Ancora tunisini a Lampedusa ed il sindaco propone chiusura Hotspot perché inutile

Sbarcano altri cinquanta tunisini a Lampedusa direttamente in porto. Problemi di ordine pubblico con i migranti ubriachi per le vie del centro. Il presidente Pietro Grasso a Lampedusa per il 3 ottobre

L’incendio al Centro nel 2009
Ieri sera sono arrivati circa cinquanta migranti tunisini a Lampedusa. La loro barca ha raggiunto il porto approssimativamente dopo cena. Altri tunisini si aggiravano per la centrale via Roma e pare fossero in massima parte ubriachi e molesti. Ancora migranti, presumibilmente di nazionalità tunisina, si aggiravano oggi per le vie del paese con aria di chi era appena sbarcato e cercava di orientarsi nel luogo di approdo. All’interno dell’hotspot dell’isola sono presenti circa duecento migranti tunisini e la situazione pare essere adesso complessa dal punto di vista dell’ordine pubblico. I migranti provenienti dalla Tunisia iniziano ad essere sempre più numerosi e le loro barche non portano più la media di dieci persone ma di cinquanta. Il dubbio che essi siano in buona parte ex detenuti liberati a seguito dell’indulto che la Tunisia ha voluto a fine giugno non fa che aumentare i timori e l’insofferenza a Lampedusa. L’isola si sente infatti adesso nuovamente esposta a quei flussi non controllati e che già in passato hanno causato seri problemi. Per ricordarne qualcuno, basti pensare all’incendio del centro di accoglienza del 2009 e del 2011 oltre che ai recenti furti per le vie del centro abitato dell’isola. Il sindaco di Lampedusa riferisce anche di atteggiamenti molesti ai danni di giovani turiste intente ieri sera nello shopping del dopocena.

Il sindaco di Lampedusa
“Mi hanno chiamato dal centro di accoglienza per dirmi di fare qualcosa perché hanno difficoltà a gestirli”, racconta il sindaco Martello. Da questo la dura accusa al Ministero dell’Interno con annessa richiesta: “Se non si è in grado di contenere cento migranti all’interno del centro di accoglienza, allora significa che non sei (il Ministero dell’Interno, nda) nelle condizioni di farlo e quindi deve essere chiuso perché tanto non serve a niente!”. La chiusura del discorso proposto da Totò Martello è chiara e politicamente anche realistica: “Non ha nessun significato spendere soldi inutili per mantenere un hotspot se questi (i migranti, nda) fanno quello che vogliono”. Il primo cittadino di Lampedusa e Linosa continua quindi a riportare l’attenzione sulla questione che gli attiene e cioè all’ordine pubblico per le vie del territorio comunale. “Hanno l’espressione dei delinquenti – prosegue Martello – ed è un problema di ordine pubblico che nulla ha che vedere con il concetto di accoglienza”. Un distinguo che il sindaco fa per inciso: “Se qualcuno vuole fare questo ‘gioco’ confondendo ordine pubblico ed accoglienza sbaglia”. Martello quindi chiude associando il fenomeno alla semplice applicazione della legge: “Se un italiano ruba viene arrestato. Si può applicare la stessa legge per chi sbarca a Lampedusa?”

A breve Lampedusa sarà teatro dell’anniversario della strage del 3 ottobre 2013 e quindi il fulcro della Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza. Per l’evento l’isola ospiterà il presidente del Senato Pietro Grasso e, come già anticipato, la ministra della pubblica istruzione Valeria Fedeli. Non sarà presente il ministro dell’Interno Marco Minniti, dal cui il sindaco di Lampedusa e Linosa Totò Martello attende una convocazione per discutere dei problemi di ordine pubblico su Lampedusa e della gestione dell’hotspot da cui i migranti continuano ad uscire creando disagi per le vie del centro abitato. In occasione dell’anniversario del 3 ottobre però il primo cittadino Martello intende proporre al presidente del Senato il problema delle isole. Allusivamente negativa è la risposta che Martello offre alla domanda su eventuale confronto con la Prefettura di Agrigento. Il Ministero dell’Interno intanto tace sul problema proposto da Lampedusa ed il centro di accoglienza di contrada Imbriacola continua ad essere mal digesto dai lampedusani. “Noi dell’amministrazione comunale non possiamo chiudere una cosa che non è nostra perché appartiene al Ministero dell’Interno – chiude Martello – ma il popolo lampedusano può scioperare e recarsi in massa davanti la struttura impedendo che da li si possa entrare o uscire”. Affermazione che appare una chiamata alle armi per i lampedusani che, secondo il sindaco, hanno potere e diritto di chiedere che il centro di accoglienza venga chiuso. Azione di forza che, si suppone, possa di fatto concretizzarsi già ad ottobre; dopo la commemorazione della strage ed a stagione turistica già chiusa.

1 Trackback / Pingback

  1. Lampedusa, lettera aperta del sindaco: "Le regole valgono anche per i migranti" | I Nuovi Vespri

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*