In carcere quattro trafficanti identificati da testimoni

Violenze, stupri e minacce erano ordinaria amministrazione per uno dei quattro indiziati. I fermati a Catania sono due di nazionalità libica e due marocchini. Convalidato l'arresto dal Gip del Tribunale etneo

Nella notte dello scorso 29 settembre la Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha coordinato le attività svolte dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza che hanno posto in stato di fermo due cittadini libici e due marocchini indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’attività investigativa si riferisce all’arrivo della nave Vos Hestia della ONG Save the Children, alle ore 08:00 circa del 28 settembre, da cui sbarcarono 768 migranti di varie nazionalità soccorsi nella giornata del 26 settembre in sei distinti eventi S.A.R.

I quattro presunti trafficanti sono stati individuati quali organizzatori del viaggio e conducenti di un gommone su cui viaggiavano 116 migranti. Nell’ambito delle indagini avviate sotto il coordinamento della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, da personale della Squadra Mobile – Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione – e da militari del locale Comando Provinciale della Guardia di Finanza, dalle dichiarazioni rese da alcuni testimoni è emerso che gli indagati avrebbero collaborato con i trafficanti libici svolgendo attività di sorveglianza e controllo dei migranti durante la loro permanenza nella connection house in Libia. In particolare, taluni testimoni hanno dichiarato di essere stati ripetutamente picchiati dai loro controllori con tubi di ferro o di gomma utilizzati per l’irrigazione e con bastoni, anche senza alcun apparente motivo.

Il libico El Mgaryef Nasereddin accusato dalle testimoni anche di abusi sessuali
Una donna africana ha raccontato che la prima volta che ha visto uno dei due libici indiziati era armato di kalashnikov e l’uomo avrebbe esploso dei colpi alle gambe di due migranti che poco prima, di nascosto, avevano sottratto del cibo ai loro aguzzini; successivamente lo avrebbe rivisto in una seconda casa di detenzione, mentre entrava nelle stanze e calpestava volutamente coloro che dormivano a terra. Un’altra donna, anch’essa africana, ha riferito di avere subito abusi sessuali da parte del lo stesso carnefice libico, il quale le avrebbe puntato l’arma alla tempia durante lo stupro. Le testimonianze si sono rivelate preziose per la ricostruzione dei fatti ed il ruolo assunto dai quattro soggetti fermati. Espletate le formalità di rito, i fermati sono stati associati presso la Casa Circondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Il GIP ha convalidato i fermi e ha emesso nei confronti di tutti e quattro gli indagati la misura cautelare della custodia in carcere.

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