La politica del generale Haftar sullo scacchiere internazionale per la Libia

Il generale Khalifa Haftar ha incontrato il capo di Stato Maggiore della Difesa generale Claudio Graziano, la ministra della Difesa Roberta Pinotti ed il ministro dell'Interno Marco Minniti durante il soggiorno a Roma

I generali Haftar e Graziano
Dopo l’incontro al Cairo con i responsabili della Difesa egiziana e la visita a Tunisi su invito del presidente Beji Caid Essebsi, il generale Khalifa Haftar ha raggiunto Roma per un soggiorno breve ma ricco di impegni. Atterrato lunedì con un volo dell’Aeronautica Militare italiana, l’uomo forte della Libia cirenaica ha subito incontrato il capo di Stato Maggiore della Difesa italiana generale Claudio Graziano che lo ha ricevuto con tutti gli onori militari a Palazzo Marina. Dopo l’incontro mattutino tra militari il generale Haftar è stato ricevuto nel pomeriggio dalla ministra della Difesa Roberta Pinotti a Palazzo Baracchini. Per quanti sostengono che la Difesa e gli Esteri siano stati “commissariati” nella politica che conta dal ministro dell’Interno Marco Minniti, nessuna sorpresa: all’incontro era presente anche il titolare del Viminale che lo ha poi anche personalmente dichiarato alla Festa dell’Unità di Roma dove è stato ospite in serata. Ovviamente non pervenuto il ministro degli Affari Esteri.

Il generale di Tobruk, capo delle Forze armate della Cirenaica, in vista di una campagna di riunificazione della Libia che pare voler volgere a termine ed in attesa della chiusura degli accordi di Skhirat siglati dalle parti libiche nel dicembre del 2015 in Marocco ed in scadenza il prossimo 17 dicembre. Le richieste di Haftar restano sostanzialmente le stesse intavolate due anni addietro con il presidente del Consiglio dei ministri italiano Matteo Renzi: niente embargo sulle armi per la Libia. Questo è il sostegno che Haftar ha chiesto, ed in qualche modo, se pur non ufficiale, pare avere ottenuto in Egitto e questo è l’impegno che adesso pretende dall’Italia come di conseguenza dalle Nazioni Unite. La ministra Pinotti ha confermato le parole che il premier Paolo Gentiloni ha pronunciato alla Conferenza internazionale delle Nazioni Unite circa la volontà di sostenere il lavoro dell’inviato speciale per la pacificazione in Libia Ghassan Salame.

Il tavolo di lavoro al Ministero della Difesa
Proprio l’uomo delle Nazioni Unite, Ghassan Salame, aveva da poco annunciato nel corso di una intervista esclusiva rilasciata a France 24 che c’era totale apertura alla candidatura per le presidenziali in Libia auspicate per il prossimo anno. Salame aveva sottolineato che non c’era alcuna preclusione e che anche i gheddafiani – alludendo quindi alla paventata ipotesi del figlio del colonnello, Saif Al-Islam Gheddafi, a giugno liberato dal carcere di Zintan – possono candidarsi. Soluzione che potrebbe anche andare bene al generale Khalifa Haftar, a patto che gli si garantisca ciò che ha sempre bramato: una Libia forte militarmente e sotto il comando del ministro della Difesa Khalifa Haftar. Per assicurarsi che la bilancia non finisca per pendere dalla parte del generale Fayez al-Sarraj, voluto dalle Nazioni Unite alla guida del Consiglio di transizione, o di altri uomini imposti da parti esterne ed estranei al reale equilibrio di potere in Libia. Haftar sta viaggiando molto nelle ultime settimane, e senza distinzioni di sorta. Dal Cairo alla Tunisia e dalla Francia all’Italia, per il generale delle Forze armate cirenaiche gli “amici” degli Stati Uniti e quelli della Russia vanno bene allo stesso modo, a patto che egli risolva l’embargo sulle armi imposto alla Libia. Il generale libico ha lasciato Roma questa mattina dopo un soggiorno durato quasi 48 ore.

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