ad esempio – o dei Carabinieri perché in quanto tutori dell’ordine non possono mai avere agito come invece hanno dimostrato molte inchieste giornalistiche prima ancora che le Procure inquirenti. Purtroppo, quello che si evince dalle polemiche sulla puntata di Report andata in onda ieri sera è, alla fine, soltanto che siamo ridotti così: ci buttano un osso e ci azzanniamo per quello, senza più porre domande del tipo “perché l’osso è uno solo?” o “chi ha buttato l’osso?”. Dibattiamo su due verità, in molti casi false, senza più sondare altre personali idee. Sei razzista oppure “buonista”, sei di destra oppure di sinistra, sei carnefice oppure vittima: scegli. Altro non si offre, tanto nessuno lo chiede. Sei con le Ong o contro le Ong? Sono per la tutela dei diritti umani e per il rispetto della dignità umana.
Complimenti direttore. Bella analisi.