Colpiti i baroni universitari per corruzione: 7 arresti 22 cattedre sospese

Scoperchiata rete di interessi baronali nelle università e tra le Commissioni nazionali. Emanati 59 provvedimenti tra i quali 22 interdizioni e 7 arresti domiciliari. Impiegati oltre 500 agenti per il blitz

Nella mattinata odierna, oltre 500 militari della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione ad una vasta operazione di polizia giudiziaria, battezzata “Chiamata alle armi”, che riguarda tutto il Territorio nazionale. Nell’ambito della massiccia operazione sono stati eseguiti 29 provvedimenti cautelari personali nei confronti di docenti universitari – 7 agli arresti domiciliari e 22 interdetti allo svolgimento delle funzioni di professore universitario e di quelle connesse ad ogni altro incarico assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi – per reati di corruzione e più di 150 perquisizioni domiciliari presso Uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali. Nei confronti di altri 7 docenti universitari, il Giudice per le Indagini Preliminari di Firenze si è riservata la valutazione circa l’applicazione della misura interdittiva all’esito dell’interrogatorio degli stessi.

Le misure coercitive sono state disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Firenze Angelo Antonio Pezzuti, su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Capo Giuseppe Creazzo, a seguito di articolate investigazioni svolte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze coordinate dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal sostituto procuratore Paolo Barlucchi. Il contesto investigativo ha preso le mosse dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore universitario, candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore del “diritto tributario”, a “ritirare” la propria domanda, allo scopo di favorire un terzo soggetto in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la competente Commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata.

Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario – alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse Commissioni nazionali – nominate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – per le procedure di Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore scientifico diritto tributario finalizzati a rilasciare le citate abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi.

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