In Messico la tragedia era stata annunciata

Nelle 24 ore successive al sisma che ha causato devastato il Messico centrale altre tre scosse sopra i sei gradi sono state registrate nell'Oceano Pacifico. Quella messicana era stata preceduta da una di 6.0

La “grande sutura” dell’Oceano Pacifico continua a muoversi causando una sequenza di scosse sismiche molto potenti. Dopo quella di 7.1 gradi che ha ucciso 225 persone – bilancio parziale – martedì in Messico sono state registrate altre scosse di magnitudo molto importanti nel Pacifico. Sette ore dopo il devastante terremoto messicano, al largo della Nuova Zelanda un sisma di magnitudo 6.0 ha fatto sobbalzare gli abitanti dell’isola di Auckland. Quindi ore più tardi è stato il turno del Mar del Giappone con un sisma di 6.2 gradi con epicentro prossimo a quello che causò il disastro di Fukushima. Ancora, a seguire, quasi quattro ore dopo, è stato il turno di Vanuatu Island, a nord della Nuova Zelanda, con una magnitudo di 6.3 gradi sempre sulla scala Richter. Tre scosse di oltre sei gradi nell’arco della sola giornata di ieri che seguivano la scossa di poche ore prima con cui il Messico è stato messo in ginocchio. Ma il terremoto che alle 13:14 – ora locale del Messico – di martedì ha colpito lo Stato centroamericano a breve distanza dalla sua capitale per ben quattro minuti con una intensità di 7.1 gradi non era un fulmine a ciel sereno a cui sono seguiti i contraccolpi sopraelencati.

La tabella riassume date e magnitudo dei terremoti che si sono susseguiti nell’Oceano Pacifico

Undici giorni prima, l’otto settembre, un terremoto di 8.0 gradi di magnitudo aveva fatto sentire al Messico tutta la propria forza malgrado l’epicentro sia stato in mare al largo delle sue coste. Esattamente dieci giorni più tardi un altro terremoto ha fatto tremare il Messico. Era lunedì 18 settembre, 28 ore prima del sisma che ha causato la strage di messicani, quando i sismografi hanno registrato una scossa di 6.0 gradi ancora in mare ed a breve distanza dalla precedente di 8.0 gradi, ma a differenza di questa il suo epicentro risultava lievemente spostato verso ovest. Non esattamente un trascurabile dettaglio. La dove il terremoto era stato di ben otto gradi, lungo una faglia che non è nuova a simili magnitudo, a brevissima distanza chilometrica e temporale, la terra tremava di nuovo dimostrando che la magnitudo 9.0 poteva non essere una conclusione ma un inizio. La scossa successiva, quella di sei gradi, infatti risultava con epicentro spostato verso un bivio: quello che può seguire la faglia sottomarina oppure il principio della catena rocciosa che attraversa il Messico partendo dalla regione di Oaxaca e proseguendo poi fino al Canada. Il rischio che nel caso di altra scossa l’epicentro poteva essere nell’entroterra invece che nuovamente in mare era concreto e dietro l’angolo.
La grafica evidenzia l’epicentro delle scosse dell’8 settembre di 8 gradi e quelle di 6 e 7.1 del 18 e 19 settembre

Nulla ha fatto suonare l’obbligatorio campanello d’allarme in Messico, neanche la coincidenza con il trentaduesimo anniversario del terremoto di Città del Messico che ai superstiziosi poteva magari suggerire un cattivo presagio. Era appunto il 19 settembre quando un sisma, stimato in otto gradi della scala Richter, distrusse la capitale ed uccise ben oltre cinquemila persone. Eppure il campanello aveva iniziato a suonare già venerdì 8 settembre con una scossa di otto gradi ed alla vigilia dell’anniversario di una strage il terremoto di 6.0 gradi avrebbe dovuto mettere tutti i messicani in stato di allerta. Loro che, come milioni di altre persone al mondo – vedi i giapponesi, i neozelandesi, i cileni o anche i filippini – vivono esattamente sopra una delle faglie più attive e pericolose del pianeta: quella lunga cintura che contorna l’Oceano Pacifico e lungo la quale la crosta terrestre continua ad assestare la propria posizione. Perché chi battezzo questo oceano “Pacifico” non poteva certo immaginare, privo degli strumenti di cui il mondo oggi dispone, che di pacifico non c’era poi molto e che intorno ad esso si determinava la conformazione delle placche terrestri.

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